x

x

Avevo poco più di 5 anni. Via Buonarroti, quartiere San Donato. Una bella e calda serata d'estate. Qualche ora prima papà ci aveva salutato per andare allo stadio a vedere Monza-Milan. Io ero troppo piccolo, non era ancora l'ora del mio debutto ufficiale al seguito dei biancorossi ... Ma mi ricordo nitidamente che - passo dopo passo, le sponde del Villoresi, via Mentana - con la mia manina nella manona sicura del nonno eravamo arrivati fin lì ... la partita stava finendo e il cancellone d'ingresso verso la tribuna era aperto (procedura normale per l'epoca) ... Nonno Gino mi mise sulle sue spalle ed entrammo giungendo dove lo spazio vuoto tra la curva nord e la tribuna lasciava intravedere uno spicchio di campo. La mia posizione era di assoluto e comodo privilegio e ... restai basito quando vidi una testa biondissima svettare sulle altre: Karl Heinz Schnellinger ... Indimenticabile il mio battesimo al Sada !

Fare le medie alla Bellani a metà anni ’70 voleva dire incrociare spesso i giocatori del Monza. Di quel Monza che stava svoltando verso la leggenda del Borussia di Brianza. Ero in seconda media nella stagione della promozione dei record e mi aspettava l’esame di terza proprio il giorno dopo la sconfitta di Modena che mise fine al primo sogno. In quell’anno due pomeriggi alla settimana avevo il corso di latino e capitò qualche volta che l’insegnante non ci fosse: appena arrivava l’annullamento ufficiale mi fiondavo felice al Sada per guardare gli allenamenti dei ragazzi di Magni. Che emozione quando insieme a me arrivarono trafelati e di corsa (erano in ritardo ?) Tosetto ed Ardemagni …


Dalla confortevole Bellani passai al “Lager” Zucchi ma il Sada rimase centrale nella vita dell’adolescente che ero. Per altri tre anni i biancorossi fecero cose fantastiche. E consegnarono per sempre ai ricordi più belli e dolci le mie domeniche ‘casalinghe’: il tragitto a piedi con papà, l’acquisto del biglietto, il nostro posto in gradinata centrale con io che spesso mi infilavo nel mitico fosso, le partite vissute intensamente, i cori dei Commandos, il ritorno pieno di valutazioni e di commenti. Una nostalgia intensa mi viene soprattutto se ripenso alla calda sciarpa biancorossa che mi aveva confezionato nonna Fiorina: la portavo con orgoglio smisurato fino a primavera inoltrata.


Vennero giorni più duri. Per il Monza e per me. Eppure il ‘pollaio’ (copyright by Angelo Scotti) continuò ad attirarmi come una calamita anche nella infausta stagione della retrocessione. Il riscatto fu immediato e si tornò subito a casa, alias in serie B. Con Fasoli, Ronco e Lorini a conservare la memoria degli anni ruggenti, erano i tempi di Pradella e Marronaro e poi di Ambu, Gasparini, Trevisanello, Mascella, dei giovani Saini, Fontanini e Bolis, del ‘Sor’ Guido, del Magni bis. Di quell’epoca mi restano flashback degli amici con cui condivisi molte domeniche al Sada: Umberto, Marco, Davide, Aldo, Roberto. Chissà se anche a loro rimane qualche traccia di un periodo tanto bello quanto sempre più lontano ?


Si tornò all’inferno e la naja mi evitò il disastroso campionato di Pasinato. Il sospirato congedo pochi mesi prima del mio debutto in tribuna stampa: 4 ottobre 1987, Monza-Reggiana 1-0, gol di Stroppa. Il caro, vecchio Sada dalla parte nobile, quella che avevo osato solo sognare per tanti anni. Una strepitosa stagione di grandi raccolti griffata Piero Frosio: la Promozione in B e la Coppa Italia di C con Melo Mancuso ad entrare nella storia firmando il gol (quello del 2-1 al Palermo) del definitivo sipario sullo stadio di Via Guarenti prima che un certo Berlusconi scendesse negli spogliatoi a complimentarsi con Giambelli ed i suoi ragazzi.


Il Monza traslocò al Brianteo ma il Sada divenne la casa della FiammaMonza, Serie A femminile. E, soprattutto, non si liberò di me. Che seguivo orgogliosamente in tutta Italia le biancorosse per Il Cittadino. Autunno 1988: Mister Levati mi autorizzò ad allenarmi con le sue ragazze ... Già entrare in quegli spogliatoi e percorrere il mitico tunnel verso il campo erano state scariche di adrenalina purissima ... Ma quando giunsi all'ingresso sul terreno di gioco mi bloccai letteralmente e mi sembra ancora adesso di sentire la pacca sulle spalle di Mami Mazzoleni che mi riportò provvidenzialmente alla realtà "Beato te che non devi correre e farai solo la partitella finale!” ... Fu un altro lustro di emozioni, di passioni, di storie, di partite, di calcio e di vita.

Quella stessa vita che scorre inesorabile: dalla metà degli anni ’90 il ‘mio’ Sada fatalmente si dissolse sistemandosi con commossa discrezione in quella parte del cuore dove vivono per sempre i ricordi più belli.
Una storia così lunga e così bella meritava però un finale struggente e romantico. E così è stato nello scorso autunno quando, in una mattina piena di poesia e di sole, sono rientrato in quel luogo magico al termine di una passeggiata sospesa nel tempo – piazza Duomo, Via Italia, il cavalcavia – con Gigi Sanseverino. Che in quel Sada e di quel Sada è stato – per distacco – l’eroe biancorosso di un uomo che non vuole mai dimenticare i sogni di quando era bambino.

Fiorenzo Dosso