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Di solito i nostri Amarcord vanno a pescare belle partite o imprese importanti dei bagaj. Poi diventa (quasi) facile costruire un pezzo avendo una base già significativa. Stavolta no. Stavolta vogliamo sfidare noi stessi. Per vedere se riusciamo ad imbastire qualcosa di comunque godibile partendo dal nulla assoluto.

Perché nulla assoluto è stato Monza-Alessandria del 2 febbraio 1997. Brianteo sferzato da aria maledettamente gelida, ai botteghini la miseria di 397 paganti (una ventina di eroi dal Piemonte) che si sommano a 991 abbonati. Fin troppi per la stagione grigia ed anonima di un Monza costruito invece per vincere il campionato. Il calcio ha da poco svoltato verso i tre punti per la vittoria, una innovazione che sta a Rumignani come una enoteca ad un astemio. O una biblioteca ad un analfabeta. Fate vobis. Eppure Giambelli – che dell’istrionico mister friulano si era incredibilmente innamorato come un adolescente alla sua prima cotta – non aveva lesinato spese per allestire una squadra in grado di tornare tra i cadetti senza passare dai play-off.

Mister Giorgio Rumignani

Così van le cose: quando hai l’allenatore giusto (Boldini nel biennio precedente) lo costringi a far le nozze con i fichi secchi, poi imbandisci un’ottima tavola per affidare la cucina ad un cuoco da … polenta e frico (piatto preferito dal Rumi). I biancorossi sono reduci da uno squallido 0-0 casalingo con il Siena che aveva portato il grande Mario Bonati a intitolare la pagina de Il Cittadino con un eloquente ‘Odissea nello Strazio’; la vigilia della partita con i grigi per noi corrispondenti è il solito Rumi-show: mezzora di cabaret senza pagare il biglietto. Qualcuno è ancora demoralizzato per la gara precedente e lui: “solo chi cade può risorgere” … Qualcuno esterna preoccupazione per l’encefalogramma piatto della squadra e lui: “coraggio, una volta toccato il fondo si può solo risalire” … Qualcuno osa far notare che il Monza costruisce troppe poche occasioni da gol e lui: “quando esci con una donna non conta quante rose le regali ma come si conclude la serata” … Uno così sarebbe da Zelig, Drive In o La Sai l’Ultima, il problema – porcaccia la miseriaccia – è che sta sulla panca del Monza. L’Alessandria naviga a centroclassifica e – soprattutto – è pochissima roba: tirerà in porta una volta al minuto 84 (bravo Abbiati su Balesini). Il Monza con un allenatore vero sarebbe molto di più e produrrà una sola opportunità sprecata da Pietranera a tu per tu col portiere ospite. Ricordo che quando a fine partita mi chiamò la redazione del Corriere dello Sport per concordare come di consueto il rigaggio chiesi – per favore – di avere pietà di me perché per uno strazio del genere sarebbe stato più che sufficiente il tabellino con le formazioni.

Figurina Abbiati

L’Amarcord in quanto tale è tutto qui. Ci abbiamo provato ma non siamo riusciti a costruire niente di godibile partendo dal nulla assoluto. Chiediamo scusa. Abbiamo fallito. Per fortuna un mese e mezzo più tardi Giambelli si risvegliò, appena in tempo per evitare il fallimento, dalla sua adolescenziale infatuazione, diede il benservito al Rumi e chiese aiuto al grande cuore biancorossi di Gigi Radice. Incominciarono i tre mesi forse più belli della mia lunga esperienza di cronista al seguito dei colori bellissimi. Il Treviso (che pure non era più forte del Monza) aveva ormai preso il largo ma – con un grandissimo allenatore – Saini e compagni ritrovarono fiducia e consapevolezza nei propri mezzi, entusiasmo, organizzazione di gioco, aggressività, smalto offensivo. L’epilogo di quel fantastico trimestre a Ferrara, finale play-off per la Serie B: Monza-Carpi 3-2. Perché se – come nella dolcissima Via Del Campo di Fabrizio De Andrè – dal letame nascono i fior beh … nel calcio dal nulla assoluto possono nascere imprese indimenticabili.

Monza, Stadio Brianteo. Domenica 2 Febbraio 1997
MONZA-ALESSANDRIA 0-0
MONZA (4-4-2): Abbiati; Finetti, Delpiano, Rossi, Falsini; Asta, Milanetto, Saini, D’Aversa (30’st Gallo); Cancellato (30’ st Averani), Pietranera. A disp.: Calcinaghi, Crovari, Zappella. All.: Rumignani.
ALESSANDRIA (3-5-2): Toccafondi; Bellini, Carletti, Lizzani; Della Morte, Mariotto, Notaristefano, Bertoni, Ferrarese; Balesini (48’ st Cappella), De Martini (24’ st Scaglia). A disp.: Speranza, Livon, Fontana. All.: Ferrari.
ARBITRO: D’Agostini di Frosinone

Fiorenzo Dosso

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