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Bologna-Monza

Negli articoli di giornale ormai scrivono tutti il tempo di lettura stimato.
Non so in questo caso ma vi dico solo che se avete davvero voglia di leggere questo è meglio se vi mettete comodi.
Mi ringrazierete di certo, non per l'articolo ma per il consiglio. Forse questa volta ho esagerato un po'.

E' accaduta una sola cosa importante in questo fine settimana. Molti avranno detto:"Ma a me non interessa nulla!" magari anche utilizzando termini più coloriti.
Ma alla fine, una sbirciatina, una notiziola di qua o di là, una discussione con qualcuno che ti è vicino... Sì, alla fine, in qualche modo, ha colpito anche te. Ne sono certo.
Già, alla fine ha colpito anche me. Anzi, no. Ad essere  sinceri, quest'anno è stato diverso. Non ero nella schiera dei riottosi pentolafagiolisti.
Quest'anno ero curioso. Sin dall'inizio sono stato curioso. E, sempre per rimanere nel campo dell'onestà, questa curiosità è nata dai figli. Già, da loro.
Direi che è sempre stato più usuale il contrario, almeno in tempi passati, dove erano i genitori che quasi imponevano questi momenti ai figli.
Forse memori dei fasti del passato o per amore della bellezza o magari anche solo per abitudine.
Ed invece quest'anno, ma già anche in quelli più recenti, questa situazione è arrivata a capovolgersi.
Sono stati loro, i più giovani, ad avere la carica maggiore e quasi ad imporre che si debba vivere questa avventura.
Scusatemi, sono stato volutamente un po' criptico perchè la medesima premessa l'avrei potuta fare sia per un discorso legato al nostro Monza così come al Festival di Sanremo.

Dico questo perchè la "formula" scelta da Amadeus per il suo festival ha attirato molti giovani, tra cui i miei figli.
Incuriosito ho avuto modo di ascoltare quasi con le loro orecchie cantanti che probabilmente mai avrei ascoltato.
Blanco, Elodie, Ultimo, Tananai, Olly, Gianmaria, Rosa Chemical e così via.
Ma la "formula" non ha nulla di nuovo, in verità. Amadeus ha studiato il passato per proiettare Sanremo nel futuro.
Se guardo al passato, infatti, ero io che da ragazzo spingevo i miei ad ascoltare il Blasco o Renato Zero o Gianna Nannini o Loredana Bertè o Enrico Ruggeri o Mia Martini.
Probabilmente a loro volta dissero ai rispettivi genitori che oltre al bravissimo Claudio Villa esistevano anche Celentano o Ornella Vanoni o Gianni Morandi.

Il parallelo con il Monza, soprattutto nella città di Dalla, di Ron, di Curreri, di Cremonini e così via, non è nè azzardato nè fuori luogo.
La "formula" che Galliani e Berlusconi hanno scelto di seguire è la medesima di Amadeus, guardare al passato per proiettarsi nel futuro.
Abbiamo un allenatore debuttante che sta facendo cose egregie. Più che egregie. Ma non c'è nulla di nuovo.
Senza scomodare la già ben nota scelta di Sacchi ai tempi rossoneri dei nostri attuali nocchieri, mi sento di citare almeno tre allenatori che iniziarono la loro carriera, più o meno allo stesso modo, debuttando tra le file biancorosse.
Direi tre pietre miliari della nostra storia. Partirei da Gigi Radice per proseguire con il Borussia di Brianza di Alfredo Magni e chiuderei con Pierluigi Frosio.
Bastano i nomi. Per chi non conoscesse la loro storia vi rimanderei ad uno dei tanti articoli che la Peduzzi band avrà certamente scritto su di loro oppure a wikipedia anche se tanti fronzoli non li troverete.
Dico solo che tutti e tre li possiamo considerare dei brianzoli ma possiamo perdonare questa pecca a Palladino.
Lo sguardo al passato, però, non si limita alla scelta del solo mister ma anche la composizione della rosa è centrata.
Il classico mix di giovani e esperti così come il giusto mix di italiani e stranieri senza eccedere con la ricerca dei secondi se non per la qualità che questi possono dare.

