La Serie A sempre più in mano straniere: il motivo
Sono sempre più insistenti le voci che parlano dell’avvento di due nuove proprietà straniere in Serie A

Serie A, sempre meno italiana
Oggi, su 20 club di Serie A, solo l’45% è in mano a proprietà italiane: si tratta di Cagliari, Empoli, Juventus, Lazio, Lecce, Monza, Napoli e Torino. Il restante 55% è controllato da investitori stranieri, tra cui spiccano Atalanta, Bologna, Como, Fiorentina, Genoa, Inter, Milan, Parma, Roma, Venezia, Verona e, a breve, anche l’Udinese. Un tempo erano eccezioni, oggi sono la regola.
L’aumento dei costi di gestione, la necessità di restare competitivi a livello europeo e la trasformazione del calcio in una vera e propria industria finanziaria hanno favorito l’arrivo di fondi internazionali, in particolare statunitensi.
Emblematici i casi di Inter e Milan, che hanno lasciato alle spalle le storiche proprietà Moratti e Fininvest. Come ha ammesso lo stesso Massimo Moratti dopo la cessione nel 2013: “Abbiamo visto l’esplosione dei costi e una passione che non teneva il passo delle ambizioni.”
Questa è la grande differenza tra le vecchie famiglie del calcio italiano e i fondi stranieri: le prime prendevano decisioni anche con il cuore, i secondi puntano solo al bilancio. Qualcuno dirà che proprio questa emotività ha portato alla fine di certe gestioni romantiche, ma per molti tifosi resteranno sempre preferibili alle attuali logiche finanziarie.
Tuttavia, esistono ancora eccezioni virtuose: De Laurentiis, Cairo, Lotito ed Exor continuano a guidare i rispettivi club con modelli sostenibili, riuscendo anche a primeggiare, come dimostrato dal Napoli campione d’Italia. Insomma, fondo non sempre è sinonimo di successo.
Udinese verso gli USA, il Monza riflette
Il 7 giugno l’Udinese firmerà il passaggio ufficiale a un fondo statunitense, che dal 1° luglio sarà operativo. Si chiude così un’epoca: quella della famiglia Pozzo, al timone del club da quasi 40 anni.
Anche il Monza potrebbe presto voltare pagina. Non c’è ancora un’intesa definitiva, ma cresce l’interesse di più soggetti: in pole un altro fondo americano (al momento sconosciuto), che dovrà vedersela con l’italoamericano Mario Gambelli e l’avvocato Mauro Baldissoni. Dopo la cessione del Milan nel 2017 a Yonghong Li per 740 milioni, anche Fininvest potrebbe dire definitivamente addio al mondo del calcio.
I fondi? Più business che passione
Il crescente ingresso di proprietà straniere in Serie A risponde a logiche ben precise: massimizzare i ricavi, aumentare il valore del club e rivendere con profitto. Sponsorizzazioni, merchandising e valorizzazione dei giocatori sono i principali strumenti per generare utile.
Il lato sportivo viene spesso dopo: una squadra che vince, certo, rende di più, ma l’obiettivo principale resta far salire il valore economico della società. Questo approccio, però, rischia di far perdere l’identità a club storici e di allontanare una parte di tifoseria. Perché il calcio, in Italia, non è solo business. È storia, appartenenza, cultura. Andrea La Manna
Mercoledì torna “Monza una città da Serie A”
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