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“Per vincere ci vogliono testa, cuore e gambe”.  Le parole pronunciate da Antonio Conte in un’intervista di qualche anno fa mi sono risuonate nelle orecchie più volte durante la gara di Benevento. Perché il Monza visto al Vigorito la testa l’ha lasciata negli spogliatoi prima del fischio d’inizio, fornendo una prestazione che fatico a non definire disastrosa. Una prestazione che ha cancellato il ricordo di quanto fatto di buono da un paio di mesi a questa parte. Siamo a metà gennaio, ma il Monza di Benevento ha riportato indietro il calendario alle incertezze di inizio autunno, quando la squadra biancorossa incorse in quelle distrazioni macroscopiche che generarono le sconfitte di Pisa e Lecce.

Dopo il forzato stop di oltre un mese, temevo questo calo di tensione mentale molto più di quanto temessi un offuscamento fisico-atletico. Nella conferenza stampa della vigilia avevo sollevato questo timore con una domanda specifica a Stroppa, proprio perché continuo a ritenere che il tallone d’Achille di questa squadra sia la capacità di tenere alta la concentrazione e di evidenziare con costanza quel carattere che formazioni meno dotate sanno sempre mettere in campo. A Benevento hanno mostrato incertezze anche quegli uomini, come Donati e Di Gregorio, che solitamente sbagliano pochissimo. Inoltre, le assenze in extremis di Mota e Gytkjaer, con Ramirez e Favilli ancora a corto di preparazione, hanno costretto Stroppa ad uno schieramento iniziale improvvisato e d’emergenza, che non ha certo contribuito a migliorare il quadro. Il calendario viene comunque in soccorso ai biancorossi. L’ormai imminente impegno casalingo col Perugia è l’occasione ghiotta per archiviare la prima sconfitta dopo dieci gare utili e ripartire di slancio. Servirà un Monza ben diverso da quello visto a Benevento, serviranno testa e “garra”.

Da ultimo. Il Monza ha perso a Benevento per demeriti propri, sia ben chiaro. Ma, ancora una volta, non riesco a capire come sia possibile che Paolo Valeri (Pisa 2007: do you remember?) debba sempre interpretare il ruolo di arbitro con evidente protagonismo. Non voglio commentare la doppia espulsione cui ha costretto i brianzoli, ma chi mi spiega perché solo su richiamo della VAR ha revocato un rigore per un episodio che sul campo (a poco più di dieci metri di distanza) aveva giudicato in modo opposto? E, con tutti i cartellini gialli che ha rifilato a destra e manca nel corso del match, perché il fallo di mano di Tello che ha procurato il penalty per il Monza non è stato sanzionato con l’ammonizione? Forse non sono stati solo i giocatori del Monza ad aver lasciato la testa negli spogliatoi del Vigorito ad inizio gara…

Paolo Corbetta