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Cristian Brocchi continua a rilasciare interviste. Il tecnico del Monza, nelle scorse ore, ha parlato con i colleghi di Fanpage.it. Ecco un estratto dell'intervista.

Galliani ha usato l'aggettivo ‘romantico' per descrivere l'avventura al Monza. Lei quale sceglierebbe.
"Emozionante, perché partire dalla Serie C non è comunque facile e non è facile dare quello che dobbiamo fare noi. A livello mediatico tutti ci danno per favoriti, ci dicono che dobbiamo vincere per forza e che la squadra è forte. Però poi il campo può dire un'altra cosa. Molte società hanno investito e non sono riuscite a raggiungere l'obiettivo. Avere sulle spalle la responsabilità di una società come la nostra, che ha grandi ambizioni è sicuramente emozionante e diverso rispetto ad altre società. Gli stimoli sono alti e sono dovuti anche alle pressioni che ci sono".

In caso di promozione in Serie B, come cambierebbe il suo approccio alla categoria.
"Per me non cambia il fatto di essere in C o in B. Per me è importante avere degli obiettivi, lavorare bene e mettere professionalità e voglia all'interno di un contesto importante. L'obiettivo è far vivere un sogno ai tifosi del Monza che, come dice sempre Galliani, è l'unica società lombarda a non essere mai stata in Serie A. Centrare questo obiettivo sarebbe una cosa stupenda".

Quanto è durato il sogno di allenare Ibrahimovic?
"Per me il sogno è andare in Serie A e non quello di allenare un giocatore o un altro. È quello di vincere la C, vincere la B e arrivare nel massimo campionato. Allenare un singolo giocatore non è un sogno, poi è chiaro che se Ibrahimovic avesse deciso di giocare a Monza sarei stato contento. Ma in questo momento, con l'emergenza Coronavirus che ha anche cambiato alcune valutazioni legate al mercato, pensare adesso ad un Ibrahimovic al Monza credo sia cosa molto lontana".

Il tecnico del Monza è poi intervenuto sul canale Instagram del giornalista Mauro Suma parlando del rapporto con Berlusconi e Galliani: "Non è facile, per uno che ha il Milan dentro, sentire sempre della gente che ti massacra, sminuendoti come persona, come giocatore del Milan e poi come allenatore. In quei due mesi non son stati raggiunti gli obiettivi, ma sono entrato in un momento più che difficile. Non dirò mai che momento era, dico solo che non esistono allenatori con la bacchetta magica e da una settimana all’altra riescono a ribaltare tutte le cose. Non potevo dire di no quando il presidente mi ha detto che avrei allenato la prima squadra a partire dal giorno successivo. La cosa peggiore è quella di essere considerato il lecchino di Berlusconi o Galliani. È il dolore più grande, perché non lo sono».