Boxing Day, Penna Nera Ravanelli e buone feste Bianco-rosse: un super Monza vince a Modena 1-2
Con una prova di carattere e spessore, i biancorossi espugnano il Braglia e battono in rimonta i gialloblù 2-1. Pareggia Azzi, decisivo Ravanelli. L'analisi del match.
“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”, diceva John Belushi - alias Bluto Blutarsky - in Animal House, film cult di John Landis che approdò al cinema un anno dopo quel Modena 1977 avaro di sogni - e speranze di promozione - per il Monza.
Il Braglia, come raccontato da Fiorenzo Dosso nel suo amarcord, fu “l'isola che non c’è senza la struggente poesia di Edoardo Bennato". Ma proprio in quel '77 Bennato scrisse una canzone, Quando sarai grande, che parlava delle difficoltà di crescere e restare intrappolati negli ingranaggi della vita.
Ecco che “Quando sarai grande, allora saprai tutto…saprai perché”. 48 anni dopo, il destino ha riannodato i fili e, in un certo senso, compensato quello che prima aveva tolto. E il perché, ovvero il motivo, sta tutto nella vittoria in terra emiliana del 26 dicembre 2025.
Nel segno di un Monza risorto dalle ceneri della retrocessione e mosso da quel romanticismo che è ricamo sul petto e DNA del club. Nel segno, anche e soprattutto di Paolo Bianco - nato due mesi dopo la “fatal Modena" del '77 -, che in un pomeriggio di Santo Stefano ha fatto nera la sua ex squadra.
Un grande Mister per un grandissimo Monza. Vittoria incredibile a Modena, in rimonta, con una reazione infuocata, un secondo tempo di altissimo livello e una voglia di far valere la propria forza in campo, dove – lo diceva il D10S Diego Armando Maradona - “non ci si batte con le armi, bensì col pallone”.

Monza di spade, Modena “risottato”
“Partita dura 90 minuti e finisce quando arbitro fischia”.
Niente di più vero, niente di più lapalissiano.
Il breviario di Vujadin Boškov non fa un grinza e aiuta a tenere a mente quanto nel calcio non sia importante giocare bene un tempo, ma tutta la partita.
Come il Monza a Modena, in corsa dal primo all'ultimo minuto e autore di una prova maiuscola, di temperamento, resistenza e merito.
Bianco conferma il consueto 1-3-4-2-1, sistema flessibile e adattabile agli incastri avversari: Thiam tra i pali; Izzo, Ravanelli e Carboni in difesa; Colombo e Pessina in mediana, con Birindelli e Azzi sulle fasce; Ciurria e Keita alle spalle di Mota.
Sottil predispone l'1-3-5-2, con la seconda punta a legare il gioco a creare spazi per gli inserimenti dei compagni: Chichizola in porta; Nieling, Adorni, Tonoli nel terzetto arretrato; Zanimacchia, Santoro, Gerli, Sersanti, Zampano a centrocampo, Massolin e Gliozzi in avanti.
Il Monza parte subito in quinta e con Azzi costruisce la prima palla gol del match, con il diagonale mancino del brasiliano che sfiora di poco il secondo palo.
I padroni di casa provano a organizzarsi e gravitano attorno a Massolin - con Ravanelli spesso in uscita dai blocchi - per orchestrare pericoli e azioni salienti. Il francese testa i riflessi di Thiam con un destro a giro dalla distanza e al 39' disegna il filtrante per Gliozzi che origina l'episodio chiave della gara. Incrocio di traiettorie tra Izzo e l'ex attaccante del Monza, che svicola e cade in area. Bonacina prima lascia correre, poi viene richiamato dal Var e assegna il rigore: da una decisione di campo corretta, a una scelta errata al monitor. Dal dischetto Gliozzi segna e porta il Modena sull'1-0.
Sulle ali dell'entusiasmo, i Canarini falliscono il raddoppio, con Thiam che neutralizza la conclusione ravvicinata di Zampano.
Nel secondo tempo il copione si ribalta e il Monza sale in cattedra, moltiplicando energie, ritmo e intensità e giocando da squadra, con tutti i singoli applicati all’interno del sistema e una mediana 100% brianzola – Pessina e Colombo – a frazionare la manovra gialloblù, conferendo peso specifico e solidità allo scacchiere brianteo. Bianco dà le giuste indicazioni e la squadra risponde al meglio, sovrastando gli avversari nei secondi 45’ in ampiezza, sviluppo e transizione.
Come? Tatticamente e tecnicamente, con più palleggio e meno lanci lunghi.
