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Una sconfitta piuttosto inaspettata quella scaturita contro la Juventus Under 23 di mister Pecchia e del fresco ex Ettore Marchi. Vantaggio sull’inseguitrice seconda (il Renate) invariato, sono sempre i 17 punti in più. I Biancorossi, che hanno messo a segno 52 reti subendone 17 (migliore difesa ed attacco del girone) in questi 26 incontri, perdono l'imbattibilità dopo ben diciannove risultati utile consecutivi (un intero girone). Monzesi, alla 22esima partita sbloccata, che subiscono la seconda sconfitta nel torneo, sempre a domicilio e con una squadra dai colori sociali bianconeri. Primo match di stagione con due penalty a sfavore nella stessa partita, sei quelli subìti a livello generale in tutte le competizioni.

Il Monza (che schiera per la prima volta titolare Machin) parte immediatamente forte con buona intensità, aggressività e propulsione degli esterni bassi da cui nascono due delle occasioni principali, al di là del gol di Finotto (cannoniere di squadra) scaturito da un piazzato di Morosini; nel contempo però la frizzante Juve dei giovani non sta a guardare, proponendo buon calcio, dinamicità e rendensosi pericolosa col vivace e talentuoso esterno alto Zanimacchia da Desio (mattatore nel match di Coppa). I bianconeri (disposti a 4-2-3-1) concedono qualcosa in fase di transizione negativa, nonostante il buono schermo elargito davanti alla difesa dell'ex Werder Brema Touré; ma le problematiche sorgono, più che altro, dalle vie esterne con il terzino destro Di Pardo che talvolta soffre più del dovuto. Nell'ultimo quarto d'ora abbondano le chance da ambo le parti, con quella biancorossa di Morosini più clamorosa, mentre per i piemontesi ci provano il sempre attivo Zanimacchia e il mediano Muratore da fuori.

Fase di gioco dalla Curva Pieri

Nella ripresa la musica cambia di note, la prestazione brianzola tende a scemare. Il ritmo non è più quello palesato per alcuni tratti di prima frazione. La manovra si sviluppa in modo più compassato e lezioso, l'aggressività e le seconde palle sono meno efficaci, Pecchia "camaleontizza" in parte il suo eleven inserendo l'ex Marchi e dietro il mancino Frabotta, passando di fatto a due punte pure. La conduzione delle ostilità per larghi tratti è ora ad appannaggio degli uomini del tecnico laziale anche se il 1912, con qualche ripartenza, può far male (vedi incrocio di Anastasio). I brianzoli tendono inconsciamente ad abbassare il grado di concentrazione, a livello tattico il baricentro si abbassa col passare dei minuti e, con questo, anche l'aggressività e l'ordine a livello di pressing collettivo. Gli ingressi del trequarti offensivo Del Sole e della punta (ex blaugrana) Marques offrono ulteriore slancio dinnanzi ai monzesi sempre più passivi e sempre meno brillanti in fase di propulsione esterna, privi anche del sostituito Lepore (autore di un buonissimo primo tempo). Nell'ultimo quarto d'ora il patatrac inaspettato, la Juventus ribalta nel giro di una manciata di giri di lancette con (udite udite) l'ex Marchi che spiazza freddamente Lamanna nelle due circostanze da rigore, causate da Paletta (fino a quel momento pulito e convincente); il centravanti eugubino, al di là della doppietta da fermo, è autore di una prova gagliarda ed incisiva, immettendo fisicità, malizia e apporto tecnico al reparto offensivo. Fossati e compagni una sorta di reazione la imbastiscono anche, sfiorando un giusto pari con lo stesso capitano di testa e il subentrato Mosti (ex di turno) in cui si supera il meritevole pipelet Loria.

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Una gara decisa dagli episodi, come spesso accade nel calcio, la Juventus Under 23 non ha sfigurato affatto (soprattutto nella seconda parte), in termini di manovra e di azioni da gol, e i tre punti ci possono anche stare; detto questo il Monza, per quello visto nei primi 45, la modalità (da fermo) dei gol subìti e altre occasioni avute a disposizione, meritava probabilmente di guadagnarsi un punto e proseguire con l'imbattibilità. Un imprinting a due facce quello brianzolo, positivo per larghi tratti il primo tempo, carente nel secondo. La squadra si è evidentemente seduta col passare dei minuti, un rilassamento probabilmente inconscio che ha fatto abbassare di gran lunga i giri del motore. Gli undici sono stati più passivi, concedendo sovente diverso campo al tonico avversario, pressando con poco acume e vigore. La fase difensiva sufficiente per metà, anche se qualche avvisaglia negativa ed indulgenza l'aveva fatta intravedere già dopo il vantaggio; nei secondi quarantacinque l'uno-due juventino, in quel breve lasso di tempo, ha fatto differenza in negativo, con la squadra che ha dovuto poi sbilanciarsi, come ad esempio sulla dinamica del secondo penalty. Dalla cintola in su il rendimento non è stato sicuramente tra i migliori stagionali, il 1912 era partito anche bene sfruttando molto la spinta degli esterni ma il tutto si è poi affievolito, con la manovra sempre meno fluida, idee un po' più appannate ed inserimenti dalla mediana sempre meno frequenti; l'attacco, a parte il gol di Finotto (vicino a superare il suo record personale in una sola annata), non ha inciso più di tanto con Machin che deve ancora legittimamente integrarsi nei nuovi meccanismi e ha palesato solo qualche lampo, le due punte hanno faticato più del previsto ad entrare con continuità nell'incontro. Poco male, la classifica arride ancora prepotentemente, ci può stare un incidente di percorso qua e là; importante segnarsi gli errori da matita rossa, per lo più a livello nervoso con la squadra che si è rilassata nella tenuta mentale. Il lavoro effettuato sino ad ora è ineluttabilmente da lodare e (paradossalmente) si fortifica ulteriormente il concetto se, nonostante l'enorme continuità di risultati, nasce dello stupore in seguito a due soli match consecutivi non vinti (a due terzi di stagione); questo va ad evidenziare ulteriormente la gran forza del roster e la gran marcia tracciata finora, sottolineata da numeri autoritari.

Sandro Coppola