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Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, l’ex allenatore di Hellas Verona e Monza Sandro Salvioni ha condiviso con noi il suo punto di vista riguardo al match di questo pomeriggio tra brianzoli e scaligeri, soffermandosi altresì sul suo passato alla guida delle due squadre. Ecco le sue parole.

- Mister, ci presenti la sfida tra Verona e Monza “Quella di oggi è una gara molto sentita per entrambe le squadre, soprattutto per il Verona, sempre più ultimo in classifica dopo aver perso addirittura sette partite consecutive. Non sarà facile per i veneti andare ad affrontare un Monza che ultimamente sta facendo molto bene, benché nelle ultime due gare siano arrivate altrettante sconfitte. A livello mentale i brianzoli hanno una marcia in più, dato altresì che giocheranno tra le mura amiche dell’U-Power Stadium. Diciamo che l’Hellas dovrà sudarsela questa partita”.

Cosa ne pensa della complicata situazione del Verona e del suo allenatore? “Salvatore Bocchetti ahimè non è che da allenatore abbia raggiunto chissà quali risultati importanti, parliamo di un tecnico che prima di questa esperienza aveva sempre lavorato a livello giovanile. In casi complessi come quello dei gialloblù bisogna lavorare sulla testa dei calciatori più che sul gioco: se una squadra perde così tante partite di fila è inutile soffermarsi sulla parte tecnica, bensì ci si dovrebbe soffermare sul lato psicologico, non è facile riprendersi dopo una tale sequenza di prestazioni negative”.

Qual è la sua opinione sull’esordio in Serie A dei brianzoli? “Il Monza è all’esordio assoluto in massima serie. Pur avendo in organico dirigenti di assoluto prestigio, era logico aspettarsi alcune difficoltà nell’approcciarsi alla Serie A. Hanno fatto registrare una partenza horror, poi con il cambio di allenatore li ho visti meglio organizzati in mezzo al campo e hanno fatto registrare diverse vittorie di carattere e, anche quando sono arrivate le sconfitte, con Palladino i ragazzi hanno sempre onorato la maglia. Mi verrebbe da dire che in alcune circostanze i Bagaj siano stati anche alquanto sfortunati ultimamente”.

Le sta piacendo Andrea Petagna in biancorosso? Andrea Petagna è un giocatore che conosco molto bene, andavo spesso a vedere le partite dell’Atalanta. Quando giocava a Bergamo giocava da unica punta e in quel ruolo non l’ho mai visto bene. A mio parere necessita di un attaccante al suo fianco: Petagna non deve andare solo incontro ai compagni per cercare l’uno-due ma deve cercare anche la profondità per andare a finalizzare. Purtroppo per lui se gioca da solo diventa un problema perché gioca di spalle alla porta e in questo ruolo è costretto sempre ad appoggiarsi ai compagni. Sono dell’idea che se facessero giocare al suo fianco un attaccante più rapido di lui ne gioverebbero sia il Monza sia ovviamente Petagna stesso”.

Quali sono i ricordi che la legano all’Hellas Verona e al Monza? “A Verona all’inizio è stato bello, ricordo che dopo la bellissima partita fatta con il Catania i giornalisti avevano scritto addirittura che sembrava di veder giocare il Real Madrid. Purtroppo dopo ci sono state delle problematiche, soprattutto in fase difensiva. Io volevo che la mia squadra giocasse sempre all’attacco, ora non per dare la colpa ai calciatori che devo sempre ringraziare perché mi hanno seguito fino alla fine, però purtroppo mi mancavano elementi di personalità in grado di gestire determinate situazioni in fase difensiva. Con il cambio di proprietà i tifosi mi sono venuti contro e io, per evitare un peggioramento in classifica, ho preferito farmi da parte. Al Monza è stata dura, eravamo in Serie D ma sembrava di essere tra i professionisti. Benché avessimo fatto un grande lavoro, mancavano giocatori per me fondamentali in grado di saltare l’uomo. Dopo poche settimane ho scelto di dare la dimissioni avendo avuto seri problemi di salute che mi avevano costretto ad allontanarmi dalla panchina. All’inizio avevo evitato di rendere nota la società dei miei problemi, sono poi venuti a saperlo dopo un anno. Quando la notizia è venuta a galla mi hanno telefonato dicendomi che avrei potuto renderli partecipi della mia situazione, io però non volevo farmi piangere addosso e per questo avevo evitato”.

Cosa fa oggi Sandro Salvioni? “Adesso sto molto bene, lavoro per la primavera dell’Albinoleffe. Faccio un po’ di tecnica ai ragazzi, con il responsabile del settore giovanile decidiamo chi è meritevole di fare il salto in prima squadra. Da quando sono lì ne sono saliti almeno otto. Questa cosa mi piace perché i ragazzi meritano”.