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Non ce l'ha fatta Mohamed Abdeltawwab Kamel Mabdrouk, 42 anni, l'operaio egiziano deceduto dopo quattro giorni di agonia a seguito dell'incidente avvenuto giovedì scorso presso il cantiere di via Giacosa a Monza. 

Una trave, staccatasi per motivi ancora da verificare, dalla gru vicino al quale lavorava, lo ha colpito alla testa. I soccorritori hanno provato a rianimarlo, ma, arrivato al San Gerardo di Monza, le sue condizioni sono parse subito gravissime. Quattro giorni di lotta, insieme alla moglie e ai quattro figli appena arrivati dall'Egitto, non sono serviti a rianimarlo. Mohamed è deceduto ieri, un'altra delle tante vittime sul posto di lavoro che, negli ultimi anni, stanno colpendo l'Italia.

Il comunicato dei sindacati

A tragedia avvenuta, come spesso accade, ecco il comunicato dei sindacati brianzoli (Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil di Monza e Brianza), riassumile con un solo aggettivo: inammissibile. 

“Mohamed aveva solo 42 anni e tanti progetti per il suo futuro e per la sua famiglia che lo aveva raggiunto dall’Egitto solo la settimana scorsa. Restiamo in attesa dell’esito delle indagini ma è inammissibile assistere a episodi di questo tipo nonostante il continuo tentativo da parte nostra di mettere le misure di protezione a favore di una maggiore sicurezza al centro della contrattazione. È stata l’ennesima vittima di quella che ormai non è più una giornata di lavoro, ma una giornata in “trincea”. Le imprese devono avere come priorità la prevenzione e la formazione, garantire tutti i dispositivi di protezione individuale e l’applicazione delle procedure di sicurezza. Riteniamo necessario investire maggiormente sui controlli ispettivi”.

incidente sul lavoro


Le solite polemiche all'italiana

Inutile dire che il ritornello è sempre lo stesso. Da Aosta a Palermo, passando per tutti i 1.200 kilometri di lunghezza nel nostro paese. Non si può morire sul lavoro. E, invece, proprio alla vigilia del Primo Maggio, la festa che consacra tutte le professioni, siamo ancora qui a interrogarci su un'altra famiglia spezzata, su un'altra vita persa durante lo svolgimento del proprio lavoro. 

Non ci si può sempre appellare alla sfortuna e alla fatalità, per quanto questo incidente possa evocarla, tuttavia istituzioni e imprese dovrebbero davvero sedersi a un tavolo per porre fine a questa tragedia che, da inizio 2024, ha già visto morire più di 350 persone, oltre alle migliaia di infortuni, molti dei quali sicuramente non denunciati per non incorrere in sanzioni. 

Ieri ha pianto la Brianza, domani a chi toccherà, prima che si ponga un rimedio a questa strage?

 

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