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Per lui parlano i numeri: nel campionato di serie C 1947/48, in 30 panchine biancorosse, 17 vittorie, 58 gol realizzati, media punti a partita 1,97 (parametrata con i 3 punti per vittoria) e una media di 1,93 gol realizzati a partita gli valgono l’onore di essere, numeri alla mano, il miglior allenatore di sempre del Monza. Il suo nome è Luigi Bonizzoni, soprannominato “Il Cina”. Nato nel 1919 in via Bambaia, vicino a piazzale Loreto, da piccolo gioca a pallone sui campetti di Lambrate, dove un giorno arriva un ragazzino che nota un taglio vagamente orientale dei suoi occhi e gli dice: "Tel chì, el cinès, el Cina". Il ragazzino era un tal Gianni Brera, le loro strade si incroceranno spesso: uno in campo l’altro in tribuna stampa, sino ad essere rispettivamente direttore e segretario di redazione del Guerin Sportivo. La storia di Bonizzoni alla guida del Monza è durata solo una stagione: conseguito il secondo posto in quel campionato 1947/48 alle spalle del Pro Palazzolo, il Monza partecipò agli spareggi fra le seconde classificate dei gironi cedendo il passo all’Asti. Proprio in quei giorni l’attentato a Togliatti, di cui Bonizzoni ricordava: “Il 14 luglio,   vado all' allenamento e non trovo nessuno, tutti restati a casa per paura”. Era il Monza di  Del Signore, A.Redaelli, Passoni, F.Colombo, Beretta, Artesani e del bomber Gaddoni (19 gol in 20 partite…). Luigi Cina Bonizzoni era un nipote d’arte: suo zio Giuseppe fu una colonna della difesa del Milan negli anni ’30 (248 presenze) e lo introdusse nel mondo del calcio rossonero, dove iniziò nelle giovanili, e poi giocò mezzala in varie squadre di B (Legnano, Padova, Cremonese). Ma inizio ad allenare già a 27 anni, per una tonsillite: il dottore gli disse di sudare, e lui inizio ad andare a correre al campo del Magenta, di cui i dirigenti lo convinsero a prendere la panchina, in C. Promossi in B: premio a lui un orologio, ai giocatori una bici. Da allenatore i maggiori successi li ha conseguiti sulla panchina del Milan, dal 1958 al 1960, uno scudetto e un terzo posto. Di quel periodo diceva: “Quella squadra era davvero mica male: Liedholm, Altafini, Grillo, Maldini. Più Schiaffino, e se uno ha Pepe che problemi può avere? E due giovani che lancio io in prima squadra: Trapattoni e Rivera, uno che già a vederlo correre capisci quel che è, anche a 16 anni. Poi qualcosa ce l' avrò messo io, ma in un ambiente societario e tecnico così era facile…”. Quando era a Udine fece esordire un portiere laconico ma dai silenzi sempre eloquenti, goriziano, si chiama Dino Zoff e se lo portò anche a Mantova. Ha allenato varie squadre italiane (10 campionati in serie A anche con Palermo, Como, Atalanta, Verona e Foggia), selezioni nazionali, oltre ad essere stato il primo allenatore della Nazionale italiana cantanti. Smise di allenare nel ’70 quando iniziò  a fare l' osservatore per la Nazionale e l' insegnante a Coverciano. Autore di libri sulla tecnica calcistica, era famoso anche per  le sue battute:   "L' importante nel calcio è capire, ma si capisce sempre dopo". Oppure, "Il punto più alto per un allenatore è capire quando non deve più allenare". Bonizzoni si è spento nel 2012 all’età di 93 anni. Quando non era in giro sui campi di calcio di mezzo mondo trascorreva la sua vita ad Ossona con la sua numerosa famiglia. E’ una delle personalità di cui Ossona è ancora orgogliosa: dopo averne conosciuto la storia lo siamo anche noi del Monza.



Giulio Artesani



per saperne di più:  http://www.magliarossonera.it/protagonisti/All-Bonizzoni.html