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Prima di scrivere queste righe, ho volutamente lasciato trascorrere qualche ora dalla fine della gara di Ascoli. Affinché l’umore del tifoso quale sono non inficiasse l’analisi e la riflessione. Seguo il calcio da moltissimi anni, purtroppo…non perché ne sia dispiaciuto, ma perché ciò significa che l’età avanza inesorabilmente. Ma, con quella, aumenta l’esperienza.

Esattamente venti giorni fa, dopo il disastro casalingo con il Venezia, auspicavo una scossa. Una scossa che non c’è stata e i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti. Una scossa che non ci sarà neppure se da qui alla fine delle 38 giornate di campionato il Monza non facesse più neanche un punto. Assurdo? Sì, ma questo è ciò che la società ha appena ufficialmente comunicato: Brocchi è confermato fino al termine della stagione.

Già, Brocchi e la scossa…Sì, la scossa poteva e doveva venire solo con l’avvicendamento del tecnico. L’unica mossa semplice che si può fare a stagione in corso. Nonostante ci sia una buona serie di ragioni per spiegare che le colpe di questo fin qui disastroso finale di stagione non siano esclusivamente da addebitare all’ex giocatore del Milan. Il quale, sia ben chiaro, di errori ne ha commessi molti ed anche ad Ascoli non si è lasciato mancare nulla: come è possibile ad esempio che da qualche gara Colpani entri dalla panchina e sia sempre il più brillante? Perché non gioca mai dall’inizio, dato il suo momento positivo? Come è possibile che il Monza di Brocchi, quest’anno e in precedenza, non abbia mai evidenziato un impianto di gioco plausibile e degno di questo nome?

Tuttavia, dicevo, gli errori sono stati commessi anche a livello societario. Il più macroscopico è stato quello di dichiarare subito ai quattro venti che ci sarebbe stato un unico obiettivo stagionale: la promozione diretta in serie A. La scelta di un tale atteggiamento, che è controproducente perché dà carica e motivazione ad ogni avversario che il Monza affronta, non è sorprendente. Fa parte di quella strategia d’immagine e comunicazione imposta dalla proprietà e già vista in ambito sportivo, politico e di impresa. Lascio stare questi ultimi due mondi, ma nello sport viaggiare a fari spenti è spesso premiante (l’Empoli di quest’anno docet). Questo stile, tuttavia, non appartiene all’attuale proprietà, che, ingaggiando Balotelli (che oggi si è fatto ammonire per scorrettezze una manciata di secondi dopo essere entrato in campo e senza mai dare altro segno di vita), ha dimostrato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che l’enfasi della notizia è molto più importante della sostanza. Con buona pace di Galliani, che ha dovuto accettare il diktat presidenziale, perché, a precisa domanda del collega Enzo Mauri in una conferenza stampa della scorsa estate, dichiarò che Balotelli non sarebbe mai rientrato nei piani del Monza. Una strategia, quella gradita alla proprietà, che ha suscitato grandi aspettative nella tifoseria e tanta attesa tra gli addetti ai lavori; mentre i primi ora mostrano delusione, tra gli altri c’è chi approfitta dello schermo televisivo per affondare i colpi con sarcasmo e derisione. E questo, non si può negarlo, aggiunge sale sulla ferita.

Per fortuna ci sono solo 5 gare alla fine del campionato. Ce ne fossero state di più, questo Monza avrebbe rischiato di non prendere parte ai playoff. La lotteria dei playoff…chissà che il vento della fortuna, che ultimamente si è aggiunto ai tanti mali del Monza e ha soffiato decisamente contro, non cambi direzione…

Paolo Corbetta