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Incontriamo Davide Zoboli, forte difensore di scuola Parma (la sua città, dove risiede attualmente) al Monza per due stagioni in serie C2, dal 2002 al 2004 con 48 presenze e 2 reti in biancorosso. Per lui una carriera significativa che lo ha visto protagonista anche nella massima serie con la maglia del Brescia con 45 presenze e 3 gol al suo attivo. In serie B ha militato con Albinoleffe, Brescia, Torino e Modena. Ha concluso la sua carriera con un ultimo scampolo di gioco in serie D col Darfo Boario nell’anno in cui proprio il Monza vinse quel campionato. La prima domanda che rivolgiamo solitamente è “Cosa fai oggi, oltre ad allenare…” ma nel tuo caso… Ho il patentino Uefa B, ma la mia attività lavorativa non mi lascia tempo libero da dedicare al calcio, me l’hanno chiesto parecchi anche qui in zona, non ultimo il direttore del Parma Faggiano per il settore giovanile, ma proprio non riesco. Un’attività che ti occupa a full time… Possiedo due bar qui a Parma, uno lo gestisco a tempo pieno con mio cugino, che è anche mio socio, l’altro si trova proprio di fronte allo stadio e lo gestiamo da remoto… E’ un’attività che mi prende tutto il tempo a disposizione. Il momento nella tua carriera che ricordi con più volentieri? Sicuramente l’esordio in serie A a 22 anni (26 settembre 2004 Udinese-Brescia 1-2 n.d.r.) e poi la vittoria sulla Juve in serie B (marzo 2007 Brescia-Juventus 3-1 n.d.r.) purtroppo di campionati non ne ho vinti, ho perso un po’ di playoff, quindi le soddisfazioni sono relative a singole partite. Hai calcato palcoscenici importanti, sia in A che in B: il giocatore più forte che ritieni di aver incrociato? E’ una domanda che mi viene rivolta spesso: ho avuto la fortuna di marcare gente come Shevchenko, Vieri, Adriano, Del Piero,Trezeguet, Totti… ma l’attaccante più fastidioso da marcare per me è stato Filippo Inzaghi, non stava mai fermo. Ecco, direi che “fastidioso” sia l’aggettivo che calza a pennello in questo caso! Seguirai certamente ancora il Monza… che idea ti sei fatto? Ricordo bene l’ultima volta che ho incrociato il Monza, eravamo in serie D io giocavo con il Darfo (settembre 2016, Monza-DarfoBoario 2-0) e il d.s. Antonelli, col quale avevo giocato nel Torino, rimase sorpreso nel rivedermi perché pensava che avessi smesso. Mi chiese se ero disponibile a ritornare a gennaio, ma ormai avevo deciso di smettere e poi anche il patentino da allenatore mi vincolava. Credo che ora con Galliani e Berlusconi le ambizioni non manchino, così come le competenze ed i mezzi economici. Ricordo che già ai miei tempi le strutture erano di tutto rispetto, e mi riferisco soprattutto al Monzello. Sicuramente Monza è una piazza importante e la vicinanza a Milano l’ha sempre un po’ condizionata, ma la città è importante e può essere un palcoscenico di tutto rispetto Anni difficili quelli della tua permanenza a Monza, con i tecnici Boldini, Piantoni e Pedrazzini ed i giocatori intenti a far fronte a mille difficoltà, con la società avviata verso il suo secondo fallimento (erano i tempi del Monza di D’Evant ed Atzeni n.d.r.). Ci racconti un episodio che ti è rimasto impresso di quel difficile periodo? Il primo anno il d.s. Bonato ha fatto un gran lavoro malgrado le difficoltà e ci è stato molto vicino finchè ha potuto. Mi ricordo che poi a dicembre del secondo anno non ci siamo più potuti allenare perché erano state staccate tutte le utenze (luce, gas e acqua) e la società era allo sbando più totale: promesse su promesse ma nulla veniva puntualmente mantenuto... Anche nella pausa natalizia non ci siamo allenati, ed alla ripresa del campionato siamo andati a vincere a Sesto per 2-0 (6 gennaio 2004, doppietta di Margheriti, n.d.r.) malgrado ci fossimo allenati solo nei due giorni precedenti la partita. Poi nel mercato di gennaio mi cercò l’Albinoleffe in serie B e terminò la mia avventura a Monza. Chi fra i tuoi ex compagni del Monza chi ritieni sia stato il il giocatore più forte ? Direi Stefano Pagani per la grinta e l’attaccamento alla maglia, quando si dice genio e sregolatezza... Vedo spesso Piccioni perchè ora è il vice di D’Aversa qui a Parma. Ricordo che quando affrontavo il Sassuolo ne rivedevo molti: Pensalfini, Piccioni, Pagani, Benetti, Colussi, Pelatti... Mi ha fatto piacere rivedere tempo fa anche Sinigaglia, Giarettae e Leone. Qualcosa di più piacevole: ci racconti il tuo primo gol in serie A? E’ stato col Cagliari il primo anno (febbraio 2005. Brescia-Cagliari 2-0 n.d.r.): ad inizio partita azione da calcio d’angolo e girata in rete di sinistro. La prima sensazione è stata quella di realizzare un sogno, sin da bambino si pensa quel momento: segnare un gol in serie A! In serie A ho esordito a settembre 2004 a Udine, De Biasi mi mise dentro: non avevamo ancora vinto una partita e la spuntammo per 2-1. E il tuo credo calcistico, qual è?… Insomma, la squadra che ti piace di più seguire In generale non ho una fede calcistica, anzi ti dirò che da quando ho smesso ho avuto una specie di crisi di rigetto del calcio giocato… Mi piace vedere le belle partite da casa, ma oggi squadre che giocano bene non ce ne sono, devo risalire ad una paio di anni fa quando c’era l’Ajax che giocava un calcio corale, dove c’era una certa organizzazione e tutti si aiutavano. Un pronostico da intenditore, chi vince lo scudetto? Dopo tre mesi di stop può succedere di tutto, ma penso che la Juve lo possa solo perdere. E’ attrezzata molto bene sia come qualità che come quantità e quest’ultimo è un fattore importante considerato che il calendario sarà molto fitto con partite che si susseguiranno a ritmo forsennato. Giulio Artesani