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Quando il 9 giugno 1979 la vittoria di Brescia aveva illuso (due punti di vantaggio a due giornate dal termine) una città intera io non c’ero. Posso solo ricordare prima la sofferenza con la radiolina all’orecchio nel cortile dell’oratorio e poi l’inizio impaziente di una lunga settimana di attesa verso quella che si sarebbe maledettamente rivelata la beffa più atroce della storia biancorossa (Monza-Lecce 0-1 del 16 giugno 1979).
C’ero, eccome, invece dieci anni più tardi. 12 marzo 1989. C’ero pieno di orgoglio e di speranza. Orgoglio perché il Monza si presentò al Rigamonti da immeritato e sfigatissimo fanalino di coda della serie cadetta. Speranza perché sentivo che qualcosa stava per succedere. Venivo accusato di non muovere critiche a Piero Frosio. Ed in effetti la mia stima e la mia fiducia nei confronti del mister erano totali. Perché ero spesso presente (allora si poteva) agli allenamenti, perché vedevo quanto si macerava e soffriva dentro per la brutta piega che aveva preso il campionato, perché sapevo che da monzese lui stava dando tutto professionalmente ed umanamente, perché i ragazzi (e ne conoscevo parecchi) parlavano sempre e solo bene del mister. Anche quelli che giocavano meno. Perché, infine, capitan Saini – con il quale conducevo un programma radiofonico tutti i lunedì ed al quale credevo cecamente – mi confidava di non avere dubbi sul fatto che la primavera sarebbe stata la stagione del riscatto.
E puntualmente da Brescia sbocciò uno dei periodi biancorossi più belli da me vissuti. In realtà l’inizio andrebbe anticipato alla settimana prima quando – subito dopo il fischio finale dell’amarissimo 2-2 interno con la Reggina – il presidente Giambelli, scuro in volto, mortificato per l’ultimo posto ed un intero girone senza vittorie, confermò la fiducia a Frosio, il tecnico che pochi mesi ci aveva riportati in Serie B. Fu, quella, una settimana di passione ulteriormente complicata dall’infortunio di Gigi Casiraghi. Sembrava l’ennesimo segnale nefasto. Invece al Mompiano il Monza pose le basi di una entusiasmante risalita: 12 risultati utili consecutivi e salvezza conquistata addirittura con un turno di anticipo.
In quel tiepido pomeriggio i biancorossi mostrarono una compattezza morale rara da trovare in squadre sul fondo della classifica, soffrirono il giusto senza correre grandi pericoli, sfiorarono il gol in un paio di circostanze e lo trovarono al minuto 75 in modo rocambolesco con il subentrato Franco Salvadè, detto Gildo (non ho mai capito perché). In sala stampa una delle soddisfazioni più dolci della mia carriera da umile cronista di campo. Un collega monzese in trasferta una tantum per tempestivamente segnalare alla sua testata l’esonero dell’allenatore ed i nomi dei papabili sostituti in caso di sconfitta punzecchia Frosio sul gol fortunoso. Il mister – viso scavato dalla tensione, mozzicone di sigaretta nervoso tra le dita – lo lascia finire e fissandolo senza mail abbassare lo sguardo: “Vero, hai ragione. Oggi ci ha detto bene. Dopo mesi in cui – invece – è sempre successo tutto il contrario. Ed io non mi sono mai attaccato agli episodi. Che sono quelli che nel calcio determinano i risultati. La strada per salvarci è ancora molto lunga. Credo, però, nel mio lavoro di tutti i giorni. Quello che vedono e valutano i tuoi colleghi che sono spesso a Monzello e si fanno centinaia di chilometri per venire anche in trasferta. Loro non mi hanno mai messo in discussione nonostante l’ultimo posto.” Poi si fa largo, mi batte una mano sulla spalla, scambia un ‘cinque’ con il grande Mario, fa l’occhiolino a noi due, saluta e torna negli spogliatoi.

Fiorenzo Dosso

Domenica 12 Marzo 1989:
BRESCIA – MONZA 0-1 (0-0)
MARCATORE: Salvadè (M) al 30’ st
BRESCIA: Zaninelli, Testoni, Chiodini, Bonometti, Argentesi, M. Rossi, Savino, Zoratto (29’ st Della Monica), Mariani, Corini (8’ st Gritti), Turchetta. A disp.: Bordon, Manzo, Cecconi. All.: Giacomini.
MONZA: Nuciari, Fontanini, Mancuso, Brioschi (29’ st Zanoncelli), Rondini, G. Rossi, Ganz, Saini, Gaudenzi (12’ st Salvadè), Consonni, Stroppa. A disp.: Braglia, Nardecchia, Robbiati. All.: Frosio.
ARBITRO: Beschin di Legnago