Quanti paralleli tra Venezia e Monza: tra ex, riscatti dai fallimenti e capitali d’oltreoceano
Prima della sfida al Penzo i due club mostrano curiosi intrecci: i grandi ex, periodi bui superati e nuove proprietà straniere
Il confronto tra due città e due club spesso dà luogo a spunti che vanno oltre il rettangolo di gioco: storie personali che si intrecciano, identità che si ricostruiscono e scelte di proprietà che cambiano l’orizzonte sportivo. Venezia e Monza, pur con radici diverse, offrono esempi speculari di resilienza e trasformazione. Nei prossimi paragrafi mettiamo a fuoco i parallelismi che emergono in vista della partita al Pier Luigi Penzo, con un occhio agli ex, ai passati fallimenti e alle impronte straniere sulle rispettive gestioni.

Gli ex: Stroppa, Antonelli e Marić
Il filo rosso che lega Venezia e Monza passa inevitabilmente attraverso figure chiave che hanno indossato entrambe le maglie, o meglio, hanno guidato e gestito entrambe le realtà. Partiamo dai "grandi ex" ora arancioneroverdi: Giovanni Stroppa, attuale allenatore del Venezia, ha un passato recente proprio a Monza, dove ha conquistato la promozione in Serie A nel 2022 dopo i playoff. Il tecnico cremonese, con il suo 4-3-3 fluido e offensivo, porta con sé ricordi di una cavalcata epica in Brianza, culminata con la vittoria ai rigori contro il Pisa. Accanto a lui, Filippo Antonelli, direttore sportivo del Venezia, è un altro ex monzese doc: ha ricoperto lo stesso ruolo in biancorosso dal 2018 al 2023, contribuendo alla rinascita del club sotto la gestione Berlusconi-Galliani.
Ma il parallelo si inverte con Mirko Marić, l'attaccante croato che rappresenta l'"ex al contrario". Classe 1995, Marić - protagonista contro il Südtirol - è arrivato al Monza nel 2020, diventando un punto fermo dell'attacco biancorosso con le sue doti di finalizzatore (9 il suo numero di maglia). Nel febbraio 2025, però, è passato in prestito al Venezia per il finale di stagione, contribuendo con gol e assist alla causa lagunare.
Questi incroci non sono solo aneddoti: simboleggiano come il calcio italiano sia un intreccio di storie umane, dove ieri nemici diventano alleati e viceversa.
Fallimento e rinascita: la parabola di Venezia e Monza
Entrambe le società hanno vissuto momenti di crisi societaria e ripartenze. Il Venezia ha attraversato diversi rifondazioni nel corso degli anni causate da crack finanziari come quello del 2005, del 2009 e anche del 2015 e, dal nuovo corso, ha puntato su internazionalizzazione e marketing per consolidarsi: basti pensare alle maglie disegnate da stilisti di grido, vendute nei negozi di lusso worldwide.
Il Monza, invece, ha una storia segnata da fallimenti e rifondazioni (passaggi chiave nel 2004 e nel 2015), prima della ripresa guidata dall’ingresso di investitori - prima Silvio Berlusconi, ora BLV - che hanno cambiato l’orizzonte sportivo del club.
Queste rovine e ricostruzioni raccontano di club che si sono rimessi in piedi attraverso scelte societarie radicali e nuovi progetti.
Proprietà straniera: l’impronta americana su entrambe le sponde
Un altro elemento di contatto è la presenza di capitali stranieri con visione globale: il Venezia ha negli ultimi anni avuto una gestione con forti legami internazionali: VFC Newco LLC, presieduta dall'americano Duncan Niederauer, ex CEO della Borsa di New York, mentre il Monza è passato sotto il controllo del già citato fondo statunitense Beckett Layne Ventures, segnando il definitivo ingresso di capitali d’oltreoceano nella gestione biancorossa. L’impatto si vede su strategia commerciale, comunicazione e progetto sportivo.
In un calcio italiano sempre più internazionale, Venezia e Monza rappresentano l'onda americana che investe la Serie B, con ambizioni di crescita sostenibile e appeal oltreconfine.
Curiosità Veneziane: Fondazione in Trattoria e Stadio sull'Acqua
Per chiudere il cerchio, non si può ignorare l'unicità del Venezia, che aggiunge un fascino romantico alla sfida. Il club è nato il 14 dicembre 1907 in una trattoria vicino a Campo San Bortolomio, da un gruppo di appassionati che si riunirono per fondare l'AC Venezia. La prima partita? Un 1-1 contro il Vicenza in un bosco di pini a Sant'Elena, un esordio "verde" che anticipa i colori neroverdi originari (diventati arancioneroverdi dopo la fusione con il Mestre nel 1987).E poi c'è lo stadio Pier Luigi Penzo, il secondo più antico d'Italia dopo quello del Genoa, inaugurato nel 1913 e dedicato a un aviatore della Grande Guerra. Con una capienza di circa 12.000 posti, è unico al mondo: si raggiunge principalmente via barca, navigando la laguna, e ha resistito a trombe d'aria e alluvioni. Immaginate i tifosi monzesi arrivare in vaporetto, mentre i lagunari solcano i canali – un contrasto poetico con il moderno U-Power Stadium di Monza. Queste perle storiche rendono il Venezia non solo una squadra, ma un simbolo di una città eterna.



