Carate Brianza, la storia dimenticata del giovane garibaldino Battaglia
La figura di Giacomo Battaglia, volontario dei Cacciatori delle Alpi, morto a soli 28 anni nella battaglia di San Fermo, torna al centro della memoria storica brianzola
A Carate Brianza, tra le tombe che il tempo ha reso quasi anonime, resiste ancora il ricordo di un giovane che scelse di inseguire l’Unità d’Italia pagando il prezzo più alto. Una storia che si perde tra epigrafi consumate, ville patrizie e ideali risorgimentali che attraversavano la Brianza dell’Ottocento. Un racconto che nasce da un cippo poco visibile, nascosto nel cimitero del paese, ma che custodisce il sacrificio di un ragazzo di grande cultura e di grande speranza.
Una figura che oggi rischierebbe l’oblio, se non fosse per le tracce lasciate nel territorio e nella memoria locale.
Un giovane patriota cresciuto tra Milano e Carate
L’epigrafe nel cimitero di Carate ricorda Giacomo Battaglia, “cara promessa alla Patria”, nato a Milano nel 1831 ma cresciuto nella villa di famiglia a Carate Brianza. Figlio del nobile Giacinto Battaglia, giornalista, letterato e fondatore dei periodici Il Barbiere di Siviglia e poi Figaro, Giacomo crebbe in un ambiente immerso nella cultura risorgimentale.
Ancora ragazzo partecipò alle Cinque Giornate di Milano, e a soli ventitré anni scrisse una tragedia dedicata all’umanista Girolamo Olgiati, censurata dagli austriaci per il tono patriottico. Apprezzato dagli ambienti intellettuali lombardi, collaborò alla rivista Il Crepuscolo insieme a figure come Carlo Cattaneo, Cesare Correnti e l’economista Carlo De Cristoforis, mostrando fin da subito “grande talento e solida cultura”.
Il suo carattere mite emerge da una lettera all’amico Giulio Carcano, dove auspicava una patria finalmente libera, nella quale tornare “ai miti studi” dopo la guerra.
La scelta dei Cacciatori delle Alpi e la morte a San Fermo
Nel 1859, alle porte della Seconda Guerra d’Indipendenza, Giacomo – sebbene affetto da forte miopia – si arruolò volontario nei Cacciatori delle Alpi con il grado di caporale.
La compagnia, guidata da Carlo De Cristoforis, era composta da giovani provenienti perlopiù da famiglie benestanti, animati da uno spirito patriottico profondo. Il 27 maggio 1859, durante lo scontro di Vergosa – oggi San Fermo della Battaglia – Battaglia fu tra i primi a cadere, colpito da una pallottola che lo ferì mortalmente alla fronte.
Nonostante la morte del comandante De Cristoforis e di molti volontari, la compagnia proseguì l’assalto alla baionetta, costringendo gli austro-ungarici a ritirarsi verso Monza. I garibaldini occuparono Como, lasciando sul campo 13 caduti e decine di feriti. Quella stessa sera il volto di Giacomo venne riprodotto in un calco in gesso, poi fuso in bronzo e conservato nel Museo Civico di Como. Garibaldi, profondamente colpito, inviò il figlio a Carate per dare la notizia ai genitori.
Il ricordo a Carate Brianza
Le spoglie di Giacomo Battaglia furono portate a Milano, dove il 27 luglio 1859 fu celebrata una messa solenne insieme a un altro caduto, Ferdinando Cartellieri. Oggi il giovane riposa nel cimitero di Carate Brianza, nella tomba di famiglia, accanto ai genitori. A lui è dedicata anche una via nel rione Loghetto, sorto sul terreno che un tempo ospitava il feudo dei Battaglia.
La storica Villa Battaglia, che nell’Ottocento dominava il paesaggio con un grande parco e una torretta panoramica, esiste ancora oggi – seppure modificata – e si trova in vicolo San Simpliciano, a fianco dell’ex Villa Confalonieri. Un frammento di storia locale che continua a raccontare, silenziosamente, il breve ma intenso passaggio di un giovane patriota caratese.
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