Dalla Brianza alla Germania: l’ombra di Pier Silvio Berlusconi agita Berlino
Pier Silvio Berlusconi ricevuto a Berlino per discutere l’acquisizione di ProSiebenSat.1. Ma in Germania scatta l’allarme: “Chi c’è dietro?”

Sebbene il protagonista dell’operazione sia il figlio, è inevitabile che il nome Berlusconi risvegli nel mondo tedesco un certo turbamento. Per anni, la stampa tedesca ha seguito con attenzione – e spesso con perplessità – la parabola politica e imprenditoriale di Silvio Berlusconi, tra leadership prolungata, scandali giudiziari e relazioni controverse, come quella con Vladimir Putin.
Oggi, l’attenzione si sposta su un nodo cruciale: l’indipendenza editoriale dei media tedeschi.
Le preoccupazioni di Berlino
“Un cambio di proprietà non deve mai intaccare la libertà dell’informazione”, ha dichiarato il commissario per Cultura e Media del governo tedesco, Wolfram Weimer, spiegando la decisione di ricevere Pier Silvio Berlusconi in Cancelleria.
Un messaggio ribadito anche dal presidente del sindacato tedesco dei giornalisti, Mika Beuster, secondo cui da tempo “esiste preoccupazione per l’ingresso nel capitale di ProSiebenSat.1 da parte di un gruppo con forti radici politiche e orientamenti editoriali marcati”.
L’offerta rilanciata
MediaForEurope ha annunciato lunedì l’intenzione di rafforzare la propria presenza azionaria, lanciando una nuova offerta agli investitori. Un’operazione complessa, anche perché il gruppo ceco PPF, che possiede già il 15%, è anch’esso interessato a incrementare il proprio ruolo nella governance.

Pier Silvio Berlusconi ha cercato di rassicurare gli osservatori: “Non vogliamo un controllo totalitario – ha dichiarato – ma una partecipazione che permetta una visione chiara e coerente”. Parole che, al momento, non sembrano aver convinto del tutto Berlino.
Un test per il pluralismo mediatico
Nel frattempo, il governo tedesco continua a monitorare la situazione. Non esistono strumenti normativi immediati per impedire l’operazione, ma il dibattito è aperto e destinato a intensificarsi. L’ingresso di un grande gruppo straniero nel cuore dell’informazione televisiva nazionale riaccende un interrogativo centrale per ogni democrazia: come garantire equilibrio, pluralismo e autonomia nel sistema mediatico in un’epoca di concentrazioni crescenti?
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