Da Teodolinda a Enzo Ferrari, Monza sogna la prima metropolitana storica d’Italia: il toto nomi
La proposta di Martina Sassoli punta a trasformare la M5 in un museo sotterraneo della città. Ma tra burocrazia, costi e nomi poco chiari per i turisti, non tutti sono convinti.
Potrebbero essere i cittadini, e soprattutto gli studenti, a scegliere i nomi delle nuove fermate della metropolitana M5. È questa l’idea al centro della mozione presentata da Martina Sassoli, consigliera di Noi Moderati, che punta a trasformare la futura linea monzese nella prima metropolitana “storica” d’Italia.
Il progetto prevede la creazione di un contest pubblico, aperto a scuole e residenti, per selezionare sette personaggi simbolo di Monza a cui dedicare le fermate cittadine. «Immaginate di scendere a Teodolinda, o di arrivare a San Gerardo dei Tintori, oppure di prendere la metro a Enzo Ferrari – spiega Sassoli –. Vogliamo che ogni stazione diventi un pezzo della nostra storia, un luogo che racconti chi siamo».
Una metropolitana che racconta la città
L’iniziativa mira a conciliare mobilità sostenibile e identità culturale, trasformando la M5 in un vero e proprio percorso narrativo sotto la città. «Monza può diventare un modello nazionale – sottolinea Sassoli –. Una metropolitana che non solo collega due capoluoghi, ma unisce passato e futuro, cultura e innovazione».

La mozione, che sarà discussa in Consiglio comunale, prevede anche la nascita di una commissione dedicata composta da consiglieri e rappresentanti della cittadinanza per valutare le proposte e selezionare i nomi più rappresentativi.
Accessibilità e chiarezza
È qui che il progetto mostra il suo lato più fragile. Chiamare una fermata “Teodolinda” o “Gerardo dei Tintori” può affascinare i monzesi, ma rischia di disorientare chi arriva da fuori. In metropolitana serve immediatezza: nomi come “Centro”, “Villa Reale” o “Stadio” comunicano subito dove si è, senza bisogno di conoscere la storia locale.
Se ogni stazione diventa un riferimento culturale troppo specifico, si rischia di sacrificare la funzionalità sull’altare del simbolismo. La metro non è un museo, e deve restare comprensibile anche a un turista o a un pendolare milanese che non ha mai sentito nominare San Gerardo.
L’idea ha quindi bisogno di un equilibrio: valorizzare l’identità senza perdere chiarezza. Un errore di misura potrebbe trasformare un’iniziativa nobile in un esperimento confuso, dove le fermate raccontano molto… ma a pochi.
Un progetto che unisce passato e futuro
Se approvata, la mozione farebbe della M5 monzese non solo un’infrastruttura strategica, ma anche la prima metropolitana d’Italia che racconta la propria città, fermata dopo fermata. Un progetto ambizioso, che per diventare realtà dovrà scegliere tra racconto e praticità.



