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Non solo ex giocatori, allenatori e dirigenti racchiudono in sé veri e propri tesori di ricordi, aneddoti, racconti inesplorati e sorprendenti. E non è necessario ricercare solo fra i beniamini idolatrati del pubblico biancorosso qualche battuta che riporti al passato (prossimo o remoto che sia). Prova di ciò è l’intervista che ci rilascia Dino Oggioni, che al Monza ha dedicato circa vent’anni della sua vita lavorativa ed affettiva. Scambiare con lui quattro chiacchiere dopo una giornata di lavoro è un po’ come rinfrancarsi la memoria e lo spirito.

Classe 1957, Dino dopo l’ultimo fallimento è impiegato presso una grande azienda della distribuzione alimentare, ma bastano poche battute per capire che lui il Monza ce l‘ha veramente nel sangue.   

Dino, ho letto da qualche parte che sei monzese, ma hai studiato a Milano. Ma di dove sei esattamente?

Sono brianzolo, per l’esattezza di Bernareggio.

Tanti anni vissuti alle dipendenze del Calcio Monza, da amministrativo al campo come dirigente accompagnatore....

Ho iniziato da collaboratore esterno, facevo il dirigente nella società del mio paese ed ho iniziato a collaborare con Carlo Fossati in quanto la nostra società era gemellata al Monza. Si sa, da cosa nasce cosa e dal 1991 ho fatto l’accompagnatore delle squadre giovanili biancorossepoi ci fu la possibilità di lavorare in ufficio a Monzello e iniziai a seguire l’aspetto organizzativo in simbiosi con la segreteria generale. Finché fu l’allenatore Sonzogni a propormi alla società come team manager mantenendo la mia attività a Monzello nel settore amministrativo, stavolta in modo più mirato verso la prima squadra, al servizio di Begnini e Foresti.

Quindi si può dire che la tua esperienza al servizio del Monza è di circa quindici anni.

Ufficialmente sì, ma di fatto siamo nell’ordine dei vent’anni.

Nei hai visti passare di presidenti, dirigenti, allenatori, giocatori… Chi è il personaggio che ti è rimasto più impresso per il suo attaccamento ai colori biancorossi?

Difficile fare un nome, ci sarebbe il rischio di escluderne tanti altri. Con il Monza potevano nascere dei legami che spingevano a dare qualcosa in più, e non mi riferisco solo ai giocatori. Molti di loro ci venivano e ci stavano bene, tanto che il d.s. Bonato diceva spesso che il difetto di Monza era proprio dato dal fatto che alcuni si trovavano  talmente bene che dopo qualche mese rischiavano di adagiarsi. Visto che insisti per un nome ti dico Sonzogni, che era apparente burbero ma che in realtà era molto comprensivo e ne sapeva molto di calcio.

E viceversa, qualcuno che ti ha deluso ?

Preferisco non fare il nome.

Facile immaginare che sia uno degli ultimi presidenti…

L’hai già detto tu. Posso solo dire che non tutti quelli che hanno gestito il Monza avevano il cuore biancorosso.

Una sorta di appartenenza mancata…

Una conto è vedere una cosa dall’esterno, ma viverla intensamente da dentro è diverso, ti rimane indelebile interiormente. Io, brianzolo, sono sempre stato milanista sfegatato, ma il Monza mi ha conquistato proprio per questo senso di appartenenza. Ai tempi del Milan in serie B non mi sono perso le partite contro il Monza, ma io tifavo biancorosso anche se ero milanista… Vivere certe esperienze in prima persona fa sì che anche le piccole cose hanno una grande rilievo. Ho vissuto da dentro entrambi i fallimenti: nel 2004 i giocatori sono rimasti per mesi e mesi senza la possibilità di potersi allenare regolarmente, senza stipendio, ma il credere fermamente in ciò che facevano ha fatto superare loro mille difficoltà.   

Il momento nei tuoi anni biancorossi che ricordi con più volentieri?

Per me il momento in cui il mister mi chiese di andare a dare una mano in panchina come accompagnatore fu l’avverarsi di un sogno. La prima partita che mi viene in mente è quella dei playoff a Sassuolo, il gol di Zaffaroni! (3 giugno 2007 n.d.r.). Ci avevano dato per sconfitti invece… E ce ne sono tante altre, mi ricordo la vittoria con il Cesena capolista al Brianteo un sabato di Pasqua in una situazione un po’ problematica dal punto di vista del morale (2-0, 11 aprile 2009, gol di Torri e Rossi n.d.r.). Partite giocate sotto diluvi universali o in condizioni molto difficili. Pea che si è ritrovato all’inizio del girone di ritorno la squadra completamente rinnovata (gennaio 2015 n.d.r.). E poi ci sono i rapporti con i giocatori, con i loro pregi ed i loro difetti.

Hai ancora contatti con qualcuno di loro?
Si con molti mi sento ancora, qualcuno di loro mi capita anche di incontrarlo. Vivere con loro molti momenti come ad esempio le trasferte crea dei legami indissolubili, che vanno al di là del solo calcio. Ho imparato e ricevuto molto da loro, spero di essere riuscito anch’io a trasmettere loro qualcosa di buono: Federici, Giaretta, Massimo Brambilla, Melani, Benetti, basta se no me ne dimentico tanti…


Seguirai certamente ancora il Monza… che idea ti sei fatto? Si punta il alto...

Beh, ci sono tutti i presupposti per fare bene. Sono partiti col piede giusto e chi c’è adesso al timone penso proprio che stia lavorando bene. Il rischio è dare tutto per scontato: nel calcio nulla è scontato. Mi piace ricordare una frase che per me vale sempre molto “La gioia del presente getta le basi per i sogni del futuro però si poggia sulle fatiche del passato”. Detto ciò vorrei che fossero ricordate molte persone che proprio nel passato hanno fato grande il Monza e che gli hanno permesso di vivere: da grandi tifosi come Scotti a grandi giocatori come Casiraghi ad Antonelli, a giocatori simbolo come Bertolini,  Giaretta e Iacopino, ma anche come Ferderici, Carboni e Ricci, forse dimenticati ma che quando venivano impiegati davano tutto. Poi ci sono presidenti, direttori fino ad arrivare anche a magazzinieri e persone che a vario titolo hanno lavorato nell’ombra, senza riconoscimenti, con la passione dei colori biancorossi nel cuore a sostenerli. Come ho già detto, dall’interno certe cose si vedono e si apprezzano.

E il tuo credo calcistico, qual è?… Insomma, la squadra che ti piace di più vedere giocare, anche in tv...

Gli unici anni nei quali ho fatto l’abbonamento sono stati quelli del Milan di Sacchi. Squadra vincente e convincente. Ho assistito anche alla finale di Champions a Barcellona… Io sono per le squadre che riescono a coinvolgere gli spettatori giocando bene o facendo di tutto per farlo. A questo proposito direi di ricordare con piacere il Monza di Asta. 

Un pronostico da intenditore, chi vince lo scudetto?

Penso che alla fine l’esperienza ed il valore della Juve avranno la meglio. Da cuore rossonero spero che si arrivi almeno in Europa.

Giulio Artesani