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L’ultima vera favola romantica del calcio italiano l’ha raccontata il Chievo, almeno per me. Adesso, vero, ne sta scrivendo una molto bella il Sassuolo, ma la base economica di partenza (Mapei contro Pandori) non consente paragone equo. Quello che ha fatto per quasi vent’anni il piccolo quartiere di Verona è unico e – purtroppo – irripetibile. Ed ai miei occhi la cosa che ha reso tutto ancora più dolce è sempre stata la combinazione cromatica gialloblù, la stessa della squadretta oratoriana – la mitica Sa.gi.do. – che ha riempito giorni e coccolato sogni del giovanotto che ero ad inizio anni ’80.
Rispetto alla bella storia del Chievo ho avuto un privilegio: assistere di persona ad una delle primissime pagine. Quelle che giustificano l’incipit “C’era una volta …”

https://www.youtube.com/watch?v=hNpQVQKJM78

Domenica 10 Dicembre 2000, quindicesima giornata di Serie B, Stadio Bentegodi: il Chievo è molto in alto ed ha appena espugnato il campo della sorprendete capolista Cosenza nel posticipo del lunedì, il Monza è sempre più in basso ed ha appena evitato la sconfitta nello spareggio salvezza interno con il Treviso grazie ad un rigore ad una manciata di minuti dal termine. Delneri esclude un po’ a sorpresa Luciano (futuro Eriberto) e presenta il suo classico 4-4-2, Antonelli deve rinunciare a Lantignotti e prova a mettersi a specchio. La prima mezz’ora, in verità, trascorre senza grandi sussulti: i padroni di casa fanno la partita e sfoggiano superiorità indiscutibile ma gli ospiti corrono un solo grosso pericolo in mischia. La svolta al minuto 32’ quando Branca firma il sorprendente vantaggio esterno nella prima occasione in cui i brianzoli si affacciano nell’area avversaria. Palla al centro e si scatena l’inferno gialloblù: Manfredini pareggia subito, poi De Cesare mette la freccia e Corini dal dischetto suggella 8 minuti da flipper e da spot del gioco del calcio moderno: velocità di esecuzione, pressing a tutto campo, intensità agonistica, fasce laterali, movimenti sincronizzati, organizzazione tattica, squadra corta e compatta. Tutte armi che saranno marchio di fabbrica dei mussi volanti negli anni successivi in Serie A. I biancorossi tornano negli spogliatoi più annichiliti che frastornati e la mossa tattica di un confuso Antonelli (fuori un centrocampista, Florio, dentro un giocatore offensivo, Mazzeo) porrà le condizioni per una ripresa ancora più imbarazzante: Corini e Barone trovano un parzialissimo argine nel solo commovente Bonacina, dettano ritmi e tempi a loro piacimento ed il Chievo dilaga. Corradi fa ben presto poker poi è una via di mezzo tra la voglia di non infierire e la tentazione di ricercare lo spettacolo mentre in un barlume di lucidità Antonelli per scongiurare clamorosa imbarcata toglie una punta per mettere un difensore ... Daniele Franceschini si mangia un gol da non credere ma la manita la cala impietosamente Corini ancora dagli undici metri. Ricordo che al fischio finale Mario Bonati decise di non venire in sala stampa per non sentire la solita aria fritta ed accumulare ulteriore incazzatura. Io feci l’errore di volerci andare comunque.

Il tempo di sentire Antonelli esordire recriminando per il dubbio rigore del 5-1 e raggiunsi il collega al bar senza fare domande e – soprattutto – senza sapere se piangere o ridere. Sulla strada del ritorno provammo ad ipotizzare una rosa di candidati alla panchina del Monza senza immaginare che per l’esonero di Antonelli dovevano invece ancora servire quaranta lunghi giorni e altre quattro umilianti sconfitte consecutive (Ravenna, Empoli, Sampdoria e Pistoiese).
Da parte sua quel pomeriggio il Chievo si accomodò (insieme al Venezia) in vetta alla classifica. A fine stagione entrò a vele spiegate nella storia. Poi per circa vent’anni portò in giro per l’Italia – e qualche volta pure in Europa – la leggenda di un piccolo quartiere di Verona. Che l’oculatezza societaria (il presidente Campedelli), il fiuto competente (il DS Sartori) e la gestione tecnica (parecchi allenatori, Del Neri su tutti) seppero tenere ai massimi livelli dimostrando che nel calcio ci sono, per fortuna, valori che vanno al di là di soldi ed investimenti milionari.

Domenica 10 Dicembre 2000, Stadio Bentegodi:
CHIEVO-MONZA 5-1 (3-1)
MARCATORI: Branca (M) al 32’ pt – Manfredini (C) al 33’ pt – De Cesare (C) al 36’ pt – Corini (C) su rigore al 40’ pt – Corradi (C) all 8’ st – Corini (C) su rigore al 34’ st
CHIEVO: Marcon; Moro, D’Anna, I. Franceschini, Lanna; Manfredini (27’ st Gorgone), Corini (40’ st Passoni) Barone, D. Franceschini; Bernardi (37’ st Cossato), De Cesare. A disp.: Frezzolini, Franchi, Luciano, Fantini. All.: Del Neri
MONZA: Aiardi; Percassi, Colombo, Citterio, Esposito; Florio (1’ st Mazzeo), Bonacina, Briano, Damiani; Aliyu, Branca (21’ st Rossi). A disp.: Redaelli, De Icco, Maggioni, Buriani, Rutzittu. All.: Antonelli
ARBITRO: Zaltron di Bassano del Grappa

Fiorenzo Dosso