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Monza è una città abituata a convivere con flussi di traffico intensi, specialmente nelle aree più centrali e simboliche. La convivenza tra mezzi pesanti, auto e mobilità dolce resta uno dei nodi più delicati, soprattutto nei viali che costeggiano luoghi storici e frequentati.

Negli ultimi anni, il tema della sicurezza stradale è tornato più volte al centro del dibattito pubblico, anche alla luce di episodi che hanno segnato profondamente la comunità locale. Ogni incidente porta con sé interrogativi, dolore e richieste di verità, soprattutto quando coinvolge persone anziane e vulnerabili.

In questi casi, il confine tra responsabilità individuali e dinamiche oggettive della strada diventa sottile, affidato a perizie tecniche e valutazioni giudiziarie. Ed è proprio su questo terreno che si gioca una vicenda destinata a far discutere ancora a lungo.

Incidente

Incidente Monza e ciclista morto: la Procura chiede l’archiviazione

Per l’incidente a Monza costato la vita al ciclista 91enne Aristide Frascadore, la Procura di Monza ha chiesto l’archiviazione nei confronti del conducente del camion, indagato per omicidio stradale. Secondo i magistrati, infatti, «nel comportamento tenuto dall’indagato non si ravvisa alcuna violazione delle norme del Codice della strada».

Diversa, invece, la valutazione sulla condotta della vittima: per gli inquirenti «è ravvisabile una violazione delle norme che regolano il sorpasso tra veicoli». Una conclusione basata sulla perizia tecnica disposta dalla magistratura per ricostruire la dinamica dell’incidente stradale a Monza, avvenuto la mattina del 18 aprile in viale Cesare Battisti, davanti alla Villa Reale.

Secondo la ricostruzione, il ciclista sarebbe stato agganciato dal mezzo pesante durante una manovra di sorpasso, finendo sotto il camion e venendo trascinato per oltre 500 metri, fino all’area della Reggia. Il corpo si è sganciato davanti alla cancellata della Villa Reale, mentre la bicicletta da corsa è stata ritrovata più avanti, in direzione del Parco di Monza.

Famiglia Frascadore contro l’archiviazione: “È un’ingiustizia”

La richiesta di archiviazione non ha però convinto i familiari di Aristide Frascadore, che hanno presentato opposizione. Ad aprile è prevista l’udienza davanti al gup del tribunale di Monza, dove si preannuncia un confronto tra consulenti.

Il camionista, un romeno di 48 anni residente in Brianza e difeso dall’avvocato Enrico Arena, non è mai stato accusato di omissione di soccorso: sottoposto ad alcoltest, è risultato negativo e la patente di guida gli è stata restituita dopo tre mesi. L’uomo aveva dichiarato di non essersi accorto di nulla.

Sul fronte opposto, la famiglia della vittima contesta le conclusioni dell’inchiesta. «Per noi è un colpo durissimo: stava bene, non dimostrava nemmeno la sua età», ha spiegato uno dei figli. «Appena poteva papà scappava di casa per andare nella natura».

Chi era Aristide Frascadore, il ciclista travolto a Monza

Nato il 25 dicembre 1933, Aristide Frascadore era un pensionato con una grande passione per lo sport e la vita all’aria aperta. Ex lavoratore nel settore delle spedizioni, non rinunciava né alle lunghe pedalate né alle camminate in montagna: «Arrivava fino a Molveno, a 2.800 metri d’altezza», ha raccontato il figlio.

Pochi giorni prima dell’incidente mortale a Monza, i medici gli avevano impiantato un pacemaker di ultima generazione, raccomandandogli un periodo di riposo. Indicazioni che aveva seguito con attenzione, fino a quando il clima primaverile lo aveva spinto a tornare in sella alla sua De Rosa nera.

Dal quartiere Maciachini di Milano, dove viveva, pedalava abitualmente fino alla Villa Reale di Monza, percorrendo oltre tredici chilometri. Un’abitudine che, nonostante l’età, faceva parte della sua quotidianità e che si è trasformata in tragedia su uno dei viali più noti della città.