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Foto Unica Tv
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Lo dico con molta chiarezza. Alla vigilia avrei firmato senza indugi per un pareggio alla ‘Dacia Arena’. Poi, come spesse accade, gli eventi ti portano ad altre valutazioni e, a posteriori, guardi alle cose con un taglio diverso. Con l’amarezza di aver visto svanire in extremis un successo meritato, a causa dell’inadeguatezza di un signore in maglia verde che ha dimostrato di essere arrivato immeritatamente ad arbitrare su un campo di serie A. 

Ma andiamo con ordine. Le vicissitudini del Monza nel turno pasquale di campionato mi hanno portato indietro nel tempo di oltre quarant’anni. Mi hanno fatto andare con la mente agli studi liceali di letteratura inglese, al cosiddetto teatro dell’assurdo di cui Samuel Beckett è stato uno dei maggiori esponenti.

Già venerdì le prime avvisaglie di assurdità si erano materializzate nel leggere la lista dei convocati per la gara di Udine, lista in cui mancavano i nomi di Ranocchia e Mota. La stranezza era che poche ore prima, ad allenamento concluso, Palladino aveva dichiarato in conferenza stampa che non ci sarebbero state altre assenze se non quella dello squalificato Caprari. Poi, alla lettura dello schieramento anti-Udinese, qualche altro segnale contraddittorio. Passi per l’assenza in campo di un attaccante di ruolo, decisione che il tecnico biancorosso aveva preso per mettere in difficoltà con tecnica e palleggio una squadra fisica e strutturata come quella di Sottil. Ma vedere il sempre incerto Antov preferito a Marlon, a Caldirola e a Donati mi aveva destato non poche perplessità.

Ma le assurdità più eclatanti dovevano ancora materializzarsi. Ci voleva tutta l’incapacità di tale Massimi da Termoli per negare al Monza ad inizio partita un rigore sacrosanto per un fallo macroscopico su Valoti, complice il sonno profondo di cui era presumibilmente vittima chi era in sala Var a Lissone. Una decisione che non sarebbe stata accettata neanche se il metro di giudizio a favore di un calcio “maschio” fosse stata unanime per tutta la gara. Ma il peggior arbitro che io ricordi di aver visto su un campo di calcio negli ultimi anni si superava con il “rigorino” concesso all’Udinese a tempo scaduto.   

A fine gara Palladino era giustamente arrabbiato, ma sposava la linea societaria di non giudicare mai gli arbitri. Una linea più che legittima e direi nobile. Ma siamo proprio certi che sia la linea giusta? Io non ne sono per nulla convinto, mi pare di averlo qui manifestato in modo molto chiaro.    

Paolo Corbetta