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Non mancano i ricordi al Menti. Alcuni dolci, altri amari. Ne proponiamo uno particolarmente significativo di una stagione negativa di 30 anni or sono. Perché in 90’ riassunse ed anticipò (si era solo alla seconda giornata di campionato) i motivi del fallimento di un progetto nato sotto altri auspici.

Serie C1 Girone A 1990-91: fresco di bruciante (ossimoro che ben spiega) retrocessione, il Monza vuol tornare immediatamente tra i cadetti. Giambelli è meno sparagnino del solito in fase di mercato e costruisce una squadra che parte con i favori del pronostico. Anche perché, in piena sintonia con la rivoluzione culturale calcistica dell’epoca, la panca viene affidata ad un giovane allenatore dichiaratamente e ferocemente “sacchiano”: Franco Varrella, romagnolo purosangue come il profeta di Fusignano che sta incantando con il Milan. Reduce da una buona stagione a Brescia in serie B, il tecnico non nasconde le ambizioni e picchia sul tasto dei risultati che devono arrivare attraverso una cifra di gioco qualitativamente ed esteticamente appagante. Propositi lodevolissimi che presto si scontreranno con la realtà. Il Monza debutta al Brianteo e ci vuole una magìa di Robbiati per piegare la matricola Baracca Lugo. Che non solo non sfigura, ma mette già a nudo alcuni limiti biancorossi. Con tanti punti interrogativi si guarda alla prima trasferta come importante banco di prova. Anche perché il Lanerossi Vicenza è avversario tosto. Dopo alcuni tentativi falliti, i veneti vogliono rivedere la cadetteria e si sono affidati in estate all’esperienza ed alla praticità di Giuseppe ‘Pino’ Caramanno, tecnico avvezzo al calcio del sud (Foggia, Palermo, Reggina, Casertana, Catania, Taranto) dove agonismo e garra sono pane sin troppo quotidiano.

Il 23 settembre 1990 al Menti va in scena una partita tra una squadra col coltello fra i denti e l’altra che si smarrisce nella vana ricerca di una superiorità tecnica tutta da dimostrare e – comunque – sterilmente fine a sé stessa. Decide, a metà del primo tempo, un gol di ‘Ciccio’ Artistico. Che qualche anno più tardi vestirà con profitto la maglia del Monza. Gli ospiti avrebbero a disposizione oltre un’ora per rimediare ma costruiranno troppo poco. Emergono preoccupanti falle in un po’ tutti i reparti ed in particolare la greve coppia difensiva centrale Bruno-Chiappino denuncerà sinistre lacune. In sala stampa Varrella, scuro in volto e visibilmente contrariato, farà comunque una disamina lucidissima: “Oggi ha vinto la fame di chi aveva più voglia. Non serve essere migliori tecnicamente se poi ci si specchia narcisisticamente senza mettere sul campo altre armi fondamentali come la determinazione, il carattere, la grinta e la cattiveria agonistica".

Sarà problema costante della stagione biancorossa: pochissimi alti di buon livello tecnico (un roboante 2-5 a Mantova) e molti bassi di disperante carenza caratteriale (su tutti un umiliante 3-0 nel derby di Sesto San Giovanni). Varrella non riuscirà a conciliare pratica ed estetica e verrà esonerato ad una manciata di giornate dal termine col Monza ormai tagliato fuori dalla lotta per la promozione. Significativamente emblematico che a salire in B saranno il Piacenza di Gigi Cagni ed il Venezia di Alberto Zaccheroni. Ovvero la sintesi perfetta di quei due modi di intendere il calcio che – se intelligentemente mixati – producono risultati a tutte le latitudini. L’ultima immagine di quella domenica a Vicenza è scolpita nella memoria: uscendo dalla sala stampa io e Mario Bonati incrociamo Fulvio Saini che sta andando verso il pullman. Il capitano, mimica facciale che dice tutto e una mela addentata nervosamente tra le dita, ci saluta poi – sapendo di potersi fidare – mi batte una mano sulla spalla e: “Non ci siamo, Fiore … Non ci siamo …”

Fiorenzo Dosso