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Qualcuno la chiama fortuna, qualcun altro dea bendata, altri ancora con quel termine più colorito di quattro lettere che comincia con la lettera “c” e che  rende meglio l’idea di ciò che si vuole intendere.

Dopo tante gare terminate con l’uomo in meno in campo (una volta per l’infortunio di Barillà a sostituzioni ultimate, altre volte per le espulsioni di Caldirola e Marrone), finalmente una circostanza in cui il Monza ha beneficiato della superiorità numerica. Sì, so benissimo che nessun calciatore del Cittadella ha abbandonato il campo prima della fine; la superiorità numerica dei brianzoli, quindi del tutto metaforica, è stata determinata da quella dose di buona sorte che ha caratterizzato sabato scorso l’intera prestazione degli uomini di Stroppa.

Non mi riferisco tanto alle prodezze di uno strepitoso Di Gregorio nella prima mezzora di gara. Se hai un portiere bravo e attento, non è fortuna. La fortuna è vedere gli avversari colpire due volte i legni della tua porta, giocare nettamente meglio di te, metterti in continua difficoltà e sofferenza per gran parte della gara. Ma, nonostante tutto ciò, la fortuna è portare a casa quei tre punti che danno ossigeno all’asfittica classifica del Monza e possono, anzi, devono costituire il punto di svolta nella stagione della squadra biancorossa. E infondere nella testa dei giocatori del Monza quella necessaria dose di fiducia nei propri mezzi che è finora parsa la carenza più evidente. La consapevolezza delle potenzialità del gruppo, pur privo dei numerosi infortunati, è arrivata anche dall’apporto determinante dato al successo da chi aveva iniziato la gara dalla panchina. Le sostituzioni hanno fatto la differenza. Vignato e, soprattutto, Machin e D’Alessandro, autore di una cavalcata spettacolare e vincente, hanno portato in campo quella “cazzimma” in salsa brianzola di cui questa squadra spesso dimostra di non essere dotata.

Forza e coraggio, contro il Cittadella la buona sorte ci ha assistito. Ora è il momento di far bene anche senza aiuti “esterni”.

Paolo Corbetta

foto Studio Buzzi