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Le chiacchiere stanno a zero. Adesso è davvero arrivato il momento dei fatti, solo quelli. C’eravamo tutti illusi in un inizio di campionato in discesa, diciamo la verità. Alzi la mano chi si era trincerato dietro un atteggiamento di prudenza e, magari, di scaramanzia. Siamo stati tutti un po’ troppo ottimisti, e di questo non dobbiamo vergognarcene. Abbiamo fatto un bel viaggetto tra le nuvole con la nostra mongolfiera dei sogni. Adesso quella mongolfiera si è … sgonfiata, e siamo tornati sulla terra. Bentornati sul pianeta serie B. Un pianeta dove si corre e si suda, innanzitutto. Non che abbiamo da imputare ai ragazzi la mancanza di impegno, ci mancherebbe altro, tuttavia la realtà del torneo cadetto è ben diversa da quella della serie C. Non a caso la società ha rivoltato come un calzino la rosa giocatori: ha acquistato giocatori dal profilo adatto alla B, e altri come Gytkjaer e Maric che restano a oggi delle incognite per due motivi: per aver giocato poco e per il fatto di arrivare da campionati stranieri (dove pure hanno fatto benone).

Sotto il profilo dell’impegno societario, crediamo che nessuno abbia da ridire. Ci sono però alcuni problemi di natura tecnica,   emersi nelle ultime due gare, col Pisa e col Chievo. Machin, innanzitutto: giocatore interessante e con indubbie qualità, ma che al momento appare completamente avulso dai meccanismi tattici. La serie B non è una passerella con tanto di red carpet: è un’officina, una fabbrica, è un hardware, non un software. Questo lo deve capire velocemente, il ragazzo, ma senza dover più patire il penoso sottofondo dei fischi impietosi (e anche qualche “buuu”) piovutigli addosso dalla tribuna al momento della sostituzione nella gara di sabato. Anche da uno come Boateng è lecito aspettarsi di più, pur considerando che è solo alla terza partita con la maglia del Monza (e tra l’altro a Empoli ha giocato meno di un quarto d’ora…). A nostro avviso, però, mister Brocchi avrebbe dovuto fargli giocare uno spezzone di secondo tempo, prima di sostituirlo con Armellino. Senza Prince anche a mezzo servizio, i biancorossi  hanno abbassato sensibilmente il proprio baricentro, dando ancor più coraggio ai tentativi clivensi di raddrizzare la gara.
Terzo capitolo: capitan D’Errico. In un momento come questo, dove servirebbe come il pane un po’ di genio e imprevedibilità, ha molto senso lasciarlo fuori dall’11 titolare?
Ci sarebbe tanto da dire, ancora: di Barberis un po’ troppo "scolastico" e poco propositivo, di Barillà che l’ha fatta grossa ma può capitare a tutti, e di mister Brocchi sempre più nel mirino della critica e la cui sorte è legata, come sempre accade, ai risultati ottenuti dalla propria squadra.

Ma le chiacchiere, come dicevamo all’inizio, stanno ormai a zero. Così come i rimpianti, gli alibi e i “sì, però, e se…” Zero. Per quanto riguarda il campo, ricominciamo da tre, che sono i punti conquistati fino a oggi: con più realismo e concretezza, e anche con un pizzico di umiltà da parte di tutti. Siamo solo alla quarta giornata, ma da questo momento è davvero proibito continuare a sbagliare.

Gianni Santoro