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L'ex difensore del Monza Andrea Trainotti (stagione 2017/18, n.d.r), attualmente capitano del neopromosso Trento in C, ha rilasciato un'intervista in esclusiva a TuttoC.com. Il calciatore di Rovereto ha parlato della sua doppia attività, quella di calciatore e un ruolo d'ufficio nell'azienda del proprietario della compagine trentina:

Avere due lavori di solito non è nulla di eccezionale. Se però uno dei due è il calciatore, allora tutto cambia...
"Diciamo che da due anni a questa parte la mia vita è un po' cambiata. Dopo sei anni e oltre 150 presenze tra i professionisti, nell'estate del 2019 avevo ricevuto solo offerte dal sud, lontano da casa e poco allettanti economicamente. Tra l'altro venivo da un'annata con oltre 30 presenze, non ero proprio l'ultimo della lista. Eppure non riuscivo a trovare nulla di soddisfacente. Allora mi son detto: ripartiamo dalle categorie più basse, però con l'idea di svolgere anche un'altra mansione, più duratura rispetto a quella del calciatore".

E ha trovato sulla sua strada il Trento.
"Diciamo che da un paio d'anni mi seguivano. Io, essendo della provincia trentina e capendo che la società voleva fare sul serio, ho deciso di ripartire con loro addirittura dall'Eccellenza. È stata una scelta di vita e ho trovato la squadra giusta per farlo: il presidente mi ha aiutato molto in questo percorso, assecondando le mie richieste".

Ci racconti questa strana trattativa. 
"È nato tutto al bar. Io e il direttore Gementi ci prendiamo un aperitivo. Gli parlo della mia volontà di scendere di categoria ma con una clausola: avere anche un altro posto di lavoro. Il direttore si è messo all'opera e il presidente Giacca ha accolto la mia richiesta, facendomi firmare un contratto con la sua azienda. E così è nata la mia avventura al Trento. Il tutto con una stretta di mano. Anche quest'estate, quando abbiamo ridiscusso il mio contratto visto il passaggio dai dilettanti al professionismo, abbiamo trovato la quadra in pochissimo tempo e senza procuratori. Tra uomini che si conoscono e si stimano penso che sia giusto fare così". 

E che lavoro svolge quando non gioca?
"Sono diplomato in ragioneria, ho un ruolo adatto alle mie competenze. L'azienda del presidente è di impianti elettrici e domotici, allarmi e videocamere. Raccolgo tutti i rapporti degli operai sui lavori effettuati il giorno prima e preparo tutto l'occorrente per le fatture. Tutto quello che sta dietro la fatturazione, insomma, è compito mio. Il lavoro mi piace e riesco a svolgerlo senza problemi. Ovviamente ho un part time ma avendo un solo datore di lavoro non ho mai problemi con gli orari. Il presidente è abbastanza flessibile". 

Come si svolge la giornata tipo? 
"La mattina, dalle 8 alle 12, sono in ufficio. Poi pausa pranzo e allenamento nel pomeriggio. Questo tutti i giorni tranne a ridosso della partita. Come detto, il presidente asseconda le mie richieste: quando abbiamo allenamento doppio non vado il mattino in ufficio, quando giochiamo la domenica sera in trasferta, il lunedì non vado a lavoro. Spesso non ho mai un giorno libero ma mi va molto bene così. La mia è stata una scelta in prospettiva: se non faccio i sacrifici adesso mi viene difficile farli a 40 anni".

Pensa di più al calcio durante la mattinata o alle fatture durante il pomeriggio?
"Diciamo che cerco di pensare a quello che sto facendo per evitare errori (ride NdR). Poi ovviamente l'aspetto calcistico prevale. Anche perché i miei colleghi in ufficio e gli operai in azienda sono appassionati di calcio e alcuni vengono anche in curva, capita di scambiarsi in mensa qualche battuta. Ma questo vale, a ruoli invertiti, anche il pomeriggio: i compagni di squadra sono curiosi perché la mia situazione è singolare. L'importante, comunque è svolgere con precisione il mio lavoro la mattina e dare il massimo in campo".

