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Croce e delizia: ovvero il Pescara nei miei ricordi. Croce è presto detto ed è data infausta per tutti i tifosi biancorossi: 1 luglio 1979, Bologna. Lo spareggio per la Serie A, il punto più alto (sinora) della storia del Monza ed insieme la delusione più cocente eppure – col senno di appena poi – già scritta prima di giocare. In quella stagione avevo visto tutte le partite casalinghe ed un paio di trasferte ma papà, presagendo l’esito infausto, non aveva neanche minimamente voluto prendere in considerazione l’ipotesi di partecipare all’evento. Il 29 giugno, come tutti gli anni, ero partito per Miramare di Rimini con i nonni e mi ero parzialmente ripreso dalla tristezza di non poterci essere quando la Gazzetta dello Sport di sabato aveva riportato la notizia che il secondo tempo della partita sarebbe stato trasmesso in TV. Il resto è una escalation di amarezze senza fine: immagini in bianco e nero non proprio nitidissime, lo svantaggio (gol di Pavone) del primo tempo, uno stadio quasi completamente ‘loro’, un Monza in tono dimesso ed incapace di reagire, una mezza buona occasione per pareggiare, l’autorete di Giusto ad uccidere tutte le speranze, la voglia di piangere negli ultimi 10’, il nonno che mi chiama a tavola per la cena …

Oltre 21 anni dopo sempre quel Pescara, che aveva ucciso il sogno della Serie A di un adolescente biancorosso, contribuisce indirettamente a realizzarne un altro – coltivato sin da bambino – di un giornalista ormai uomo: scrivere del Monza su Il Cittadino. Da circa un decennio ero gratificato corrispondente di una prestigiosa testata (Il Corriere dello Sport) e avevo orgogliosamente raccontato proprio dalle pagine de Il Cittadino la grande epopea della FiammaMonza, massima serie di calcio femminile, girando l’Italia con Fabrizio e Natalina Levati e le loro meravigliose ragazze. Il 24 settembre 2000 il Monza gioca a Pescara e io vedo la partita, senza nessun impegno di cronaca e commento, a casa di amici sull’allora Telepiù Nero. I biancorossi espugnano l’Adriatico (1-2) con i gol di Lantignotti e Branca e le parate di uno strepitoso Gillet. La mattina seguente il capo redattore dello Sport de Il Cittadino mi telefona per chiedermi se me la sentivo di fare il pezzo per il giornale del giovedì perché il collega incaricato era impossibilitato per una emergenza. Scrivere di calcio visto non allo stadio non mi piace affatto ed inoltre il giorno prima non avevo preso nessun appunto ma non posso – e non voglio – dire di no.  Tanta adrenalina, niente pranzo, un filo conduttore legato alla classe superiore quanto discontinua dei due marcatori ed alla esplosività del giovane portiere belga, la cautela nel dare il giusto valore ad un colpaccio esterno ma contro un avversario molto modesto (a fine stagione Pescara e Monza retrocederanno entrambe in Serie C, ndr): alle 14.30 consegno l’elaborato. E giovedì 28 settembre 2000 viene pubblicato sullo storico settimanale il mio primo ed unico articolo su una partita del Monza. Articolo che conservo come una reliquia tra centinaia di altri che hanno uguale importanza storica ma – per me inguaribile romantico legato alle mie radici – diverso valore morale.

Il Pescara mi ha tolto un sogno, il Pescara me ne ha fatto vivere un altro.                                                        Quest’anno, però, il cerchio può (finalmente) chiudersi: la Serie A è davvero dietro l’angolo.                             E pazienza se io non scriverò più su Il Cittadino …

Fiorenzo Dosso