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L’Italia oggi saluta una delle sue voci più riconoscibili e longeve. Ornella Vanoni è morta questa notte, lasciando dietro di sé un vuoto enorme e un’eredità artistica che sarà impossibile replicare. Eleganza, ironia, malinconia, leggerezza: la Vanoni è stata tutto questo insieme, riuscendo a parlare a generazioni diversissime tra loro. La sua carriera, iniziata nei primi anni ‘60, attraversa più epoche della musica italiana, sempre con una personalità forte, libera, coerente. Nel giorno dell’addio, la ricordiamo attraverso ciò che l’ha resa eterna: le sue canzoni. Cinque brani che non sono semplici successi, ma veri capitoli di una storia che continuerà ad accompagnarci.

L’appuntamento (1970)

Impossibile non partire da qui. “L’appuntamento” è la canzone che definisce Ornella Vanoni agli occhi (e alle orecchie) del grande pubblico. Una melodia ipnotica, un’atmosfera sospesa, una voce che sembra oscillare tra desiderio e resa. Negli anni è entrata ovunque: film, pubblicità, programmi tv. È il brano che riassume la sua eleganza malinconica, quel modo unico di cantare l’attesa, l’incertezza, l’amore che traballa. È, senza esagerare, un pezzo di storia della musica italiana.

Senza fine (1961)

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Ornella Vanoni

Scritta da Gino Paoli e resa immortale da Ornella, “Senza fine” appartiene a quel ristretto gruppo di canzoni che sembrano non invecchiare mai. Il suo andamento lento e ipnotico, l’interpretazione delicata e intensa allo stesso tempo, hanno trasformato il brano in un classico assoluto. È stato utilizzato in decine di colonne sonore e spot, diventando un ponte tra generazioni. Quando si parla della grande canzone italiana, questa non può mancare.

Una ragione di più (1969)

Questa è la Vanoni adulta, diretta, capace di raccontare la fine di un amore senza melodrammi inutili. Il brano è costruito su un testo lucidissimo, senza filtri, e su un’interpretazione che riesce a essere fragile e forte allo stesso tempo. “Una ragione di più” è una delle sue canzoni più mature: è un pugno nello stomaco elegante, uno di quei pezzi che senti una volta e restano impressi per anni.

La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria (1976)

Negli anni Settanta, Ornella apre la sua parentesi brasiliana insieme a Toquinho e Vinícius de Moraes. Da quella collaborazione nasce un intero repertorio nuovo, colorato, vivo. Questo brano, in particolare, diventa un successo enorme: fresco, raffinato, internazionale. È la prova che la Vanoni sapeva muoversi tra generi diversi senza perdere identità. Anzi, qui la ritrovi più libera che mai, in un mix perfetto tra leggerezza e sensualità musicale.

Rossetto e cioccolato (1995)

Un capitolo più recente della sua carriera, ma altrettanto significativo. Negli anni ’90 Ornella torna con un brano pop, divertito ma elegante, che conquista anche le generazioni più giovani. “Rossetto e cioccolato” è una canzone che dimostra come la Vanoni sapesse reinventarsi senza snaturarsi. È diventata rapidamente un cult, radiofonica e trasversale, una ventata di modernità che ha confermato la sua capacità di restare sempre attuale.

Un’eredità che resterà per sempre

Ornella Vanoni non è stata solo una voce: è stata uno stile, un carattere, un modo di raccontare l’amore e la vita senza filtri, con ironia e delicatezza. Le sue canzoni continueranno a vivere, perché appartengono a tutti. Oggi la salutiamo così: riascoltandola. Perché lei, “senza fine”, non lo è mai stata davvero.