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C’eravamo tanti illusi. Tutti quanti. Acquisti, proclami, slogan: l’inequivocabile marchio di fabbrica Fininvest. Tutto bellissimo, ancora prima di scendere in campo. Già, il campo, quello che poi è l’unico a dare i responsi.

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E allora ci siamo svegliati, cadendo dal letto nel bel mezzo di un bellissimo sogno. Ci siamo svegliati, con meno certezze e più dubbi, sull’effettività competitività di questo Monza.Ma cosa davvero non funziona? Colpa dell’allenatore, e soltanto sua, o c’è anche dell’altro? Vediamo di capirci qualcosa di più. Il gioco, in effetti, non è mai decollato, e sono passate ben dieci giornate senza vedere segnali confortanti, se si esclude il secondo tempo col Frosinone e il primo col Vicenza. Per il resto, solo fiammate. La manovra è lenta e prevedibile: se una squadra ha davvero l’ambizione di vincere il campionato alza subito i ritmi, fa pressing alto, fa muovere i giocatori oltre che la palla. Al Monza attuale questo non succede. Quando Bellusci o Paletta impostano l’azione partendo dalla retroguardia, intorno si crea il vuoto: nessuno accorcia per ricevere il passaggio, scattano tutti in avanti costringendo i due centrali al lancio lungo. C’è una voragine tra la difesa e l’attacco: basterebbe guardare la disposizione delle sagome in un biliardino per capire qual è la collocazione ideale dei centrocampisti. Altra cosa: manca la percussione martellante sulle fasce, il gioco ristagna spesso a centrocampo con ripetuti tocchi orizzontali, e in questo modo le difese avversarie hanno buon gioco otto volte su dieci. Col senno di poi verrebbe da dire: ma Iocolano e Chiricò erano davvero inadatti al Monza in serie B? E Maric più Gytkjaer sono davvero gli uomini giusti per l’attacco (Mota a parte) in categoria come quella cadetta? E la B&B, Boateng-Balotelli alla fine riuscirà a essere il famoso valore aggiunto o sarà solo l’effetto fallimentare dell’operazione “Nostalgia canaglia” che tanto piace a Galliani e Berlusconi?

Insomma, ancora troppi enigmi e poco tempo a disposizione per provare a risolverli e cominciare a correre finalmente ai ritmi giusti della serie B. Prossima tappa Venezia, contro una compagine che in questo primo scorcio di campionato può essere considerata a buon diritto come la vera rivelazione: squadra solida, dinamica e ben organizzata, quella lagunare rappresenta indubbiamente il crocevia decisivo del Monza. Brocchi rischia tantissimo, è il primo a saperlo e ad augurarsi che i tre schiaffoni rimediati a Reggio Emilia siano stati salutari come quelli di una volta e che la squadra dimostri di aver imparato la lezione una volta per tutte. Altrimenti bisognerà ricominciare daccapo, a stagione abbondantemente in corso d’opera, e sarà qualcosa di improbo e terribilmente difficile. Ormai è chiaro a tutti che (per il momento) siam dovuti scendere dalla giostra dei sogni, adesso l’importante è non perdere l’ultimo treno dell’orgoglio e restarci su fino alla fine, per poi tirare le somme e vedere se il totale è quello che aspettiamo tutti da una vita.

Gianni Santoro