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Dopo l’esperienza in Friuli, Stroppa passa al Piacenza, dove gioca da trequartista con la maglia numero 10. Il primo anno in terra emiliana viene fermato più volte da   infortuni e non riesce ad incidere al massimo: segna solo un gol, in Coppa Italia all’Inter, una delle sue vittime predestinate. Malgrado ciò contribuisce in maniera fondamentale alla salvezza degli emiliani. Nella stagione 1998/99 invece, stando alle pagelle dei maggiori quotidiani sportivi e non solo, è il miglior centrocampista del campionato di serie A: “Gioco bene, sono sereno e aspetto un figlio, sì è il momento migliore della mia vita. Ho un unico rimpianto: vorrei che ci fosse mio padre a vedermi”. E ancora, pensando ala sua vita di calciatore fortunato: "Ho avuto problemi, strappi, bronchiti asmatiche, mi sono fatto male, mi hanno spaccato una gamba e dato settanta punti in testa. Ma, pur fra alti e bassi, ho sempre giocato in serie A, spesso grande calcio, accanto a grandi campioni. Sì', mi sono divertito e adesso mi diverto ancora di più perché' faccio quello che so fare. Mi sento forte in una bella, tranquilla squadra, guidata da un bravo allenatore. Questa e' la mia dimensione e credo che andrò' avanti ancora un po' “.

E Stroppa, con il suo incredibile stato di forma, non solo trascina il Piacenza ad un’altra salvezza, ma anche a diversi record della storia del club. Il campionato successivo lo comincia bene, con un gol alla Roma alla prima di campionato, ma poi il cambio in panchina di Materazzi con Simoni, subito osteggiato dall'ambiente per i suoi trascorsi di allenatore della Cremonese, storica rivale dei biancorossi, è solo la punta dell’iceberg che introduce una profonda crisi societaria e Stroppa a gennaio lascia l’Emilia. Gioca il suo ultimo match il 16 gennaio contro il Torino (Piacenza-Torino 0-2) subentrando a Rastelli all’ 82’, partita che si rivelerà la sua ultima giocata in serie A.

A Piacenza, a trent’anni, ha raggiunto l’apice del suo rendimento, ha   raggiunto la maturità'. Ma a trent'anni... Perche' ci ha messo tanto? "Ci sono stati momenti in cui ero chiuso. Al Milan c'erano prima Donadoni e poi Savicevic. In nazionale, quando sono arrivato da Foggia, mi sono trovato davanti gente come Roberto Baggio e Zola. Poi ci sono stati gli infortuni, troppi, esagerati. Ma la verità' e' che la colpa e' anche mia: ho giocato defilato, spesso con poca convinzione. Forse non ero sicuro, forse non ho creduto nelle mie possibilità".

Per descrivere un altro aneddoto della sua carriera bisogna tornare indietro di un passo: "Con Giannichedda Insieme in azzurro, perche' no?" A Udine Stroppa ha avuto poche occasioni per mettersi in mostra, ma ha trovato un grande amico "Lo inviterò' a casa mia per festeggiare la sconfitta del Piacenza" scherza il suo amico centrocampista bianconero. In effetti in Friuli per qualche tempo hanno creduto alle fiabe. Accadeva quando i giornali raccontavano di un Giovanni Stroppa tecnicamente mostruoso che in allenamento faceva numeri pazzeschi che avrebbero mandato in visibilio i tifosi. Il giocatore ammirato durante la settimana, alla domenica non si é quasi mai visto. Poi, una volta approdato a Piacenza ed ammirato in tv, Udine capisce che cosa si e' persa e guarda con un pizzico di timore al primo ritorno da ex di Stroppa al Friuli. Chi, piu' che preoccupato, sghignazza è proprio Giuliano Giannichedda che in campo gravita' proprio nella sua zona. "Gia' lo scorso anno - ricorda Giannichedda - ci trovammo di fronte nella gara di Piacenza. Fui ammonito proprio per un fallo su Joe. Vincemmo 2 - 0 e alla fine venne a dirmi: m'hai gonfiato anche oggi. Giovanni sa che in caso di necessità' faro' un'entrata su di lui. In campo non si guarda in faccia a nessuno, nemmeno gli amici, quelli veri. "Nel calcio e' raro instaurare un rapporto di amicizia sincera, quando si cambia squadra si perdono i contatti. Con Giovanni no: ci sentiamo spesso". Per ricordare le serate passate assieme, per darsi magari un nuovo appuntamento: "Stroppa e' molto goloso - confessa Giannichedda -. Per esempio, va matto per le castagne. Adesso che e' stagione, lo invito ufficialmente a casa mia dopo la partita. Cosi', davanti a una padella di caldarroste e un bicchiere di Ribolla, discuteremo della sconfitta del Piacenza". Se Giannichedda ha un rimpianto, e' quello di non aver potuto giocare al fianco di Stroppa. "Ci saremmo integrati bene. Purtroppo a Udine Giovanni e' stato sfortunato". Giannichedda viene convocato da Zoff in azzurro, il nome di Stroppa comincia a girare. "Giovanni mi ha detto che ha deciso di darci dentro quando ha visto che ero entrato nel giro della nazionale. Vuole giocare con me in azzurro. E’ suonato come una campana, ma non lo cambierei con un altro amico, per niente al mondo”.

