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Mauro Baldissoni
Mauro Baldissoni

“Tieni giù la testa che volano news, sparano missili…” cantava Ligabue nella celebre Sotto Bombardamento. Una canzone che oggi può essere la perfetta metafora per raccontare l’attuale situazione del Calcio Monza.

Com'è noto, è in corso una trattativa avanzata per la cessione del Monza tra Fininvest e un gruppo americano guidato da Mauro Baldissoni, ex CEO e AD della Roma durante l’era Pallotta.

Per approfondire la vicenda, abbiamo intervistato il giornalista Alessandro Sticozzi, firma di Adnkronos ed Este News, esperto di governance sportiva e finanza calcistica.


Gli anni di Baldissoni alla Roma: una guida solida ma controversa

“Nel passaggio tra Rosella Sensi e Thomas Di Benedetto all’inizio degli anni Duemila fu proprio Mauro Baldissoni a guidare le trattative”, ci racconta Sticozzi. “Avvocato di grande peso a Roma, entrò prima nel CdA della Roma e poi ne divenne CEO e vicepresidente”.

Durante il suo periodo, la Roma lottò spesso ai vertici della Serie A, con Rudi Garcia in panchina e Walter Sabatini come direttore sportivo. “Sotto la sua guida sono arrivati giocatori poi rivenduti con plusvalenze record: Pjanic, Benatia, Marquinhos, Nainggolan, Zaniolo, sottolinea il giornalista.

Importante anche il lavoro fatto sul progetto del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle: “Baldissoni riuscì a unire tutte le anime politiche e societarie, un’impresa rara a Roma. Peccato che tutto si sia arenato per colpa di ostacoli burocratici”.

Le ombre di una gestione tra tifosi scontenti e processi aperti

Non mancano però le critiche. “La gestione del settore giovanile fu discutibile: Pellegrini e Frattesi vennero lasciati andare, mentre arrivarono giocatori affermati ma deludenti come Defrel, Iturbe, Nzonzi, Schick, evidenzia Sticozzi.

Gravi anche le frizioni con Francesco Totti: “Dopo il ritiro, Baldissoni non riuscì a valorizzarlo nel ruolo dirigenziale, e la rottura fu inevitabile”. E ancora: “La Roma di quegli anni aveva il monte stipendi dirigenziale più alto al mondo. Giocatori come Salah e El Shaarawy furono venduti per rientrare nei parametri del Fair Play Finanziario.

Sullo sfondo, restano anche i processi per plusvalenze fittizie, tra cui quella che coinvolge Leonardo Spinazzola.

“Qualche ombra c'è, ma da dal punto di vista delle strutture e delle relazioni internazionali, Baldissoni ha costruito molto”, conclude Sticozzi.


Burdisso e gli americani: quale futuro per il Calcio Monza?

Un altro nome caldo è quello di Nicolas Burdisso, possibile nuovo direttore sportivo del Monza. “Un uomo di campo, appassionato e con visione. Al Boca Juniors ha fatto bene, e a Firenze ha contribuito al progetto del Viola Park”, commenta Sticozzi.

Secondo lui, “Burdisso ha la garra argentina, quella che serve in una sfida come la risalita in Serie A. Ricorda per certi versi lo stile umano e passionale di Adriano Galliani.

Anche il profilo degli americani nel calcio italiano è in crescita. “Atalanta e Bologna sono due esempi virtuosi, il Milan invece è in difficoltà. Serve sempre l’esperienza italiana per bilanciare il modello di business americano”, spiega il giornalista.

E avverte: “Il calcio non è l’NBA. Pallotta lo ha imparato a sue spese: gestire una squadra di calcio come una franchigia americana non funziona”.


La trattativa Monza-Fininvest: tutti gli scenari ancora aperti

Alla domanda se ci sia un legame tra l’attuale mercato del Monza, il silenzio di Galliani e la trattativa in corso, Sticozzi risponde:
“Quando è morto Berlusconi, si parlò dell’interesse di Marinakis, ma non se ne fece nulla. Ora il gruppo guidato da Baldissoni sembra in fase avanzata nelle trattative con Fininvest, ma come sempre in questi casi, la riservatezza è cruciale. Tutto può cambiare in poche ore”.

E conclude: Baldissoni? Se impara dai suoi errori e lascia spazio a figure competenti, a Monza può fare bene. È una piazza meno mediatica, ma ambiziosa”.