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Occhi fissi sul calendario dei biancorossi, compaiono due nomi cromaticamente simili ma geograficamente distanti: amichevole contro l’Inter e match di campionato a Pordenone. Il nero, l’azzurro e il verde se mischiati assieme danno una poltiglia cromaticamente insignificante, ma se pensiamo a una linea temporale vi dice nulla? Ebbene sì, Michele Di Gregorio, portiere del Monza, nelle prossime due gare incontrerà il suo passato e il suo presente, dopo aver trascorso un mese ai box.

https://www.youtube.com/watch?v=V7WwfMQI1QU&feature=youtu.be

Abbiamo voluto raggiungerlo telefonicamente per un’intervista, in cui ci ha svelato alcuni retroscena, legati alla sua brutta esperienza col Covid, ma anche ai sorrisi degli spogliatoi.

Michele, partiamo dalla tua situazione attuale: sei ancora fermo ai box per un’infiammazione alla spalla, che ti tiene lontano dai campi, come procede il recupero?

‘Oggi ho svolto il mio primo allenamento col gruppo dopo un mese tra situazione Covid e infiammazione alla spalla, quindi diciamo che sono rientrato e piano piano sto riprendendo: dovrei essere disponibile a partire dalla prossima partita’.

‘Non solo infortunio perché tu sei uno di quelli che il Covid lo ha vissuto sulla propria pelle, come si supera questo maledetto virus che sta sconvolgendo Monza in particolare? Che messaggio vuoi lanciare a una città in sofferenza, che è stata purtroppo denominata la “nuova Codogno”?’

‘Io l’ho provato sulla mia pelle, per fortuna è passato perché sono stato colpito in forma lieve. Per altre persone, come tutti sappiamo, purtroppo non è stato così. È un virus, di conseguenza bisogna stare con l’attenzione molto alta, cercando di seguire le regole che ci vengono date. Posso solo fare un augurio alla città di Monza e alle persone che stanno subendo questo virus o che hanno familiari e persone care che stanno vivendo questa situazione molto difficile, di riprendersi il prima possibile. Posso stare loro vicino col pensiero e posso dire di rimanere sempre forti e di cercare di combattere. Lotteremo anche noi per la città e penso che la reazione della squadra si sia vista, reazione dovuta al fatto che questa è una situazione che noi per primi abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Il gesto a fine partita della squadra era proprio una dedica ai tifosi e a tutta la città, che sta vivendo questo momento buio’.

‘Parliamo anche di cose belle, nei prossimi due impegni vedremo protagonista il passato di Michele Di Gregorio: che emozioni proverai a tornare dove tutto è iniziato con quel ritiro al fianco di Handanovic?’

‘È una notizia che mi ha reso sicuramente felice: ad oggi sono al Monza in prestito, quindi diciamo che a questo passato sono ancora legato in qualche modo, essendo di proprietà dell’Inter. Ha un sapore particolare e anche se sarà un’amichevole sarà una bella esperienza. Il fatto di aver vissuto Samir non solo la domenica durante la partita, ma anche da vicino in prima persona, durante la settimana in tutti i suoi lavori in campo ed extra-campo, come palestra, lavori di prevenzione e di mentalità, mi ha permesso di prenderlo come punto di riferimento per la mia crescita. Quando ho avuto la possibilità di allenarmi con loro (i giocatori dell’Inter ndr) e con lo stesso Handanovic ero un ragazzo che si stava affacciando al calcio vero, quello professionistico, poi è un portiere di spessore e lo dimostra anno dopo anno…’.

‘Non solo Inter, perché alla ripresa del campionato c’è la trasferta a Pordenone, dove ti sei consacrato…’

‘È un posto che porterò per sempre dentro di me… Ci siamo già andati in Coppa Italia ma purtroppo io ero out e quindi non ho avuto la possibilità di tornarci. Sicuramente è stata una piazza importante per me a livello sia professionale che umano, ho lasciato tanti amici ed è stata una bellissima esperienza, ma ora ci tornerò da avversario e l’unica cosa che conta sarà vincere’.

‘La squadra: dopo un inizio leggermente in salita sono arrivate due vittorie fondamentali, c’è qualcosa che è scattato in voi durante la settimana? Che cosa vi ha detto mister Brocchi?’

‘Penso che a livello di prestazione non sia stato un inizio brutto perché siamo sempre stati a livelli alti, è forse mancato solo un pizzico di fortuna e di cattiveria. Essendo noi un gruppo forte e unito siamo riusciti a tirare tutto fuori nelle partite dove abbiamo fatto 3 punti, come le ultime due. Secondo me, pur non essendo stato a Pordenone, il fatto di essere rimasti in 10 è ciò che ha fatto scattare qualcosa, perché da squadra che vuole imporre il proprio gioco ci siamo adattati e abbiamo giocato da squadra che vuol dimostrare cattiveria e temperamento. Le prestazioni con SPAL ed Empoli non sono mancate, perché ci vogliono due cose: livello tecnico e temperamento, che si sono visti proprio nelle partite contro Pordenone, Cittadella e Frosinone. Se c’è tutto ciò sono convinto che possiamo toglierci grandi soddisfazioni’.

‘A proposito di rosa, finora abbiamo visto all’opera Lamanna e Sommariva e presto arriverà il tuo turno: quanto è stimolante allenarsi sapendo di giocarsi il posto ogni sabato?’

‘Questa alternanza ha dimostrato che il livello- non solo dei portieri ma anche generale- è molto alto. Sia io che Lamanna siamo stati i primi ad essere contenti delle prestazioni di Sommariva, perché il nostro piccolo gruppo portieri si è già formato con una certa alchimia e un certo tipo di rapporto, anche extra-campo. È tornato Lamanna a giocare sabato col Frosinone e devo dire che ha fatto molto bene, ripeto, il livello è alto’.

‘A proposito, per concludere, vista la tua scorsa stagione in cui hai raccolto numeri straordinari, ti aspettavi forse di giocare di più?’

‘Devo dire la verità, io sono arrivato e mi sono messo a disposizione, senza pretendere di giocare tutte le partite o di giocarne zero. Ho cercato di adattarmi alle richieste del preparatore dei portieri Righi e di mister Brocchi e del suo staff, cercando di dare sempre il meglio, come sono abituato a fare, e cercando di impegnarmi in allenamento. Poi le scelte, come è giusto che sia, le fa lo staff tecnico e noi da professionisti quali siamo dobbiamo sempre accettarle con un unico obiettivo: il gruppo e non il singolo’.

Simone Schillaci