“Sto per morire, ma non abbiate paura”: le ultime parole di Laura Santi
La giornalista perugina si è auto-somministrata il farmaco nella sua casa. L'iter autorizzativo era iniziato nel 2022.

Laura Santi e il diritto al suicidio assistito
La giornalista perugina Laura Santi, 50 anni, è morta nella sua casa a Perugia dopo essersi auto-somministrata un farmaco letale, come consentito dalla procedura del suicidio medicalmente assistito. Affetta da una forma avanzata di sclerosi multipla, ha affrontato un lungo percorso giudiziario prima di ottenere il via libera.

Accanto a lei, fino alla fine, il marito Stefano. È stato proprio lui a rendere pubblica la notizia attraverso l’Associazione Luca Coscioni, di cui Laura era attivista e consigliera.
Le parole di Laura: libertà e dignità
"Dobbiamo essere noi a decidere, nessun altro". È questa la frase simbolo lasciata da Laura Santi nelle sue lettere, pubblicate dalla stessa Associazione Coscioni. Con grande lucidità, Laura ha raccontato cosa significasse vivere ogni giorno in un corpo che non risponde più, in un dolore continuo e senza tregua.
"Sto per morire. Ma non vi preoccupate per me. Mi porto con me sorrisi, bellezza. Ricordatemi. E non vi stancate mai di combattere". Un messaggio che è già diventato testimonianza e stimolo per tanti che vivono situazioni simili.
Un percorso giudiziario lungo e doloroso
Come sottolineato dalla stessa associazione, l’iter di Laura Santi è durato oltre tre anni. Due denunce, due diffide, un ricorso d’urgenza e un reclamo contro l’ASL Umbria 1. Solo a novembre 2024 ha ottenuto la relazione medica completa che attestava i requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale.
A giugno 2025 è arrivata la conferma del collegio medico e del comitato etico sulle modalità di somministrazione del farmaco. Un cammino estenuante, affrontato con forza e determinazione, sostenuto costantemente dai volontari dell’Associazione Luca Coscioni.
Il ruolo dei volontari e dei medici
Fondamentale è stato il contributo del personale medico e infermieristico volontario, che ha assistito Laura nella delicata procedura. La donna ha potuto compiere la sua scelta nella propria casa, in un ambiente familiare e circondata dall’amore del marito.
Quello di Laura Santi non è solo un caso di cronaca, ma un grido civile. Un invito a riflettere sul fine vita, sulla libertà di scelta, e su un diritto che in Italia resta ancora difficile da esercitare.
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