x

x

Quando la Ternana arriva a Monza cuore e mente di chi scrive hanno sempre un sobbalzo e volano nostalgicamente indietro di oltre quarant’anni. Due campionati diversi (1976-77 e 1977-78), dieci mesi tra le due partite (24 aprile 1977 e 26 febbraio 1978), stesso risultato (Monza-Ternana 2-0). Soprattutto stesso protagonista biancorosso. Un gigante. Non certo di statura. Il capitano che ho amato di più insieme a Fulvio Saini: Gigi Sanseverino.

Uno dei miei primi nitidi ricordi al Sada è il suo gol al Venezia nel marzo del ’74: assist al bacio di uno scatenato Antonelli e lui che disegna traiettoria imparabile a fil di traversa. Intorno a me esultanza di signori grandi (qualcuno anche grosso) mentre i compagni grandi (non grossi perché i calciatori non potevano essere grossi) sommergevano di abbracci l’autore della rete. Piccolo io, piccolo lui. Da allora Gigino divenne l’idolo di un bambino che non aveva ancora 10 anni. Io crescevo, lui no. Ma lui segnava. Oh, se segnava. Furbo, rapido, svelto. Una sentenza. Nel campionato della Promozione dei record ne fece 13. E quando il mercato di novembre gli mise a fianco Ariedo Braida (al posto dell’inguardabile Peressin) nacque la coppia perfetta: il classico centravanti dal fisico potente ed attrezzato alla guerra in area di rigore abbinato alla punta agile, rapida, frizzante, pronta ad inserirsi negli spazi. Un’ala destra (Tosetto) praticamente immarcabile fece esplodere la macchina da gol del Monza più bello di tutti i tempi. Ed il saltò di categoria mica cambiò la dolcissima musica biancorossa. Anzi addirittura la sublimò. Gigino andò in doppia cifra anche in Serie B e a me veniva la pelle d’oca quando alla radio o in televisione sentivo dire “capitan Sanseverino”.

Proprio nella stagione 1976-77 il primo incrocio con la Ternana. Luminoso pomeriggio di primavera, Sada gremito, Monza capolista, Ternana penultima. Col mio compagno di banco Cesare ci sistemiamo nel fossetto dietro la porta dalla parte della nostra scuola media. I ragazzi di Magni dominano in lungo ed in largo ma si imbattono in un portiere – il rossoverde De Luca – insuperabile. Il giorno dopo i giornali racconteranno di almeno dieci interventi prodigiosi dell’estremo difensore ospite. Che si arrende solo ad una invenzione di Antonelli al minuto 84. Poi – minuto 89 – il lampo di Gigino (che la settimana prima ne aveva fatti due al Palermo): cross calibrato di Buriani, guizzo felino, anticipo sull’avversario con grande tempismo in fase di stacco, torsione perfetta del busto, impatto da manuale della testa con la sfera, angolino basso alla destra di De Luca. Che da terra sembrò guardare me e Cesare proprio dietro di lui ed allargò sconsolato le mani “come facevo a prendere questa ?”. Venne la delusione di Modena. Quel pomeriggio io piangevo e immaginavo che anche Gigino piangesse. Cappelletti, Vitali e Magni rifondarono la squadra. Sanseverino perse i suoi riferimenti (Braida e Tosetto) e l’arrivo di una punta – Massimo Silva – con parecchie caratteristiche (soprattutto la bassa statura) simili alle sue gli costò il posto. Anche se segnò alla solita Ternana nell’illusorio girone di Coppa Italia. L’avvio di campionato fu terribile (5 partite, 1 punto), giunsero rinforzi fondamentali (Felice Pulici, Duino Gorin, Giovanni Lorini) e mister Magni accantonò il tandem Cantarutti-Silva per dare sempre più spazio al piccolo grande scugnizzo ormai brianzolo d’adozione. Per ‘Sanse’ iniziò il periodo del lavoro sporco che lui faceva (e Silva concretizzava) violentando le proprie attitudini nel nome di un grande senso di appartenenza e di attaccamento ai colori bellissimi.

Poi arrivò il 26 febbraio 1978. Fredda e piovosa domenica invernale, Sada ridotto ad acquitrino. Ternana vice capolista e Monza nel gruppone (dieci squadre, rossoverdi compresi, in due punti) alle spalle dell’imprendibile Ascoli. La partita sarebbe da rinviare ma il genovese Pieri decide di far giocare. Le manie di protagonismo dell’arbitro non si fermano certo qui e – suo malgrado – a pagarne le conseguenze è il capitano del Monza che si vede negare un clamoroso calcio di rigore. I biancorossi attaccano con veemenza ma non sfondano, la pioggia aumenta. Minuto 69: calcio di punizione all’altezza della bandierina del corner. Blangero mette in mezzo, Silva corregge di testa nella zona tra l’area piccola ed il dischetto, Gigino è una farfalla nel pantano: stoppa col destro ed al volo di sinistro insacca vanificando per una frazione di secondo l’intervento su di lui di stopper e libero ospiti. Un capolavoro. Ho i brividi ancor oggi nel ricordare l’esultanza liberatoria di quel piccolo omino interamente coperto di fango sotto la tribuna in estasi. Fu l’unico gol in quel suo ultimo campionato a Monza. In estate passò al Novara. L’ho calcisticamente amato così tanto che l’anno successivo tutti i lunedì mattina correvo in edicola per comprare la Gazzetta dello Sport e fiondarmi sulla pagina dedicata alla Serie C per leggere l’articolo della sua partita. Confesso che mi piacerebbe davvero tanto conoscerlo ed abbracciarlo. Da quel marzo del ’74 io sono un po’ cresciuto e forse lui no. Ma lui resterà sempre il piccolo grande capitano del mio Monza più forte, più dolce, più romantico.

Fiorenzo Dosso