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Autunno 1975: il Monza di Alfredo Magni ha iniziato alla grande il campionato di Serie C. I biancorossi propongono calcio spumeggiante abbinando mirabilmente qualità tecnica, intensità agonistica, continuità ritmica ed intelligenza tattica. Uno spettacolo. Sei vittorie nelle prime sette giornate (pareggio a Casale), 13 gol fatti, solo 1 subito. Una macchina pressochè perfetta con un unico neo: il faticoso inserimento del bomber designato, Vanni Peressin. Delle 13 reti all’attivo, infatti, solo una (la prima del poker a Vigevano) porta la firma del centravanti friulano. Uno che in Serie C va regolarmente in doppia cifra da anni (Savoia, Chieti, Cosenza, Udinese) ma che, strano eppure verissimo, è più a suo agio nei rusticani duelli con gli stopper che in quelli subdoli con la fragile sensibilità del proprio animo. Magni prova a scuoterlo investendolo dei gradi di capitano ma la cosa pungola soprattutto … Sanseverino, legittimo proprietario della fascia, che si scatena e con 5 firme d’autore lancia il Monza in fuga verso la Serie B. Cappelletti e Vitali capiscono che con una prima punta di razza completamente integrata in un meccanismo già fantastico non ce ne sarebbe proprio più per nessuno e sfruttano alla grande il mercato di riparazione, allora in calendario a novembre, individuando immediatamente il profilo da inseguire ed approcciando senza fronzoli la dirigenza del Palermo. Lo scambio va subito in porto, anche perché il Monza mette nella trattativa pure una quarantina di milioni di lire: Peressin in B a Palermo (totalizzerà 1 rete in 9 presenze), Braida alla corte di Magni.

Ariedo è centravanti classico, vero, importante: ha vinto una classifica cannonieri tra i cadetti, ha segnato una quindicina di gol in Serie A. Alla soglia dei 30 anni non si sente affatto sminuito del fatto di scendere in C perché intelligentemente capisce che il progetto Monza ha basi solide e molto concrete. Lo spogliatoio lo accoglie come quel valore aggiunto in grado di far definitivamente decollare la già ottima stagione. E così sarà. Anche se, curiosamente, il suo primo sigillo – un colpo di testa da manuale del perfetto centravanti – coinciderà con la prima sconfitta in campionato dei biancorossi al Ferruccio di Seregno (un 4-2 da leggenda). Qualcuno prova ad immaginare piccoli segnali di crisi anche perché al Sada sono attesi in rapida sequenza Belluno e Treviso, ovvero compagini rocciose e dedite a difese arcigne, rudi, dure, agonisticamente cattive. Previsioni pienamente rispettate: le due formazioni venete si arroccano nei loro fortini disposte alla resistenza ad oltranza. Ma da qualche settimana Magni ha chi quei fortini li sa scardinare: Monza-Belluno 1-0, gol di Braida al minuto 40 con una micidiale parabola ad effetto su deliziosa imbeccata di quel fine ricamatore che è Gianni Ardemagni; Monza-Treviso 1-0, gol di Braida al minuto 31 con una zampata su punizione di Casagrande e correzione aera di Sanseverino. Perché, allora come oggi, il centravanti di razza è quello che sblocca partite toste, difficili, scorbutiche mica quello che segna in comodo contropiede il gol del 3-0 … Ariedo è il totem cui affidarsi nei (in verità pochi) momenti di difficoltà per far rifiatare la squadra, Ariedo è il terminale offensivo di una manovra che i dribbling di Tosetto, le incursioni di Buriani, le geometrie di Ardemagni e la fantasia di Antonelli alimentano in continuazione, Ariedo è il partner ideale di Sanseverino (nel frattempo tornato in possesso della ‘sua’ fascia da capitano) con cui forma, a mio parzialissimo parere, la coppia d’attacco meglio assortita nella storia del caro, vecchio Monza.

Come previsto tempo prima da Cappelletti e Vitali, non ce ne sarà per nessuno: i biancorossi tornano in B a suon di record, Ariedo firma 7 gol e offre contributo fondamentale. La favola continua tra i cadetti. Il campionato 1976-77 è, sempre a mio parzialissima opinione, il più bello perché la matricola brianzola propone grande calcio. Ariedo ne segna altri 8 (se chiudo gli occhi rivedo ancora il gol di testa al Novara nella giornata d’esordio) con quello al Pescara – immortalato nella Eurofoto de Il Cittadino – che racchiude in una sola azione tutto quel Monza da sogno: sventagliata di Buriani a premiare la prepotente incursione di Gamba, cross del terzino, velo di Braida per Sanseverino che sbilancia completamente la difesa abruzzese restituendo di prima ad Ariedo il cui pallonetto di destro scavalca Piloni in uscita. E mentre i 6.000 del Sada impazziscono di gioia il numero 9 non può festeggiare perché il portiere ospite nel disperato tentativo di opposizione gli ha involontariamente aperto il labbro inferiore che sanguina copiosamente.


Sarebbe stato più facile parlare di Braida grande dirigente elencandone meriti e successi (a partire da quelli con il Monza del 1981-82) copiosamente garantiti da fiuto e competenza. I nostri Amarcord, però, servono a far vibrare le corde del cuore. Ed abbiamo preferito allora rendere omaggio ad un grande centravanti che 45 anni or sono di emozioni ne regalò parecchie. E che, tanto per essere ancora più chiari, ispirò le mie prime ferree convinzioni calcistiche: nell’estate del 1977, infatti, sostenni a spada tratta che il motivo principale della mancata promozione era da ricercarsi nell’assenza per infortunio di Ariedo nelle ultime due gare (l’estenuante 0-0 casalingo con il Cagliari e la maledetta sconfitta di Modena). I se ed i ma non servono a nulla eppure il ragazzino di allora non ha cambiato idea e non la cambierà mai: ci fosse stato Braida quei sogni così dolci ed intensi avrebbero potuto tramutarsi in realtà.

Fiorenzo Dosso