Ma tutto questo, onestamente, perché?
"Perché da calciatore medio di Lega Pro vivi bene il presente ma sei un po' precario se pensi al futuro. Ho cercato un po' di stabilità: ho costruito casa nel mio paese, vicino Trento, e ci sono andato a convivere con la mia compagna Cecilia. Lei, in realtà, mi avrebbe seguito in giro per l'Italia per non essere d'ostacolo alla mia carriera ma io ho fatto un altro tipo di ragionamento: dopo 6-7 anni tra i professionisti ho capito che altri 10 anni così non mi avrebbero cambiato la vita dal punto di vista economico. Guadagnare 5-6mila euro al mese ti agevola molto nel momento in cui li prendi ma non ti dà certezze su quel che sarà una volta appesi gli scarpini al chiodo. Rischi anche di trovarti economicamente nei guai se a 45-50 anni non hai un lavoro e hai finito i risparmi della tua carriera da calciatore. Io, invece, sono riuscito a pensare contemporaneamente al calcio e al futuro". 

Il tutto da capitano della squadra della propria provincia.
"Già, meglio di così non potrei stare. Anche se, a essere onesti, indossare quella fascia aumenta ulteriormente le responsabilità. Soprattutto se pensi che il Trento da 30 anni non giocava tra i professionisti".

Ma oltre ai bonus sul contratto calcistico, si è fatto inserire dei bonus anche nell'altro contratto?
"Abbiamo il caffè gratis e spesso il presidente porta le brioches in ufficio, direi che sono dei bei bonus (ride NdR). L'anno scorso, quando le vincevamo quasi tutte, il lunedì era davvero bello fare colazione insieme al pres. Adesso il caffè del lunedì è un po' più amaro, vediamo di addorcirlo nel prosieguo del campionato". 

Anche perché venite da tre sconfitte di fila...
"Siamo partiti bene, poi c'è stata una settimana di calo. Peccato che fosse la settimana con tre partite e le abbiamo perse tutte e tre. Sicuramente c'è da migliorare un po' in tutti i reparti, dobbiamo stare più attenti perché in Serie C al minimo errore ti puniscono. Tra i dilettanti magari potevi far tirare gli attaccanti da fuori area, tra i professionisti non puoi più permettertelo. Vogliamo una salvezza tranquilla e siamo comunque in una buona media salvezza, con 12 punti in 10 partite. L'obiettivo è ampiamente alla nostra portata anche perché la società è stata brava a far ritornare tanta gente allo stadio. Dopo tanti anni la curva è tornata a essere gremita e devo fare un plauso ai tifosi perché ci stanno sempre vicini".

Chiusura amarcord. Cinque anni fa Trainotti è premiato come miglior difensore della Serie C, il salto in B sembra vicino. Poi più nulla. Ci spera ancora?
"A Mantova con mister Juric arrivò quel premio. La squadra era giovanissima ma il mister era di un'altra categoria. Non a caso l'anno dopo a Crotone vinse il campionato di B con una squadra che si era salvata a fatica un anno prima. Un grande, davvero. Quell'anno pensavo che ce l'avrei potuta fare però non fu così: il salto in cadetteria non mi riuscì. Ma il calcio è imprevedibile. Sono ripartito dall'Eccellenza, ho vinto altri due campionati dopo il mio primo da ragazzino con la Virtus Verona dalla D alla C. E ora mi trovo a essere il capitano in una società ambiziosa che prima o poi allestirà una squadra per fare qualcosa di grande. Sta rifacendo lo stadio, tutta la provincia spinge per portare il Trento dove non è mai arrivato. Sarebbe davvero un sogno riuscirci insieme...".

foto: actrento.com