Ecco, tutto questo ha portato ad avere una squadre eclettica che si può misurare con tutti.
Se è vero che esiste un impianto di gioco ben collaudato e che ancora si sta perfezionando, è anche vero che la squadra ha dato esempio di sapersi adeguare alle situazioni.
A Bologna serviva stare corti dando densità in mezzo per evitare le rapide verticalizzazioni e stando attenti sugli esterni evitando incursioni ma, piuttosto, concedendo qualche traversone che, date le assenze degli avversari, sarebbero risultate forse un po' meno efficaci.
Per la prima volta abbiamo visto il Monza rinunciare al possesso palla.
Da squadra che fa del giro palla e della pazienza in attacco la sua forza si è trasformata in veloce e frenetica nelle ripartenze.
E' l'avversario che ha imposto questo trend ed il Monza è stato capace di adeguarsi.
Questo adattamento, però, è stato possibile grazie al quasi completo recupero di un giocatore fondamentale per questa squadra e cioè Petagna.
Puoi permetterti di attendere l'avversario e ripartire se hai davanti un centravanti che ti permette di salire quando esci anche con palla lunga.
Il classico giocatore che fa salire e che poi smista sugli esterni quando non può fare la giocata da singolo.
Nell'economia tattica della squadra, anche data l'assenza di Carlos, Petagna è risultato fondamentale.
Non abbiamo altro giocatore con le stesse caratteristiche e che può ricoprire questo ruolo in queste condizioni.

Vorrei seguire la linea del mister che preferisce condividere il merito con tutto il gruppo squadra, staff tecnico compreso, i meriti senza citare i singoli pertanto andrò a spendere poche parole (vabbè, mi conoscete ormai) solo per chi ha brillato un po' di più questa domenica.
Partirei da Pablo Marì. Tutte le volte rimango stupito da quanto riesca a dare ordine alla difesa oltre che ad annullare, o quasi, l'avversario di turno.
La sua personalità è la medesima che gli ha fatto dimenticare immediatamente l'errore con l'Inter e proseguire quella partita, così come le successive, come se nulla fosse accaduto.
Ma con lui citerei anche Ciurria e Rovella. Ogni tanto li vedi in una parte del campo e pochi istanti dopo dall'altra. Corrono, contrastano, recuperano, ripartono.
Incredibile quanto facciano e quanto lo facciano bene per tutti e novanta i minuti.
Invece per l'uomo DiGre sono stati spesi tutti gli aggettivi possibili ed immaginabili.
Cosa si può dire ancora di un portiere che rimane in modalità gestione per tutta la gara e si ritrova all'ultimo secondo con una furibonda mischia in area nella quale lui si getta con testa e mani in avanti mentre attorno a lui roteano decine di gambe?
Coraggio da vendere. Ruggisce da far paura.

Menzione d'onore anche a chi ha realizzato il gol partita. Giulio è quel giocatore che probabilmente Madre Natura non ha dotato di tecnica eccelsa o di un dribbling alla Alberto Tomba ma che con la forza del lavoro e dell'abnegazione riesce ad andare oltre i suoi limiti.
Il suo limite di ieri era quello di essere stato indisponibile per circa un mese ed al rientro si fa trovare pronto ed efficace per poi doversi arrendere solo quando cuore e polmoni hanno dato più di tutto.
E' lui l'esempio del giocatore che si mette a disposizione. E' lui quello che "prima la squadra"! E' lui quello che, al contrario delle dicerie di Cremonini, vuole essere Robin.
Anche a lui, come già al vichingo, abbiamo ormai perdonato l'improvvida scappatella luganese.

Quindi, per chiudere, questo Monza è bello. E' certamente bello. Giusto oggi stavo ascoltando alla radio il mitico Leo Turrini che commentava la presentazione della nuova Ferrari e ricordava che il Drake (aka Enzo Ferrari) diceva sempre che la macchina bella era quella vincente.
Beh, ribadisco, questo Monza è bello. E' bello ANCHE perchè vincente.

Ed ora, ringrazio l'orchestra, la squadra, il pubblico, i tifosi e do il cinque virtuale sia a Morandi che a Palladino.
Cosa non si fa per qualche fanta-bonus in più. Ma, vi prego, non chiedetemi di baciare Peduzzi.

Il Cioci