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Marronaro salta il portiere (foto Caprotti)
Marronaro salta il portiere (foto Caprotti)

‘Er puffo’ de Roma che a Monza divenne splendida seconda punta. La ‘Freccia di Prima Porta’ che in Brianza trovò l’ambiente giusto per mettere, davvero, la freccia alla sua carriera. Eppure quando – estate 1982 – la Gazza ed il Cittadino informano che il neopromosso Monza non ha riscattato dal Milan il capocannoniere (19 gol) della Serie C Beppe ‘Mohamed’ Galluzzo siamo in tanti a storcere la bocca. 

Personalmente ero già cotto perso di Pradellone ma la coppia offensiva (31 gol in due) sembrava onestamente molto ben assortita anche a me. Eppure quando apprendiamo dell’arrivo del furetto del Forlì (7 reti nello stesso girone del Monza) in molti ci interroghiamo dubbiosi “strano che la Lazio non se lo tenga …”. Eh si perché Lorenzo Marronaro, classe 1961, nelle giovanili biancoazzurre è nato e cresciuto.  E nel 1980-81, da promessa della Primavera aggregato alla prima squadra, Castagner gli aveva anche regalato 12 gettoni di presenza in Serie B. A credere in lui sono soprattutto il fiuto di Adriano Galliani e la competenza di Ariedo Braida. Lorenzo timbra subito al Sada nella sconfitta con la Cremonese (1-2) e bissa quindici giorni dopo nella prima vittoria stagionale col Foggia (2-0). Poi resta coinvolto nel momento nero che culmina con l’esonero di Jimmy Fontana. Non vi tedierò per l’ennesima volta sull’epopea del Monza di Sor Guido Mazzetti. 

La coppia Pradella-Marronaro diventa esaltante terminale offensivo (12 gol Loris, 11 Lorenzo) di una squadra che nella primavera del 1983 ci riempie di orgoglio. In gradinata centrale dietro di me un tizio sulla cinquantina comincia ben presto a chiamarlo ‘Romolè’: e se in autunno il tono è leggermente sprezzante perché la squadra non ingrana, qualche mese dopo diventa irresistibile mantra benaugurante e celebrativo. Personalmente conserverò per sempre il ricordo del micidiale, angolatissimo diagonale che impedì ai cuginastri del Como di compiere una rapina al Sada (tre legni del Monza, un tiro-un gol di quelli là), il pallonetto diabolicamente vincente all’Arezzo su stratosferico assist aereo di Pradellone e – soprattutto – il clamoroso gol salvezza di Bari (pochi minuti dopo che Mascella aveva parato un rigore a Loseto) con un indimenticabile contropiede innescato da un sapiente tocco di Mitri. 

il gol di Marronaro all'Arezzo (foto Caprotti)

L’estate gli porta via i riferimenti tecnici (Pradella torna inevitabilmente ad Udine) ed umani (Mitri, suo coinquilino, passa inopinatamente alla Cavese), Lorenzo ne soffre un po’. Per fortuna dalla Lazio arriva Marco Saltarelli a portargli un po’ di aria della sua Roma. Ambu ha caratteristiche molto diverse da Pradella e l’amalgama è oggettivamente più complicato. Magni – subentrato a Mazzetti a dicembre – ci si applica con pazienza potendosi basare su un centrocampo di grande spessore quantitativo e qualitativo. Come l’anno prima a Bari sarà ancora una trasferta a consegnare ai posteri le imprese biancorosse di Lorenzo Marronaro. Trieste, 5 febbraio 1984: i padroni di casa – reduci dal clamoroso colpaccio di Palermo (0-3) – sono ai margini della zona promozione e vivono di entusiasmo, il Monza è in serie positiva e viene da due vittorie casalinghe (Palermo e Lecce) consecutive. 

L’estremo alabardato Zinetti pasticcia di brutto su una punizione carica di effetto di Peroncini. Poi – signore e signori – la ribalta è tutta per Lorenzo Il Magnifico: prima sembra … Pradella (che è in tribuna a tifare per gli ex compagni) per l’imperiosità dello stacco di testa vincente su corner di Ronco, poi diventa … Mennea quando, su verticalizzazione di Lorini, mette il turbo e si invola imprendibile fino al diagonale vincente che non lascia scampo al (stavolta) incolpevole portiere triestino. Prodezze ancora gustabili su YouTube: scrivete Triestina-Monza 0-3 e mettetevi comodi in compagnia della nostalgia. Che – assist di Albano – è sempre canaglia. A me ne vennero quintali già solo un paio di anni più tardi quando il Bologna ricostituì la coppia perfetta: in tre stagioni rossoblù – la terza quella della strepitosa promozione griffata Maifredi – Pradella e Marronaro timbrarono la bellezza di 66 volte. Loris e Lorenzo, statene certi, a Monza c’è chi vi avrebbe clonato, vi ricorda e vi ama. Ancora e sempre. 

Fiorenzo Dosso  

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