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L'impressionante muro di folla del Fila mentre Soldan salva il Toro
L'impressionante muro di folla del Fila mentre Soldan salva il Toro

Avrei potuto raccontare del 4-0 del gennaio 1990 quando un devastante Luis Muller (due gol ed un assist) fece a fette i bagaj di Frosio, quando restai per la prima volta letteralmente folgorato dallo splendore della Curva Maratona e quando un noto corrispondente torinese di una nota testata giornalistica sportiva trattò noi, poveri cronisti monzesi, con indicibile arroganza poco prima che mister Fascetti spendesse invece parole dolci e bellissime per capitan Saini. Avrei potuto raccontare del pirotecnico 3-3 dell’aprile 1999 quando il triplo vantaggio (doppietta di Topic e gol di Cristiano) non bastò perché l’accoppiata Ferrante-… Paparesta (due rigori ai granata – uno netto, uno omaggiato – e l’espulsione di Cristiano) portò alla clamorosa remuntada dei ragazzi di Mondonico. Ed invece ho preferito il romanticismo della prima volta del Monza ospite del Toro. Ospite, e questo è il motivo principale della scelta, soprattutto di quello stadio grondante di leggenda che era il Filadelfia. Il ‘Fila’ come è e sarà sempre per chi (noi tra quelli) confida nella eterna magia dei luoghi dove abbiamo conosciuto la felicità. Il Filadelfia era stato la casa del Grande Torino, che dal 4 maggio 1949 “continua ad essere in trasferta” perché – pennellata da fuoriclasse assoluto di Indro Montanelli – “gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede”.  Per un decennio gli eredi della squadra che si arrese solo al destino garantirono una dignitosa sopravvivenza nella massima serie fino alla disgraziata stagione 1958-59, quella della retrocessione in B, quella in cui il Toro si era trasferito definitivamente al Comunale. La scaramanzia nel calcio esula da contesti geografici ed ecco che – a furor di popolo granata – il ritorno al ‘Fila’ venne preteso come condicio sine qua non per l’immediata risalita. E così fu. Il Monza aveva alle spalle già otto campionati cadetti e pure un paio di sogni promozione a lungo cullati e purtroppo svaniti. Eppure quel pomeriggio i ragazzi biancorossi avvertivano brividi particolari, sensazioni indescrivibili: per la prima volta nella storia della società calcavano un terreno di gioco che non era come gli altri. Che non poteva essere come gli altri. Perché testimone diretto del mito degli ‘Invincibili’, perché custode dei segreti di campioni che erano stati i loro idoli. L’emozione pesò eccome sugli ospiti che disputarono comunque una bella gara creando parecchi pericoli sventati dall’ottimo Soldan ed arrendendosi solo ad un gol di Mazzero sugli sviluppi di un mezzo pasticcio del pacchetto arretrato della squadra di Kossovel. 

A fine stagione il Toro – con qualche sofferenza di troppo nell’ultimo mese – centrò il ritorno in Serie A mentre il Monza si salvò nello spareggio a tre con Taranto e Venezia spesso citato nei ricordi di Adriano Galliani. Ancora un paio di doverose citazioni di quell’indimenticabile pomeriggio: il duello rusticano, maschio, tosto, sanguigno tra capitan Copreni e Pecos Bill Virgili che infiammò gli animi e l’ottima prova del giovane numero 10 dei padroni di casa, Giorgio Ferrini, la Diga, 566 presenze in 16 anni di fedeltà assoluta all’amatissima causa granata. Che la partita fosse un autentico evento lo testimonia il fatto che Il Cittadino spedì al Fila due califfi del giornalismo monzese: Angelo Corbetta e Giovanni Fossati. Il primo, in un pezzo di spalla da leggere e rileggere per quanto pieno di spunti mirabilmente trattati, esaltò la torcida granata con parole da pelle d’oca “Dal magnifico pubblico torinese, ammettiamolo onestamente, i tifosi biancorossi hanno subito una lezione assai più severa di quella cui sarebbero sottostati i giocatori monzesi … “. Il secondo, nella cronaca, ribadì il concetto con la sua inconfondibile vis polemica “Se non fosse stato per il clamoroso incitamento dei 15.000 spettatori (al cospetto del ribollente stadio di Via Filadelfia, fatte le debite proporzioni, il San Gregorio risulta soltanto un luogo di ritrovo per sordomuti), con ogni probabilità il Torino non sarebbe riuscito a scardinare la difesa monzese …”.  Mi piace pensare ad Angelo e Giovanni sulla strada del ritorno: contenti ed orgogliosi della prestazione del loro Monza, delusi dal risultato, rammaricati per le occasioni sprecate (clamorosa quella di Gagliardi) e profondamente ammirati dal tifo e dalla passione della gente granata. Che aveva ancora negli occhi, nella mente e - soprattutto - nel cuore l’epopea di quella formazione troppo meravigliosa per invecchiare e fermata per sempre a Superga nel culmine della sua bellezza.

Domenica 21 febbraio 1960. Torino, Stadio Filadelfia

TORINO-MONZA 1-0 (0-0)

MARCATORE: Mazzero (T) al 13’ st

TORINO: Soldan, Grava, Scesa, Bonifaci, Ferrario, Pellis, Crippa, Mazzero, Virgili, Ferrini, Santelli. All.: Senkey

MONZA: Breviglieri, Copreni, Adorni, Fraschini, Riva, Frascoli, Mattavelli, Redegalli, Gagliardi, Maestri, Carminati. All.: Kossovel

ARBITRO: De Robbio di Torre Annunziata

Spettatori 15.000 circa 

Fiorenzo Dosso