Ritiro estivo, montagne e futuro: la ripartenza passa dall’alto
Si stacca la spina, si guarda indietro e poi, con coraggio, si riparte. Per alcune, è un tempo di conferme. Per altre, un’occasione per risorgere dalle macerie

In questo spazio sospeso tra passato e futuro, il ritiro estivo non è solo preparazione atletica. È un laboratorio d’identità, un cantiere di sogni, una scommessa su ciò che verrà. Scelte tecniche, nuovi arrivi, spirito di gruppo: tutto inizia da lì. Ma prima ancora delle tattiche, serve un luogo. Un posto capace di ispirare.
E per il Monza, ora che il sipario della Serie A si è chiuso, è il momento di decidere da dove (ri)partire.
Ritiro estivo e sede: identità e ripartenza del Monza
La stagione 2024-25 sarà ricordata come un incubo: ultimi in classifica, saluti alla Serie A e una retrocessione dolorosa. Dopo tre anni tra i grandi, il Monza dovrà ripensarsi, ritrovarsi, ripartire. Il ritiro estivo sarà la prima tappa di questo percorso. Non solo un dettaglio logistico, ma una scelta strategica.
Ponte di Legno rappresenta la continuità: due stagioni, un legame con i tifosi, la celebre “Notte Biancorossa” a illuminare il ritiro. Ma altre opzioni intrigano: Moena, per esempio, gioiello trentino a 1.200 metri, da anni rifugio della Fiorentina. Oppure Bormio, Valtellina pura, terme leggendarie e Stelvio a un passo: l’aria lombarda che sa di casa.

E se si sognasse in grande? Seefeld in Tirol, in Austria, offre lusso e strutture da top club, scelte in passato anche dal Bayern Monaco. Monza può osare?
Allenatore e futuro: obiettivi e nomi per il nuovo Monza
Oltre alla sede, pesa la decisione sul nuovo allenatore. Alessandro Nesta è in dubbio: la sua conferma non è scontata. I nomi sul tavolo sono tanti e affascinanti: da Andrea Pirlo a Alessio Dionisi, passando per Abate e Pecchia. Profili diversi, ma tutti uniti da un obiettivo: riportare il Monza tra i grandi.
La scelta della guida tecnica, però, dovrà andare di pari passo con un progetto solido. La Serie B è un campionato difficile, lungo, spesso imprevedibile. Servono giocatori motivati, una dirigenza lucida e un ambiente unito. Ecco perché anche località più raccolte e intime come Sauris o Chatillon potrebbero essere ideali: silenzio, concentrazione, natura. Le basi perfette per ricostruire.
In fondo, ogni ritiro è un inizio. Una pagina bianca da scrivere. La Serie B non è una condanna, ma una sfida. E dalle montagne, spesso, nascono le storie più belle.
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Alessandro Sangalli