Italian Raid Commando in Brianza: polemiche sul bellicismo, cittadinanza in fermento
Critiche a Monza per esercitazioni militari e parata

L’Italian Raid Commando vedrà le pattuglie militari impegnate in un percorso che combina prove fisiche, tecniche e tattiche, progettate per simulare scenari di combattimento. La competizione si aprirà con attività pratiche nei territori brianzoli, seguite da una cena di gala che riunirà i partecipanti in un momento di convivialità. Il programma culminerà domenica 25 maggio con una parata nel centro di Monza e una cerimonia conclusiva, che potrebbe coinvolgere studenti locali. La scuola di Briosco, scelta come fulcro logistico, ospiterà parte delle operazioni, sollevando però preoccupazioni per l’uso di un luogo educativo in un contesto militare. La possibile presenza di aziende del settore armiero come sponsor ha ulteriormente alimentato le critiche, con timori legati alla promozione di una cultura bellicista.
Le critiche di Brianza Rete Comune

Il gruppo provinciale di centrosinistra Brianza Rete Comune ha espresso un netto dissenso verso il patrocinio della Provincia all’evento. Il capogruppo Vincenzo Di Paolo ha descritto la manifestazione come un ibrido tra un’esercitazione militare e un gioco di simulazione, paragonabile a una “partita di paintball” con implicazioni più serie. “A preoccupare non è solo il realismo delle simulazioni belliche, ma la normalizzazione della presenza armata in luoghi destinati all’educazione e alla convivenza civile,” ha dichiarato Di Paolo. In un contesto globale segnato da conflitti, il capogruppo ha criticato l’idea di “giocare alla guerra” o di esibirla, soprattutto in presenza di giovani, sottolineando che “l’esaltazione della guerra, in qualsiasi forma, non ci piace.” Di Paolo ha poi ribadito l’importanza di educare alla pace nelle scuole, promuovendo valori di convivenza e diplomazia, in linea con gli ideali dell’Unione Europea nata per prevenire nuovi conflitti.
L’appello per la pace e il rifiuto della normalizzazione bellica
Brianza Rete Comune ha fatto proprio l’appello delle associazioni locali che si oppongono all’evento, sottolineando che “le guerre non vanno mai iniziate, neppure per gioco.” Di Paolo ha evidenziato il dramma reale della guerra, con le sue conseguenze umane, sociali e ambientali, criticando il coinvolgimento di scuole, cittadini e territori in un’iniziativa che, a suo avviso, non ha nulla a che fare con l’organizzazione della difesa nazionale. La sfilata per le vie di Monza, in particolare, è stata percepita come un’azione che rischia di diffondere un’immagine di bellicismo, lontana dai valori di pace e dialogo che dovrebbero guidare la comunità. Il gruppo ha chiesto un ripensamento del patrocinio provinciale, invitando a investire in percorsi educativi che promuovano la cittadinanza attiva e la risoluzione pacifica dei conflitti.
La posizione del Partito Democratico: contesto e sensibilità
Anche il Partito Democratico di Monza e Brianza si è espresso contro l’evento, sollevando dubbi sulla sua definizione come “sportiva.” Il segretario provinciale Lorenzo Sala ha sottolineato la problematicità di organizzare esercitazioni militari in contesti frequentati da bambini e ragazzi, specialmente in un’epoca in cui la parola “guerra” è diventata fin troppo comune nei media. “Come adulti rispondiamo a domande dei nostri bambini a cui mai avremmo pensato di dover rispondere,” ha osservato Sala, evidenziando la difficoltà di conciliare il termine “esercitazione militare” con quello di “sportiva.” In un momento in cui la società avverte un forte desiderio di pace, il PD ha espresso perplessità verso la parata e l’intera manifestazione, dichiarando che “non ci viene voglia di dire Che bello!” davanti a un evento che rischia di normalizzare la cultura bellica.