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C'è qualcosa che non va. Così cantava diversi anni fa Adriano Celentano. Oggi, aggiungendo una R alla fine della frase, potremmo riassumere la diciannovesima e ultima giornata d'andata del campionato di serie A. Da Milano a Roma, passando per Reggio Emilia e Salerno. Tutte partite condizionate da decisioni del var molto discutibili.

Clamorosa quella di San Siro che macchia la vittoria dell'Inter, anche se, in tutto questo, molti si sono dimenticati che l'occasione per pareggiare il Verona l'ha avuta e gli è stata concessa dallo stesso Nasca che, poco prima non aveva segnalato la sbracciata di Bastoni a Duda. Insomma, se ci fosse davvero un complotto, come sostengono tanti tifosi bianconeri, sarebbe stato quanto meno strano che la stessa persona avesse dato poi all'avversaria dell'Inter una possibilità così grande per pareggiare…

Abbiamo voluto la tecnologia pensando che fosse la panacea di tutti i mali? Ebbene, se alle spalle di questa c'è e ci sarà sempre un uomo, era abbastanza prevedibile pronosticare che sarebbe finita in questo modo. I sospetti, in un paese complottista per antonomasia, si sono solo spostati dall'arbitro in campo a quello dietro il monitor. Non solo in Italia, c'è da dire, perché anche in Inghilterra, Spagna e Germania il campionato non è privo di polemiche. Certo, da noi, questo concetto è davvero esasperato, così come le perdite di tempo, davvero al limite del sopportabile ormai, di ogni squadra in vantaggio. Il tempo effettivo sarà la prossima frontiera?

In campo, intanto, Inter e Juventus proseguono la loro marcia a braccetto sconfiggendo con molta fatica Verona e Salernitana. Passeggia, invece, il Milan che chiude la pratica Empoli in meno di mezz'ora e si stacca dal gruppo che si contenderà, presumibilmente, il quarto posto.

Roma e Atalanta pareggiano 1 a 1 nel posticipo e permettono alla Lazio di rientrare, grazie alla vittoria di Udine. Molto bene il Torino che affossa un Napoli che non riesce a ritrovarsi. Quella dei partenopei è una storia molto simile a quanto avvenuto al Leicester qualche anno fa, nel 2017, o all'Inter in Champions, nel 2010.

Delle vittorie sensazionali frutto di circostanze totalmente irripetibili. Non essere riusciti ad analizzarla al meglio è una grande colpa di De Laurentiis, ma chi, al suo posto, non avrebbe fatto lo stesso? In fondo, sia Mourinho allora che Spalletti pochi mesi fa, sono stati gli unici a comprendere la portata della loro impresa, uscendo da storici vincitori, la cui gloria postuma è ancora più grande di quella vissuta nel momento del successo.

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