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Per quelli nati il 4 aprile – come Francesco De Gregori ed il sottoscritto – un giocatore non lo si giudica da un calcio di rigore ma da altri particolari. Per quelli del Sada – io tra loro – che hanno visto il sogno andare in frantumi a causa di un maledetto errore dal dischetto gli altri particolari possono andare a farsi fottere … Questo, in estrema sintesi, l’amaro ed ingiusto destino di uno dei più prolifici bomber della storia del Monza. 30 gol in due grandissimi campionati di Serie B (15 nel 1977-78 ed altrettanti l’anno successivo) non sono certo particolari da poco … Anzi, sono tanta, tanta, tantissima roba … Poi ‘quel’ bastardissimo rigore sbagliato contro il Lecce e l’inconcepibile trasferimento ‘proprio’ a Pescara … Da non credere. Da sbatterci la testa per qualche lustro. Il tempo è un gran dottore, 40 anni sono ottima medicina, il sogno recentemente realizzato è stata dolcissima catarsi purificatrice. Adesso c’è … dovrebbe esserci … la giusta serenità per restituire a Massimo Silva il suo posto nella storia del Monza. Ed è un posto di primissimo piano. Perché per due fantastiche, indimenticabili, memorabili stagioni Massimo è stato solo e sempre ‘Silva-gol’. Dal primo a Varese il 6 novembre 1977 all’ultimo a Brescia il 9 giugno 1979 quando toccammo il Paradiso e furono dolcissimi brividi. Il ragazzo di Pinarolo Po segnava in tutti i modi grazie a quel dono che hanno in esclusiva i bomber di razza: il fiuto del gol. Che non c’azzecca nulla con un fisico atletico o con una tecnica sopraffina. Che è quel ‘sentire’ sempre la porta avversaria, quell’essere perennemente in agguato in area di rigore e quell’intuire con una frazione di secondo di anticipo gli sviluppi dell’azione. In una delle sue apparizioni nella tribuna stampa del Sada, Gianni Brera – per abissale distacco il migliore all time – appioppò a Silva il folgorante nomignolo ‘cù bass’ per sottolineare il … baricentro appunto basso e le non certo lunghe leve del centravanti biancorosso. Del quale elogiò con ammirazione la scaltrezza nei sedici metri e – soprattutto – il fatto di rappresentare un pericolo perenne, una spina costante per i difensori avversari. Ubi maior minor cessat. Al cospetto delle parole del più grande di tutti bisogna solo tacere. Da umile scribacchino mi piace qui ricordare quel pomeriggio di primavera in cui Massimo colpì ed affondò la Samp. E’ un Monza reduce dal pareggio interno con l’altra genovese, è – soprattutto – un Monza in piena emergenza: Magni deve rinunciare a tre califfi come Volpati, Gorin e Ronco. Ma è un Monza maturo, tosto, sul pezzo. Che vuole, fortissimamente vuole, stare agganciato al treno della lotta per la Serie A. Il tecnico si affida a collaudate certezze e propone a centrocampo il giovane Milko Lainati, enfant prodige certamente bravo quanto non propriamente umile del mio quartiere (San Donato), esattamente come Massaro. I biancorossi premono subito sull’acceleratore e solo un paio di miracoli di Garella (su colpo di testa di Silva e su acrobazia di Penzo) tengono in partita gli ospiti che hanno ormai poco da chiedere ad un campionato per loro deludente. Marconcini deve appena anticipare Chiorri. Ordinaria amministrazione. La superiorità del Monza è a tratti schiacciante ma ai punti si vince nel pugilato, mica nel calcio. Minuto 42: la qualità di Renato Acanfora confeziona prima incursione piena di suggestione poi cross dolcemente invitante a centro area dove Massimo Silva si tuffa a pesce, anticipa Garella di un soffio, tocca tra la testa e la spalla e firma il vantaggio. Come documenta il solito capolavoro dell’archivio Caprotti. 

I doriani – un insopportabile Lippi in primis – protestano per un (presunto) tocco di braccio, Michelotti convalida senza esitazioni. La rete arriva al momento giusto per mandare al riposo un Monza sempre più in fiducia. E ad inizio ripresa un altro pezzo del repertorio di Silva-gol chiude la pratica blucerchiata: Giovanni Lorini mette in mezzo, Rossi – forse ingannato da un rimbalzo – rinvia in modo molto maldestro e confeziona regalo che il numero 9 biancorosso – rapace d’area in agguato permanente – certo non rifiuta fulminando l’incolpevole numero uno avversario. Il primo di classe, coraggio ed istinto, il secondo (foto Caprotti sotto) di opportunismo e posizionamento: c’è tutto il biglietto da visita di Massimo Silva nella doppietta ai blucerchiati. Per quelli nati il 4 aprile – come Fiorella Mannoia ed il sottoscritto – le notti di maggio (magari a Pisa) arrivano per lasciarsi andare e ricordare, ormai senza rimpianto, che 45 anni or sono il Monza ha avuto un grandissimo centravanti: Massimo Silva.

Domenica 20 maggio 1979. Monza, Stadio Sada:

MONZA-SAMPDORIA 2-0 (1-0)

MARCATORI: Silva (M) al 42’ pt – Silva (M) al 8’ st

MONZA: Marconcini, Vincenzi, Pallavicini, Corti, Giusto, Stanzione, Lorini, Lainati (38’ st Blangero), Silva, Acanfora, Penzo. A disp.: Monzio, Monelli. All.: Magni

SAMPDORIA: Garella, Arnuzzo, Romei, Ferroni, Rossi, Lippi, Tuttino, Orlandi, De Giorgis, Roselli (17’ pt Chiorri), Chiarugi. A disp.: Gavioli, Paolini. All.: Giorgis

ARBITRO: Michelotti di Parma 

Fiorenzo Dosso 

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