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Nella Hall of Fame biancorossa c’è un difensore che - per quanto possa contare il mio parere – più di ogni altro ha incarnato, interpretato, vissuto, trasmesso e tramandato il significato, profondo e totale, della appartenenza per praticamente tutta la carriera ad una maglia.


Chiedi chi erano i Beatles si interrogava Gianni Morandi … Chiedi chi era Roberto Fontanini … Prima di raccontarlo ve lo dico io forte e chiaro: il ‘Fonta’ è quello che dovrebbe sempre essere – indipendentemente dal ruolo e dall’epoca – ogni giocatore del Monza. Fiero dei propri punti di forza, conscio dei limiti tecnici e disposto a lavorare duramente su di essi per limarli, capace di tenere unito lo spogliatoio, pronto a fare gruppo e sdrammatizzare nel contesto di un mondo del calcio dove gli eccessi sovrastano la normalità. Questi concetti – tra l’altro – li sottolineò lo stesso Roby in una significativa ed intensa intervista rilasciata a Paolo Corbetta, allora corrispondente da Monza per la Gazza, nel 1990 sul periodico ‘Brianteo’.


Nel settore giovanile dell’Inter, Fonta ha come compagni di squadra gente del calibro di Bergomi e Ferri. Si toglie qualche soddisfazione in nerazzurro e quando veste il biancorosso nell’estate del 1981 è il classico giovane proveniente dal vivaio di una grande da svezzare e mettere alla prova nel calcio duro della Serie C. Dove il Monza è appena (ri)precipitato. Jimmy Fontana – che della difesa conosce tutti i segreti più reconditi – ci lavora con pazienza, il ragazzo è sveglio e comincia a farsi notare non solo in marcatura attenta e puntuale ma anche nelle sgroppate offensive. Che ne fanno, per caratteristiche e postura di corsa una sorta di Maicon antelitteram. La Promozione in B lo gratifica e lo mette davanti alla necessità di ulteriore crescita surrogata da tanta applicazione. Complicata da un grave infortunio al ginocchio che gli fa perdere parte della favolosa stagione targata Mazzetti. Il carattere sempre solare ed allegro supporta la grande forza di volontà. Fonta soffre, lavora duro, non si arrende, torna e trova anche il premio dei primi gol da professionista (a Marassi in Coppa Italia riagguanta il Genoa proprio allo scadere, al Sada stende il Palermo nell’ultima gara del girone d’andata della stagione 1983-84 con Alfredo Magni in panca).


30 settembre 1984, terza della Serie B 1984-85. In una Arena Garibaldi sferzata dal libeccio ed allagata dal diluvio il Pisa di Gigi Simoni – che vincerà il campionato – aspetta il Monza per farne un sol boccone. Ma i biancorossi, protagonisti di un ottimo avvio di stagione, rendono la vita difficile allo squadrone di Kieft e Bergreen. Sul quotato danese si applica in marcatura proprio Fontanini. La gara è vibrante, maschia, tosta. Come piace a Roby. Minuto 27: calcio di punizione dalla trequarti per il Monza. Ronco disegna traiettoria strana – alta e lenta – incarognita dal vento, la contraerea di casa si lascia sorprendere, Fonta è reattivo in piena area avversaria ed inzucca alle spalle di Mannini. I 12.000 dell’Arena Garibaldi si spaventano di brutto e devono aspettare il 65’ per scrollarsi la paura. A ristabilire il (giusto) equilibrio un micidiale diagonale di Bergreen. Pisa-Monza 1-1 ovvero Bergreen-Fontanini 1-1.

Quando – miseriaccia – si torna all’inferno e tocca a Frosio rifondare dopo le macerie lasciate da Pasinato, il Piero non ha il minimo dubbio: Fonta sarà uno dei cardini della fantastica annata 1987-88. Promozione e Coppa Italia di Serie C. Ed a quei tempi risale la nascita di una delle coppie di terzini che chi scrive ha amato di più: Fontanini – Mancuso. Fonta e Melo. Marcatori e fluidificanti. Abnegazione sull’uomo e sgroppate sulle fasce. Quelle sgroppate che Mario Bonati, nei suoi pezzi-capolavoro su Il Cittadino, inglesizzava mirabilmente in ‘overlapping runs’ (corse sovrapposte).

Figurina Fontanini - Mancuso 1987/88


Roby superò con tutta la sua forza di volontà un altro grave infortunio all’altro ginocchio e si arrese solo al maledetto spareggio di Pescara del 7 Giugno 1990 (Messina-Monza 1-0). Che riportò il Monza in Serie C e tarpò definitivamente le ali al Maicon biancorosso. 233 presenze, 3 gol e … un cuore grande così. Come lui stesso disse nell’intervista già citata non è stato un campione ma il sottoscritto da oltre 30 anni non ha il minimo dubbio: Fonta è a tutti gli effetti uno dei grandi della storia del nostro Monza.

Fiorenzo Dosso