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Il mondo dei motori piange per la scomparsa a 86 anni, nella sua casa di Monza, di Tino Brambilla, fratello di Vittorio, un pilota molto apprezzato da Enzo Ferrari che gli affidò spesso il ruolo di collaudatore. "Era un’istituzione per l’Autodromo, per Monza, per tutti quei giovani degli anni ’60 che sognavano sulle gradinate del Tempio della Velocità" le parole del sindaco Dario Allevi. "Tino - ha proseguito il sindaco - era uno spirito libero, forse un po’ burbero. Era conosciuto per essere un “duro”. Ma aveva un cuore grande e amava organizzare insieme al fratello Vittorio scherzi divertenti che spesso nascevano in quello che i monzesi chiamavano il “Bar di Stupid”, dove i fratelli Brambilla erano circondati da tanti amici.
Un pilota, Tino, come il fratello Vittorio, lontano anni luce dal mondo delle corse di oggi, da quei “piloti star” che inseguono followers e modelle: un uomo di sport e un meccanico. E basta. I motori per lui erano tutto. Monza era il centro del suo mondo. E, per i casi della vita, sfiorò la possibilità di correre in F1 sul suo circuito. Grazie ai suoi successi in F2, Ferrari gli offrì di esordire in F.1 al GP d’Italia nel 1969, ma Tino dovette rinunciarvi per un banale incidente in moto di cui era stato vittima qualche giorno prima. Il senso della storia e della vita di Tino Brambilla è racchiuso in una parola, sfida: sfidarsi, vincere, stabilire un record. Su due o quattro ruote. E poi, dopo la gara, nel box, seduto su un pneumatico, mangiarsi un panino col salame e bersi un bicchiere di vino con le mani sporche, perché nel frattempo si doveva pulire un carburatore o regolare i freni. Adesso Tino - ha concluso il sindaco - potrai continuare a correre in cielo insieme a tuo fratello Vittorio.