Monza e il sogno spezzato: la Serie A sfuma dopo tre stagioni
Tante emozioni e qualche rimpianto per una favola interrotta troppo presto: cosa resta del triennio in massima serie?

Le occasioni perse e i mancati traguardi raggiunti
Nel bilancio finale, ciò che pesa di più non è solo la retrocessione, ma il sapore delle occasioni mancate. La prima, probabilmente, è legata all’entusiasmo del tifo. Nonostante il prestigio della Serie A, lo stadio raramente ha fatto registrare il tutto esaurito. Prezzi alti, soprattutto in tribuna centrale, e una comunicazione distante dai tifosi hanno rallentato l’esplosione di una vera passione popolare.
Un altro grande rimpianto? L’Europa. Dopo due stagioni straordinarie, in cui il Monza ha saputo stupire con gioco e risultati, mancava solo un salto decisivo per entrare nel calcio internazionale. Quel sogno, voluto da Silvio Berlusconi, è rimasto tale. Né è arrivato mai quel grande bomber che avrebbe potuto cambiare le sorti del campionato. Nonostante tanti nomi accostati alla squadra – da Dybala a Icardi – l’attaccante simbolo non si è mai visto.

Il vivaio silenzioso e lo stadio incompleto
Nel triennio in Serie A, un’altra grande assenza è stata quella dei giovani cresciuti in casa. La tradizione del settore giovanile brianzolo è sempre stata solida, ma nessun vero talento locale ha trovato spazio stabile in prima squadra. Nemmeno un erede diretto di capitan Pessina, l’unico vero simbolo del Monza moderno, è riuscito a emergere.
E poi c’è lo stadio. L’U-Power Stadium, trasformato grazie agli investimenti Fininvest, è oggi un impianto moderno e accogliente. Ma tre quarti delle tribune restano ancora senza copertura, e la sensazione di “lavori in corso” ha accompagnato tutta l’avventura in Serie A. Un dettaglio che, nel tempo, ha pesato sull’identità e sull’immagine del club.
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Alessandro Sangalli