Ostetrica condannata a Monza per il caso del parto in casa a Concorezzo: dettagli sentenza
Un anno e sei mesi all’ostetrica dopo il decesso di un neonato in un parto domiciliare a Concorezzo: per i giudici ignorate le linee guida

Secondo la sentenza del Tribunale di Monza, nel 2022 si sono verificate gravi omissioni durante un parto domiciliare a Concorezzo. L’ostetrica incaricata, Anna Maria Cuozzo, oggi 73enne, è stata condannata in primo grado a un anno e sei mesi per omicidio colposo, con una provvisionale di 280 mila euro e la sospensione dalla professione.
Nelle motivazioni, i giudici hanno sottolineato che «se l’ostetrica avesse effettivamente eseguito correttamente le varie disposizioni contenute nelle linee guida sul parto domiciliare, il neonato sarebbe sopravvissuto». Il piccolo era nato in condizioni critiche a causa di diversi giri del cordone ombelicale attorno al collo, che ne avevano provocato il soffocamento. Trasferito all’ospedale San Gerardo, è rimasto in vita due giorni prima del decesso.
Mancanza di monitoraggio e seconda ostetrica
Il tribunale ha evidenziato diverse criticità: la mancanza di monitoraggio costante del battito cardiaco del feto, la sottovalutazione del peso elevato del nascituro – che avrebbe dovuto spingere a optare per un parto in ospedale – e l’assenza di una seconda ostetrica, prevista dalle linee guida.
«Le buone prassi in materia di parto domiciliare prescrivono di procedere al monitoraggio del battito cardiaco del feto, della pressione arteriosa e della temperatura della madre», hanno scritto i giudici. In questo caso, però, la rilevazione era stata effettuata una sola volta all’inizio e mai più. La mancanza di una collega di supporto ha reso impossibile gestire l’emergenza in modo tempestivo e coordinato, ritardando anche l’attivazione dei soccorsi.