Laddove l'idea iniziale era quella di attirare la pressione avversaria ricorrendo alla costruzione dal basso e alla ricerca della profondità per scavalcare il centrocampo, nella ripresa il Monza vira strategia e - dal paradigma Thiam-Carboni-sciabolata per Mota - passa al gioco ragionato palla a terra, con reparti corti e braccetti ad avvolgere la manovra in fase offensiva.
La squadra di Bianco è elastica e reattiva, abile a distendersi e interpretare le due fasi, stringendo le marcature e limitando il raggio d'azione di Massolin, l'uomo più pericoloso del Modena.
Al vantaggio dell’ex Gliozzi (ancora a segno dagli undici metri, con 9 penalty complessivi assegnati in stagione agli emiliani) replica l’ex Azzi, con “Penna Nera” Luca Ravanelli a scartare il regalo di Natale più bello. Un colpo di testa da corner e 3 punti pesantissimi in saccoccia, che tagliano le gambe e il morale al Modena (a -8 dalla vetta), ribadendo con vigore un concetto: il Monza è una squadra unita e di spessore che quando libera il suo potenziale non fa prigionieri.
L'armata di Bianco ci mette passione, morde ogni pallone con testa e lucidità e stravolge il punteggio, dimostrando grande determinazione nel conseguire la vittoria e, all'occorrenza, nel saper soffrire. E quando cambia marcia non ce n'è per nessuno.
Dopo 7' di recupero, l'epilogo coincide con l'apoteosi: Modena-Monza termina 1-2.
I biancorossi battono gli emiliani e danno la prima, vera sterzata al campionato, all’ultima curva dell’anno e a una giornata dal giro di boa dell’andata. Un segnale chiaro alle dirette concorrenti, la cui pressione, ora, è tutta dalla loro parte.

Contro tutto e tutti
Senza il Canario, il Monza non fa sconti e supera i Canarini.
Contro tutto e tutti. Contro un arbitro ai minimi storici e un Var che – utilizzato senza controllo, setacciando al millimetro ogni fotogramma alla ricerca smodata dei contatto – ha completamente depotenziato, se non mortificato e spersonalizzato, il ruolo dell’arbitro. Walter Bonacina da Bergamo, che quando prende la giusta decisione, ovvero non fischiare il rigore su Gliozzi, viene richiamato al monitor e cambia valutazione. Sbagliando, con una scelta che finisce per togliere valore – e ragion d’essere – alle dinamiche di gioco a favore del fermo immagine e del suo abuso più estremo.
Bonacina perde il metro e la direzione, a dir poco disastrosa nella gestione dei falli, dei cartellini (di giallo ci sono solo le maglie dei Geminiani), rompendo l’equilibrio con un episodio che sposta l’inerzia del match dalla parte dei Canarini, a un passo dal 2-0 al termine del primo tempo, con i biancorossi tenuti in vita da Demba Thiam.
Una condotta poco equa che ha “macchiato” il big match, generando caos e confusione nel prosieguo dell'arbitraggio.
Ma è proprio nelle avversità che vengono fuori i valori, la personalità, la ferocia agonistica e la voglia di ristabilire l'ordine delle cose. Con umiltà, che è coesione e spirito di sacrificio, e coraggio, virtù cardinale secondo Aristotele.
Il Monza sfodera la sua anima combattiva e lotta, con un cuore da leone (il Ponte cittadino insegna) e il piglio temerario di chi non si arrende mai.
2-1 magico e bandierina piantata al Braglia come feudo di conquista: i biancorossi vincono e lo fanno con una prestazione atomica e muscolare, infliggendo la terza sconfitta interna consecutiva agli emiliani e riagguantando il Frosinone (in attesa della partita con l'Empoli) in vetta della classifica.
Boxing day d’autore e buone feste Bianco-Rosse. Tutto molto bello, tanto per citare Bruno Pizzul.
Sotto una buona strenna, i brianzoli scartano il dono natalizio più ambito e, nel giorno di Santo Stefano, ottengono una vittoria strepitosa davanti agli oltre 630 tifosi monzesi presenti al Braglia.
Ora è tempo di gioire e godersi il momento, per chiudere il 2025 nel modo migliore e ripartire nel 2026 con entusiasmo e fiducia.
Consapevoli della propria forza, con un ottimo allenatore che non si accontenta mai, impartisce idee di calcio e, con destrezza, tiene sempre accese le motivazioni.
Perché volere è potere e tutto dipende esclusivamente dal proprio operato.
Infine, per inciso: il risotto alla monzese batte a mani basse i tortellini modenesi.
A cura di Andrea Rurali



