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Franco Girardelli vive per l’hockey da oltre cinquant’anni. Indossava i pattini ogni giorno, fin dall’età di sei anni e mai una pausa. Ora, da febbraio, la pandemia ha obbligato ad uno stop forzato l’intera attività. Come sono trascorsi questi mesi? Per la prima volta nella mia vita - esordisce Cirio - lo sport è sceso in secondo piano. Abbiamo avuto ben altro da pensare in questi mesi e, forse come non mai, abbiamo compreso che al primo posto c’è la salute. Tutto il resto viene dopo”. Un pensiero che il Teamservicecar Monza ha fatto suo fin da subito “Siamo stati i primi a fermarci e, purtroppo, a ruota hanno dovuto seguirci tutti. Abbiamo vissuto tra mille incertezze, ma quello che più mi ha infastidito è che abbiamo dovuto ridimensionarci in uno stato di totale precarietà. Come club abbiamo cercato di ponderare bene le nostre scelte e valutare le decisioni da prendere, rinunciando a malincuore agli stranieri per proseguire con una linea ancor più giovane”.

Un progetto che prosegue con un gruppo solido

Quello che inizierà l’11 ottobre con la trasferta di Trissino sarà il quarto anno del “progetto giovani”, che forse non ha portato a risultati da circoletto rosso, ma che trova ampia coerenza nelle scelte del Teamservicecar “Abbiamo deciso da tempo di puntare solamente sui giovani, cercando parallelamente di curare nel miglior modo possibile il settore giovanile dove, per la prima volta, copriamo tutte le categorie. È un progetto a lungo corso: vedremo tra qualche anno se avremo ragione oppure no. Noi non abbiamo fretta, non c’è pressione, abbiamo una linea precisa, chiara e onesta e in cambio dai giocatori pretendiamo il massimo impegno e la massima serietà”. Il settore giovanile dell’HRC Monza è lievitato in termini numerici (oggi conta quasi 70 ragazzi tesserati, una cifra che a Monza non si contava dagli anni ‘90) e qualitativi, con le Under 15 e 13 che prima del lockdown viaggiavano a gonfie vele. Ma c’è un altro aspetto che mostra un volto solido al club biancorossoblu: lo staff, di cui Girardelli va fiero “Sono molto legato ai miei dirigenti e alla mia società, innanzitutto perché è formata interamente da brave persone, che svolgono i loro compiti con grande passione. Oggi è assai difficile gestire un club, ma abbiamo un gruppo che può durare nel tempo, con una base seria, solida e decisamente competente”.

Le scelte dei nuovi giovani

Nei mesi scorsi è stato dato l’addio al trio di stranieri (1), oltre a Schena e Lorenzo Uboldi (2) e al loro posto sono stati scelti quattro ragazzi giovanissimi. Andrea Borgo e Edo Lanaro dal sempre propositivo vivaio breganzese, oltre a Ardit dal Thiene e Brusamarello, che sostituirà Uboldi nel ruolo di vice Zampoli “Le scelte tecniche sono interamente di Colamaria. Con lui ci confrontiamo, ne discutiamo, ma alla fine sono sempre in accordo con il suo pensiero. D’altronde il nostro tecnico è il miglior conoscitore di giovani che abbiamo in Italia e non a caso da un decennio allena le nazionali giovanili”. Nei nuovi giovani c’è anche molta qualità “Crediamo molto in Borgo e Ardit, che sono già pronti per il grande palcoscenico, mentre Lanaro e Brusamarello, a cui si aggiunge il classe 2005 Tognacca, aggregato con il gruppo di A1, avranno modo di formarsi e di imparare. Si metteranno tutti in gioco, ma ho la sensazione di aver creato un buon gruppo”.

Lo zoccolo duro di questa squadra gioca comunque ai massimi livelli da tre campionati, a cui va aggiunta anche l’esperienza di Eurolega: cosa manca per un salto in avanti” “Abbiamo il rammarico di aver rinunciato ad un uomo di esperienza, ma ho grande fiducia in questi ragazzi. Sono giovani che possiedono ampie qualità tecniche: oltre a Zucchetti (classe ’97, il più vecchio), non dimentichiamo che Zampoli, Lazzarotto, Nadini, Galimberti e Ardit componevano mezza nazionale vice campione d’Europa giovanile, finalista con la Spagna nel 2018”.

La passione dei “Bagaj”

Una squadra giovane, che non ha pressione ma che potrebbe faticare ad emergere nel rigido panorama sportivo monzese “Non abbiamo pressione dal tifo perché Monza ha mille interessi. Oggi l’hockey è uno sport conosciuto, ma vive di alti e bassi con enormi difficoltà nell’avvicinare il grande pubblico. Ma è così da quarant’anni, di certo non possiamo rivoluzionare il modo di pensare dei monzesi. La variabile “successo = attirare il pubblico” funziona anche per il calcio: se vinci la gente arriva, ma se non arrivano i risultati è difficile portare a Biassono molti spettatori. Noi però abbiamo tanti tifosi affezionati, i Bagaj che non ci mollano mai e che, per contro, tifano un club che oggi ha acquisito un’immagine di grande serietà”. Un pensiero ad alzare un trofeo, magari un giorno non lontano, Girardelli lo coltiva “Tempo al tempo. Nell’hockey vincere significa spendere tanti soldi: ma quegli anni sono passati e Monza in passato ha già perso due gloriose società. Oggi preferiamo lavorare a testa bassa, partendo dalla base, investendo sul settore giovanile e su un gruppo di atleti molto valido. Ed è per questo che ho grande fiducia nel futuro”.

Paolo Virdi