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“Le gambe si allacciano, gli sguardi si fondono, i corpi si amalgamano e si lasciano incantare. Il tango è un grande abbraccio magico dal quale è difficile liberarsi”, scriveva il poeta argentino Jorge Louis Borges
Perché il calcio, esattamente come il tango, sfodera un'anima passionale e insieme malinconica.

Passione, come quella incommensurabile della Curva Davide Pieri e dei tifosi brianzoli, gli unici a tenere fede al patto d'amore con il Monza, i soli a sventolare con fierezza e orgoglio le bandiere biancorosse. Senza dimenticare che proprietà, società, allenatori, giocatori vanno, ma il Monza resta e vive esclusivamente nel cuore dei suoi supporter.

Malinconia, come quella rivelata al triplice fischio di Milan-Monza, l'ultima danza dei brianzoli in A, fra rimpianti e delusioni ma con la mente a rievocare quel viaggio romantico iniziato il 29 maggio 2022 a Pisa e proseguito nel biennio successivo sotto la guida tecnica di Raffaele Palladino. 

Al Meazza il cerchio si chiude, i pensieri si confondono, la nostalgia entra in contatto con la realtà e restituisce un sapore dolceamaro, con il sogno del Presidente Berlusconi spento dalle luci di San Siro nella sua partita "simbolo", il derby di Villa San Martino tra rossoneri e biancorossi. 
Anni meravigliosi, che nessuno potrà mai cancellare. 
Anni che resteranno impressi nella memoria del popolo brianzolo. Anni che, al terzo giro di giostra, culminano con una dolorosa retrocessione in cadetteria. 

In un'atmosfera surreale, tra contestazioni dei tifosi del Diavolo e uno stadio svuotato, il Monza incassa l'ennesima sconfitta e perde 2-0 contro il Milan. 
Match spettrale e, al contempo, liberatorio, la pietra tombale di una stagione disastrosa e osmotica per entrambe le squadre, con intensità limitata, ritmi blandi e countdown frenetico verso il 90'.

Accade tutto in 10 minuti, dal 64' al 74', con il gol di Gabbia a spezzare l'equilibrio e il raddoppio di Joao Felix ad archiviare la pratica.

Un risultato che matura nella ripresa, con due situazioni di palla inattiva, calcio d'angolo e punizione dal limite dell'area, a determinare in definitivo 2-0.

Nel primo tempo la squadra di Nesta gioca con ordine ed equilibrio, salvo poi sciogliersi nella seconda frazione esattamente come successo a marzo contro l'Inter.

milan monza 2-0
L'ultimo 11 titolare del Monza in Serie A

Una retrocessione figlia degli errori

Il coach di football americano Paul Eugene Brown sosteneva che “di solito vince la squadra che commette meno errori in una partita”. Una frase che, applicata al calcio, abbraccia il pensiero di Johan Cruijff e rimarca una verità sacrosanta. 
Chi sbaglia meno vince e chi sbaglia di più perde. Nella stagione del Monza gli errori hanno giocato un ruolo fondamentale, con scelte fallibili ad ogni livello, dal vertice alla base della piramide, a soffocare gara dopo gara le probabilità di salvezza.

Una lotta mai veramente consumata con le dirette concorrenti, con la convinzione di poter raggiungere l'obiettivo attraverso un gioco equilibrato ma una poca predisposizione a sporcarsi davvero le mani, scivolando ripetutamente sulle difficoltà e faticando a svoltare sul piano psicologico.

La testa non è un semplice fattore, ma il fattore chiave che stabilisce una mentalità e incide fortemente sulle componenti tecniche, tattiche e comportamentali. 
Per tutto l'arco del campionato il Monza ha mostrato una mancanza di attitudine alla reazione, pagando le strategie avversarie e palesando un'incapacità cronica nel conquistare i 3 punti.

Un'annata cominciata male e proseguita peggio, figlia di decisioni poco azzeccate, un mercato rovinoso e una desistenza troppo avventata.

Ufficialmente è arrivata con tre giornate d'anticipo, ufficiosamente era nell'aria da gennaio: una retrocessione drammatica, incamerata a fine girone d'andata ma conseguita aritmeticamente a maggio contro l'Atalanta. 

18 lunghezze in classifica in 38 gare, record negativo di punti in Serie A evitato e una lunga fila di croci portate sulle spalle, con tanti addii a rendere il futuro una vera e propria incognita.

Alessandro Nesta saluta il Monza e lo fa con stile e onestà, confessando la sua scelta al termine di Milan-Monza e ringraziando proprietà e società per l'opportunità ricevuta.
La sua prima esperienza in A si conclude non come previsto all'inizio, tra mille complessità e un distacco inevitabile col passare del tempo.

Fine prestiti, contratti in scadenza, una rosa da ricostruire, un nuovo allenatore da ingaggiare e un obiettivo da raggiungere: il Monza sa che non può più steccare e la “necessità economica e sportiva” di risalire in massima serie, come dichiarato da Galliani, impone una pianificazione adeguata e corretta.

“Proveremo a tornare in A”, ha annunciato l'AD del Monza nei giorni scorsi, manifestando l'intenzione e, quindi il desiderio, di raggiungere lo scopo. “Proveremo” e non “torneremo”: una sottile sfumatura semantica che la dice lunga sull'avvenire del club; una promessa che, in quanto tale, contempla anche la possibilità di non riuscita e non la ferma volontà, e quindi la fissazione impellente, di compiere azioni per perseguire il proprio fine.

Troppi interrogativi, tante perplessità e un quadro al momento indefinibile: con trattative all'orizzonte e un potenziale cambio di proprietà diventa impossibile programmare e ancor più difficile farlo in certe condizioni. Ma l'impegno preso, al netto di eventuali “aggiornamenti”, impone di lavorare subito in vista della prossima stagione, con la Serie B da affrontare al meglio e una rosa competitiva da allestire, giusto connubio fra veterani (in attesa di conferma) e giovani talenti. E con un allenatore che sappia valorizzare le risorse a disposizione, adattando la propria visione di calcio ai calciatori (e non viceversa).

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Keita Baldé in azione a San Siro in Milan-Monza

Sognando un nuovo 29 maggio

“I sogni sono la nostra mappa per navigare nell’incertezza”.
La poetica di Roberto Vecchioni è scandita dall'incedere dei sogni, linfa vitale che consente alle persone di restare vive, un atto rivoluzionario puro e coraggioso per resistere alla realtà.

Perché, come sottolinea “Il Professore”, “la realtà senza sogni è solo una grande tristezza ben organizzata”.

Dopo tre stagioni in Serie A il Monza torna in cadetteria, con un velo di amarezza ma la voglia di rialzare subito la testa. Ora è necessario azzerare le scorie e ripartire con un nuovo spirito, più positivo e combattivo, riscoprendo l'attitudine a battagliare su ogni campo, fino alla fine, e aggiungendo grinta, sacrificio e tanto coraggio. 

Walt Disney diceva che "se puoi sognarlo, puoi farlo". 
La B è una certezza, la storia invece è tutta da (ri)scrivere. 
Con una debacle da riscattare e un altro sogno da coltivare, in onore di colui che ha realizzato ciò che, in oltre un secolo di Monza, sembrava utopia: Silvio Berlusconi. 

A cura di Andrea Rurali