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Giovanni Stroppa è stato uno dei più grandi talenti del calcio italiano. Ma sulla sua strada ha trovato tanti campioni che gli hanno circoscritto la possibilità di compiere una grandissima carriera. E poi gli infortuni, i malanni, le crisi. Di sé dice che ha avuto tre grandissimi maestri: Zeman al Foggia, Sacchi al Milan e Zac a Udine.

Ripercorriamo in un racconto a puntate i momenti salienti della sua vita, non solo di calciatore ed allenatore.

“Sono figlio di contadini. Il giorno in cui sono nato (a Mulazzano nel lodigiano il 24 gennaio 1968) mio padre era fuori a governare le mucche o a tagliare l’erba e non riuscì ad accompagnare mia madre in ospedale per partorire. Fu così che nacqui in una cascina”.

Cresciuto a Paullo, a pochi chilometri dal capoluogo, Stroppa allaccia subito un legame con Milano: sua nonna era sorella di latte di Ivanoe Fraizzoli, noto per esser stato, dal 1968 al 1984 il presidente dell’Inter.

Da bambino si appassiona subito al calcio e nonostante abbia solo nove anni, inizia a giocare nelle giovanili del Mulazzano con suo fratello Luigi.

“Da bambino giocavo a pallone dalla mattina alla sera. Diventare calciatore sicuramente è stato un sogno che si è avverato”.

Nel 1978, in finale di Coppa Lodi, un torneo giovanile riservato alla varie categorie di ragazzini aspiranti calciatori, nessuno si sentiva di tirare il rigore decisivo: Stroppa ha solo dieci anni ma vuole calciarlo lui. Suo padre non vuole, ha paura che sbagli e ci rimanga male: “No, faghel no tira’! Non fateglielo tirare!”, ma Giovannino lo calcia lo stesso e segna.

Qualche mese dopo Fraizzoli, proprio lui, fa fare un provino a Stroppa per l’Inter, ma poi non si fa più sentire. Così il ragazzino vira sui cugini del Milan, anche se in realtà lui simpatizza per la Juventus: “Quando Michel Platini ha smesso di giocare, io ho smesso di essere juventino”, racconterà più tardi. Sull’interesse dei meneghini la mamma disse: “Se lo volevano al Milan, dovevano venirlo a prendere in casa e riportarcelo dopo l’allenamento. Non “davanti al negozio”, ma “in negozio”.mani“.cascina“.

Giovanni Stroppa, detto "Giovannino" perchè era mingherlino e dribblomane: "Sei innamorato della palla: dalla via!" gli diceva Trapanelli, burbero allenatore delle Giovanili del Milan, che lo chiama "Giuan".

Così Stroppa inizia a giocare a calcio nelle giovanili del Milan: nei primi anni gioca da centravanti, con Paolo Maldiniala sinistra. A 12 anni ha un piccolo ripensamento: troppo stress per gli allenamenti. I suoi allenatori Avanzi e Trapanelligli dicono: “Va bene Giovanni, ma la borsa tienila. Se ti tornerà la voglia di giocare, ci trovi qui”.

Ma Giovanni senza calcio non riesce a stare: fa ritorno al Milan dopo soli due giorni e ricominciò la sua trafila nelle squadre giovanili rossonere.

A 16 anni arriva la prima convocazione in prima squadra, ma era un momento buio per il ragazzo: aveva perso il padre poche settimane prima della sua chiamata.

Del triste episodio parlerà diversi anno dopo: nella stagione 1998-1999 in serie A a Piacenza, quando dai più è eletto miglior centrocampista del campionato: “Gioco bene, sono sereno e fra poco diventerò papà di un bambino. Sì, è il momento migliore della mia vita. Ho un unico rimpianto: vorrei che ci fosse mio padre a vedermi”. Con la maglia rossonera Stroppa riesce ad esordire da ragazzino (a soli Durante il ritiro precampionato in rossonero, il 5 agosto 1984 a Brunico contro la formazione locale, c’è l’esordio del nuovo Milan allenato da Liedholm che al 50′ getta nella mischia il ragazzo che, nonostante l’emozione di indossare per la prima volta la casacca rossonera, corona il suo esordio con un gol ed una prestazione maiuscola. In quell’anno Stroppa è titolare nella formazione Allievi Nazionali, guidata da Italo Galbiati, con la quale nelle feste pasquali del 1985 vince da capocannoniere e da protagonista assoluto il Torneo di Wasquehal, allora definito come “una specie di campionato d’Europa per i giovani sino a 18 anni” oltre ad altri tornei giovanili. La stagione successiva  passa nella formazione Primavera, guidata da Fabio Capello.

Nel frattempo Liedholm continua a concedergli qualche spazio tra i “grandi”, facendolo giocare non solo nel precampionato, ma anche in altre amichevoli invernali. Quell’anno il Milan vive un cambio societario destinato a cambiane la storia: Silvio Berlusconi diventa il presidente del club. La stagione 1986-1987 comincia alla grande per Stroppa: nonostante abbia appena 18 anni, inizia ad entrare nel giro della prima squadra. Ed in agosto scende in campo al Camp Nou a Barcellona, contro il Tottenham per il Trofeo Gamper.

Viene inviato a Monza in prestito, dove gioca 71 partite di campionato mettendo a segno 5 reti, la prima delle quali il 4 ottobre 1987 (Monza-Reggiana 1-0).

Giulio Artesani