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Delusione totale, la quinta Coppa di Serie C della storia per il Monza è sfumata in extremis con un gol del difensore bulgaro, ex Slavia Sofia e ÄŒerno More Varna, Atanasov che, tutto indisturbato in area piccola, al 93' ha scombussolato i piani e le velleità biancorosse della serata e del prosieguo del rush finale stagionale. Ma non parliamo di beffa perchè per l'evolversi dell'incontro, soprattutto nella ripresa, i Bagaj se la sono quasi cercata questa sconfitta in Zona Cesarini, con l'undici in campo che da inizio ripresa ha abbassato vertiginosamente il baricentro e di fatto ha rinunciato a giocare, con il classico braccino corto del tennista. Non che i padroni di casa abbiano fatto granchè per vincerla fino a quel momento, Sommariva ha forse dovuto intervenire in una sola circostanza nel primo tempo su Atanasov (l'eroe tuscio) ma hanno palesato nei momenti clou più vigore, intensità e convinzione rispetto ai brianzoli. Per il Monza l'amaro in bocca della terza finale di Coppa di categoria persa consecutivamente, dopo quelle con l'Empoli nel 1995/96 e Salernitana (2013/14).



Il match è stato esteticamente brutto da vedere, teso e scorbutico per la posta in palio, condito da numerose interruzioni e con uno sviluppo delle transizioni dei due eleven ristagnanti quasi esclusivamente a centrocampo. Viterbese Castrense con un 3-5-2 ruvido, compatto che ha giocato con intensità ed aggressività, senza lesinare qualche brutto intervento (vedi il canturino Mignanelli che ha rischiato grosso nella prima parte di gara), Monza 4-3-1-2 con Marconi a sinistra dietro, D'Errico in trequarti a supporto della coppia pesante. Poco fraseggio da ambo le parti, gioco spezzettato e molti campanili, seconde palle protagoniste con i duelli maggiormente vinti da Rinaldi e compagni. Nel computo delle occasioni della prima parte meglio però il 1912 con le conclusioni, per lo più dalla distanza, di D'Errico, Marchi (bravo Valentini), Lora e Lepore; diverse sbavature in uscita difensiva e in appoggio, con il pacchetto di mediana biancorosso piuttosto impreciso e sofferente. Sulla sponda laziale il trio Palermo-Damiani-Tsonev non è che abbia fatto molto meglio in costruzione, ha pensato in primis a rompere le linee di gioco avversarie agendo praticamente da cursori, mentre gli unici che hanno creato un po' di fastidio sono stati Mignanelli con propulsione e qualche taglio verso l'interno dai lanci della retroguardia e Luppi che ha cercato la profondità e il pressing sulla costruzione difensiva monzese.



Nella ripresa è aumentata la passività biancorossa, si è puntato quasi esclusivamente invano sui lanci lunghi. D'Errico e compagni si sono ritirati sempre di più verso la propria metà campo con il passare dei minuti, la mediana spesso scavalcata da palle lunghe e con le due punte, sovente anticipate dal pacchetto difensivo viterbese, che tenevano poche sfere in avanti e non permettevano la risalita. Nella parte centrale si è passati ad un più scolastico 4-4-2 ma poi sul finire, con l'ingresso di Anastasio per Brighenti, addirittura ad un 5-4-1 estremamente difensivo, con giocatori scalpitanti in panchina tecnici e potenzialmente utili in ripartenza. Alla fine il patatrac, alla prima vera chance laziale nella ripresa il gol che ha infranto i sogni di gloria, con un buco cominciato dalla destra difensiva monzese e prorogatosi poi attraverso tutto lo specchio di porta, a causa di una dormita generale difensiva sanguinosa.



Per i "Leoni della Tuscia" primo sigillo in Coppa Italia di C, dopo averla persa la scorsa stagione contro l'Alessandria. Un ruolino di marcia invidiabile nella rassegna per i laziali, cinque vittorie su cinque (compresa quella di ieri) tra le mura amiche, ottenute sempre di misura e sovente nelle fasi finali di gara. La cura Rigoli ha sortito la scossa invocata e i suoi frutti immediatamente, trofeo in bacheca ed insperati playoff con il balzo diretto al turno nazionale (due match in meno) da testa di serie; non male dopo aver chiuso dodicesimi nel girone C, manna dal cielo. Degli episodi che stravolgono in positivo i piani e il futuro immediato di un sodalizio, che salva un'intera stagione costellata da ritardi e difficoltà nel caso viterbese. Il futbol è bello e fascinoso nel bene e nel male anche per questo, lo evidenziano anche le semifinali del gotha calcistico dei giorni scorsi, gli esiti si decidono anche da centimetri, rimpalli e tempistiche che sembrano voler ritardare a concludersi per non interrompere il pathos, che poi entra nel vivo e regala emozioni forti. Belle o brutte che siano.



Sul Monza che dire? Il ko del "Rocchi" fa molto male, soprattutto per i presenti che proprio sotto il loro settore si sono dovuti sorbire negli istanti conclusivi un'altra delusione dopo quelle digerite negli ultimi quindici anni (e non sono poche) nelle finali. Un 1-0 che complica non poco i piani dei playoff, oltre che per il pugno di mosche in mano immediato; domenica già si gioca, con due allenamenti e mezzo a disposizione per prepararla. Per fortuna che le ultime partite in campionato, vedi Bolzano, permettono di avere due risultati su tre sia nel primo turno che nell'eventuale secondo. Ma la Fermana di Destro non sarà sicuramente quella compagine arrendevole vista al "Brianteo" dieci giorni fa... E il Monza? Bisogna assolutamente resettare e azzerare in fretta e furia il rammarico, ora come ora l'aspetto nervoso è fondamentale in un torneo a sé come i playoff, il roster deve palesare le qualità tecniche individuali indiscusse sulla carta, ma evidenziate solo ad intermittenza in stagione, e l'innumerevole esperienza. Sarà fondamentale osare, nonostante il vantaggio del doppio risultato, questa è una rosa costruita, come detto a chiare lettere, per imporre il proprio gioco con chiunque e che non deve mai rinunciare a provare a vincere.



È scontato dire che bisogna crederci. Sempre!



Sandro Coppola