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Non mi era mai capitato di vedere una trasformazione così radicale in un lasso di tempo così breve. Mai! Nonostante gli anni di frequentazione e conoscenza del mondo del calcio siano (ahimè) davvero tanti, è proprio vero che nella vita c’è sempre tempo per una prima volta. Il Monza passato dalle mani di Giovanni Stroppa a quelle di Raffaele Palladino sembra proprio il brutto anatroccolo della fiaba di Andersen, che, tuttavia, ci mise molto tempo a trasformarsi in un bellissimo cigno. Alla squadra biancorossa sono invece bastate poche settimane per una metamorfosi che le ha cambiato volto e classifica. https://www.youtube.com/watch?v=FiNLvwxm-p8&lc=UgzQd5R5ZuV0AwyOCRx4AaABAg Continuo a pensare che, tatticamente, sia cambiato poco. Già nel Monza di Stroppa, Pessina si posizionava un po’ più avanti del duo Rovella-Sensi. Quel che è cambiato radicalmente è il clima, nel senso più metaforico del termine. Il Monza è anzitutto “squadra” e gioca con un atteggiamento completamente cambiato. Dove entusiasmo, carattere, voglia di lottare fino all’ultimo minuto, sicurezza e serenità mentale sono qualità ora evidenti, in stridente contrasto con quanto ci era dato a vedere in precedenza. Tanto per rimanere in ambito locale, neppure l’avvicendamento di un mediocre Rumignani con il ben più carismatico e competente Gigi Radice, in quel campionato che venticinque anni fa consentì al Monza di centrare un’indimenticabile promozione alla Serie B, portò cambiamenti e frutti così immediati. Chapeau, dunque, a mister Palladino, che, in sole due gare in panchina, ha portato i biancorossi a conquistare sei punti senza subire reti e segnandone quattro. Ed un plauso anche per aver reinserito in rosa un giocatore come Donati, che può sempre tornare utile alla causa per via della sua esperienza e, soprattutto, del suo temperamento. Col recupero di gran parte degli infortunati di inizio stagione, con una forma fisica finalmente all’altezza, con l’autostima che si conquista quando arrivano i punti, il Monza può guardare al futuro con maggior ottimismo di qualche settimana fa. Ma, lo dico soprattutto per quella fetta di tifosi troppo soggetta a repentini sbalzi umorali, sempre con i piedi ben saldi a terra. Perché in qualsiasi sport in cui si affrontano due avversari è sempre difficile comprendere quali siano i meriti di uno e i demeriti dell’altro nel determinare un risultato. E, oggettivamente, la Juventus vista a Monza e la Sampdoria del Marassi non sono sembrate all’altezza di molti dei precedenti avversari. La prova del nove (anche e soprattutto per il possibile filotto di punti…) sarà la gara di domenica prossima contro uno Spezia agguerrito che vorrà riscattare la secca sconfitta subita dalla Lazio.  Paolo Corbetta