Nel mercato invernale del 2000 viene acquistato dal Brescia in Serie B, con il quale esordisce l’11 febbraio a Salerno con la maglia numero 29, dove trova campioni come Galli, Hubner, Bonazzoli ed il compianto Vittorio Mero (scomparso in un incidente stradale). Con la maglia delle rondinelle ritorna a giocare con continuità, venendo schierato quasi sempre titolare da Nedo Sonetti. A marzo realizza tre gol consecutivi in tre partite, i primi due decisivi per la vittoria, il primo contro la Pistoiese è una vera prodezza: un tiro al volo da oltre venti metri. Il secondo al Rigamonti proprio al Monza il 12 marzo 2000 al 19’. Il terzo nel 2-2 con la Ternana. Con un quarto gol al Chievo si riveleranno fondamentali per la promozione in serie A del Brescia ottenuta all’ultima giornata. 

Svincolatosi dal Brescia, si accasa in serie B al Genoa dove disputa un super-precampionato: gioca da fantasista e si re-impossessa della casacca numero 10. Malgrado i cinque allenatori cambiati dai rossoblu disputa una buona stagione (37 partite disputate su 38 di campionato) e contribuisce fattivamente alla salvezza del Genoa segnando un gol anche nel derby della Lanterna. La stagione successiva è decisamente meno positiva (22 presenze) ed a fine stagione si svincola. Cercato da Cagliari (Sonetti) e Salernitana (Zeman) decide di accasarsi all’Alzano Virescit, non lontano da casa sua. Il 13 ottobre fa il suo esordio in serie C segnando un gol contro il Cittadella: è l’ennesimo esordio con gol… ma il campionato è da dimenticare (i suoi 5 gol in 25 partite non bastano) con playout, retrocessione e… fallimento della società bergamasca. Il mercato estivo 2003 gli permette di ritornare fra i cadetti con l’Avellino agli ordini del suo mentore Zeman, dove colleziona 33 presenze e segna un gol memorabile al Barbera (Palermo-Avellino 1-1) con un tiro da quaranta metri. Ma per gli irpini è retrocessione in serie C. Nel 2004/2005 fa ritorno a Foggia in serie C, società fallita da pochi mesi ed acquistata da una nuova cordata, è falcidiato dagli infortuni e colleziona 9 presenze con un gol realizzato il 27 febbraio 2005, al 79’, che è l’ultimo messo a segno in serie C (Fermana-Foggia 0-4). Al termine della stagione la nuova cordata si rivela un bluff: molti stipendi non vengono pagati.   

A 37 anni Stroppa cerca un’ultima esperienza, accasandosi al Chiari, in Serie D. Con lui c’è anche il suo ex compagno di squadra Dario Hubner e vengono migliorate le strutture e le risorse: i lombardi hanno le carte in regola per essere promossi. In maglia nerazzurra debutta l’11 settembre 2005, contro il Saluzzo, ovviamente… segnando un gol. La settimana dopo bissa con un gol al Vado e segna anche al Bergamo Cenate oltre chein Coppa Italia. Tutto sembra presagire   un campionato di altissimo livello: invece a settembre c’è il crack: il patron viene condannato per riciclaggio e si notano gli effetti sulla squadra, che comincia un’interminabile serie di sconfitte. Il 23 ottobre 2005 in Chiari-Giaveno2-3, Giovanni Stroppa gioca la sua ultima partita, dopodiché rescinde con il Chiari ed appende le scarpe al chiodo.

In tutta la sua carriera ha giocato 543 partite (243 in A, 147 in B, 70 in C1 e 7 in D) ed ha segnato 58 gol.

Giulio Artesani